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giovedì, Marzo 28, 2024
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Emergenza Coronavirus. Il 15 novembre si decide se chiudere tutto o meno. Verso il lockdown nazionale.

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Emergenza Covid-19. Il prossimo 15 novembre si deciderà se chiudere di nuovo tutta l’Italia o proseguire con la “colorazione” delle Regioni. Ma già si prevede nuovo lockdown.

Il Governo Conte è ad un bivio. I Medici premono per il lockdown generale, la popolazione protesta, ma i dati non sono confortevoli. I contagi aumentano giorno per giorno e con essi i ricoveri nelle terapie intensive, come pure i decessi per Covid-19 e le code all’esterno dei Pronto Soccorso degli ospedali.

Sono tutti elementi che non fanno presagire un fine autunno e un inverno facili dal punto di vista epidemiologico.

In più si aggiungono ai Medici gli Infermieri che attraverso i social dalla fine dell’estate stanno chiedendo di chiudere tutto e di evitare che il Sistema Sanitario Nazionale imploda su sé stesso.

L’esecutivo vuole fare di tutto per evitare una nuova serrata in tutto il Paese, ma, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, la preoccupazione tra i membri del governo cresce ogni giorno sempre di più, motivo per cui si ragiona su misure ancora più stringenti, come la chiusura dei ristoranti il sabato e la domenica a pranzo e la sospensione di alcune attività commerciali che hanno ottenuto deroghe nelle zone rosse, da attuare prima di essere costretti a chiudere di nuovo il Paese.

Il lockdown, dunque, viene considerato ancora evitabile, ma non si può nemmeno più escludere, ecco perché è stata fissata una sorta di data X entro la quale l’esecutivo dovrà decidere il da farsi.

15 novembre spartiacque.

Ovviamente è sotto osservazione la data del 15 novembre, uno spartiacque che stabilirà se chiudere tutto o tenere aperti alcuni settori. La stretta costerà molto all’Italia e agli italiani, soprattutto dal punto di vista occupazionale, sanitario ed economico, ma non vi è alternativa.

Entro il 15 novembre, dicevamo, sarà possibile stabilire l’efficacia delle misure anti-Covid imposte nell’ultimo Dpcm, che ha diviso l’Italia in tre aree di rischio.

Se entro tale data la curva epidemiologica non avrà invertito la rotta, allora tutte le Regioni diventeranno zona rossa.

E non è tutto. Il premier Giuseppe Conte e il suo Governo sono preoccupati per la situazione in cui versano gli ospedali italiani, quelli pubblici e quelli privati. Allo stesso modo la situazione sta diventando imbarazzante nelle RSA e nelle ASP.

A ciò si deve aggiungere la mancanza ormai totale di Infermieri e di Medici (e con essi di OSS, Ostetriche e altre Professioni Sanitarie), che stiamo cercando addirittura di importare dall’estero, ma senza successo fattibile finora.

Ultimo scoglio, i dati peggiorano.

L’ultimo report settimanale degli esperti individua nella metà di novembre l’ultima scadenza per l’inizio della decrescita.

Qualche giorno fa si diceva che “la percentuale tra tamponi e positivi segna 17,2 %, in rialzo rispetto al 16,1% di ieri (6 novembre n.d.r.), ma in linea con quanto previsto dalle nostre curve da cui si attende un inizio di crescita più debole (ma sempre crescita) entro il 9 novembre. Dal 15 novembre ci potrebbe essere la vera decrescita laddove si verificassero gli effetti benefici degli ultimi Dpcm”.

Se questo non dovesse accadere, però, la strada del lockdownsarebbe pressoché obbligata: “Per poter ottenere un più efficace appiattimento della curva globale dei contagi è assolutamente opportuno implementare nuove misure che possano sovrapporsi ai primi effetti positivi dei recenti provvedimenti”.

Le intenzioni ordierne del Govento e dell’Istituo Superio di Sanità.

‘L’incidenza è alta: 524 casi per 100mila abitanti nel periodo di sorveglianza che raccoglie dati di qualche giorno fa. Ci sono differenze tra regioni ma il nostro paese eccede largamente soglia fissata a livello Ue’. Lo ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa organizzata al ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia. Lo riferisce l’Ansa.

