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Coronavirus. Si va dritti verso il lock-down. Le regioni pronte a chiudere per salvare l’Italia.

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I circa 15200 casi di Coronavirus di ieri stanno spingendo le regioni verso un nuovo lock-down. Pronte a chiudere gli spostamenti non motivati. È solo il preludio alla serrata generale.

Ormai ci siamo, se non sarà loco-down generale ci troveremo presto di fronte a forte limitazioni degli spostamenti tra le regioni. La pacchia è finita e il rischio infezioni da Coronavirus è talmente elevato che Governo e Regioni (e comuni) non possono più far finta di nulla.

Si va dritti spediti verso una stressa non dissimile da quella della scorsa primavera. E’ l’unico modo per ridurre i contagi e diminuire gli accessi agli ospedali e i ricoveri nelle Terapie Intensive.

Dopo la Lombardia e la Campania, coprifuoco anche nel Lazio. Lo annuncia l’Ansa.

In Lombardia scatta dalle 23 alle 5 a partire da giovedì 22 ottobre, consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o d’urgenza ovvero per motivi di salute, in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, dimora o residenza e autodichiarazione per certificare gli spostamenti: sono le misure contenute nell’ordinanza emanata oggi in Lombardia e firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal presidente della Regione, Attilio Fontana valida fino al 13 novembre 2020.

Sono oltre 4000  i nuovi positivi registrati oggi in Lombardia, a fronte di circa 36 mila tamponi eseguiti. Sono numeri record per la regione che portano il rapporto tamponi/positivi circa all’11%, rispetto al 9,3% di ieri. Dei nuovi positivi circa 300 sono ricoverati in reparti covid e un decina in più sono i pazienti in terapia intensiva. Il precedente record di casi positivi era del 21 marzo scorso con 3251 positivi ma un numero di tamponi molto più contenuto.

In forte crescita i contagi a Milano e, soprattutto, nella provincia di Monza e Brianza, dove i casi sono passati dai 123 di ieri ai 671 di oggi. Dei 4.125 nuovi positivi in Lombardia, con 36.416 tamponi effettuati, quasi la metà arriva dalla città metropolitana di Milano, dove ci sono 1.858 casi, di cui 753 a Milano città. Sono 20 i decessi per un totale di 17.123 morti in regione dall’inizio della pandemia. In forte crescita i ricoveri non in terapia intensiva (+253, per un totale di 1.521), in aumento anche i ricoveri in terapia intensiva (+11, 134). Oltre a Milano e Monza e Brianza, restano alti i contagi nelle province di Varese (287) e Pavia (242) e tornano a salire anche in quelle di Brescia (196) e Bergamo (112).

“Noi siamo qua per cercare di trovare delle soluzioni, perché se la pandemia si scatena in una grande città l’effetto è dirompente“. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ai microfoni di Radio Deejay parlando dell’aumento dei casi in città e provincia. “Questo per dire che la situazione è oggettivamente grave e io non posso stare qua a girarmi dall’altra parte, bisogna fare le cose con buonsenso”, ha concluso.

“Le strutture sanitarie temporanee allestite nei padiglioni della Fiera di Milano e di Bergamo riaprono nei prossimi giorni e garantiranno al sistema lombardo i primi 201 posti lettoaggiuntivi di cure intensive, che saranno gradualmente occupati”. Lo annuncia in una nota il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, al termine della riunione della Giunta che ha varato uno specifico provvedimento in materia, proposto dall’assessore al Welfare, Giulio Gallera.

In Lombardia inoltre c’è “seria preoccupazione” da parte dei vertici degli uffici giudiziari milanesi per l’aumento di casi di positività al Covid nel Palazzo di Giustizia. Un altro pm e’ risultato positivo, il sesto nel giro di pochi giorni, mentre diversi altri casi si segnalano nel Palagiustizia e anche negli uffici del giudice di pace una funzionaria è risultata positiva. I vertici stanno studiando il da farsi, anche perché mancano norme di riferimento che consentano loro di intervenire in modo diretto sulla situazione.

Firmata l’ordinanza per la Regione Lazio. Blocco della circolazione dalle 24 alle 