‘La curva per la resilienza cioè impatto sui servizi sanitari sta crescendo e ci si avvicina a soglie di valori critici, in relazione al bisogno di rispondere ai bisogni di salute’, ha proseguito Brusaferro, sottolineando che ‘la circolazione del virus e’ cresciuta in modo molto significativo in tutta Europa. Il nostro paese eccede la soglia prevista da dati. L’ Italia e’ molto ricca di casi e la crescita e’ molto significativa, superiore ai 100 casi per 100mila abitanti. Le terapie intensive e i ricoveri in area medica mostrano una curva che cresce rapidamente vicino a soglie critiche’.

‘Oggi ci troviamo in una situazione di rischio alto con necessità di misure di mitigazione, cioè misure sociali per rallentare il virus. Fondamentali i comportamenti’, ha proseguito Brusaferro. ‘Il flusso di indicatori è condiviso con le regioni, Iss e ministero, viene poi assemblato e analizzato. Quindi è un percorso articolato ma che garantisce momenti di validazione e condivisione’. L’Italia ‘è un Paese a scenario 3’ – ha spiegato – ‘Siamo a un Rt di 1.7, con un intervallo di confidenza di 1.5’. Un rt che ‘ha mostrato un rallentamento nella sua crescita ma per ridurre i casi dobbiamo portare l’Rt sotto 1. Tutte le regioni sono sopra Rt 1, in alcuni casi a 2, ha affermato ancora Brusaferro. ‘Tutti i sistemi vanno bene ma la battaglia per riportare l’epidemia ad una dimensione sostenibile passano soprattutto dai comportamenti quotidiani di ognuno: mascherine, igiene e distanze sono la chiave di lettura per riportare la curva a dimensione contenuta’.

“Riteniamo validi i dati della Campania ma approfondimenti sono in atto per cogliere aspetti che potrebbero completare una analisi che è in corso”, ha precisato inoltre Brusaferro, aggiungendo che “sulla base dell’ultimo monitoraggio ci sono 4 regioni che vanno verso rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive. In precedenza era stato sottolineato che 2 regioni hanno una occupazione dei posti letto sopra il 30%, 2 al 29%.

‘L’indice Rt appare stabile, quindi l’accelerazione marcata è venuta meno e c’è decelerazione, frutto delle misure poste in essere. Ciò va letto in modo positivo e ci auguriamo e ci aspettiamo con il trascorrere dei giorni che i dati possano ulteriormente migliorare’. Lo ha affermato il presidente del Consiglio superiore di sanita’ Franco Locatelli alla conferenza stampa organizzata al ministero della Salute. Il vaccino Pfizer – ha aggiunto – “già nella fase preclinica aveva dato riscontri positivi in termini di immunità sterilizzante, che previene infezione, e l’immunità da malattia, cioè in termini di capacità di proteggere dalla malattia vera e propria”.

“C’è uno sforzo per cercare di dotare capillarmente il territorio nazionale di saturimetri, che devono diventare una sorta di secondo termometro per seguire il monitoraggio dei soggetti infettati che sono a domicilio e in questo contesto il ruolo dei medici di famiglia è fondamentale”, ha detto Locatelli, riferendo che ‘su richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza è stato appena finalizzato un documento di supporto per i medici di medicina generale che fornisce loro degli orientamenti, e ci sono delle riflessioni sull’opportunità di intraprendere particolari trattamenti farmacologici a seconda delle tipologie di pazienti’. Il documento “è al vaglio del ministro e verrà condiviso con la Fnomceo e interlocutori medici”.

‘La curva sta deflettendo perché sta aumentando meno delle scorse settimane, ma ci vuole prudenza- ha affermato il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza – Ancora si riesce a far fronte nelle terapie intensive anche se in due regioni c’è gia’ sovraccarico. L’epidemia è generalizzata e quindi spostare i malati tra le regioni ora è piu difficile’. “Vanno computati anche i test antigenici oltre a quelli molecolari, per questo stiamo adattando le modalità di raccolta dati per non falsare il trend”, ha aggiunto Rezza.

Un vero inferno insomma, che non può scongiurare qualcosa di ormai imminente.

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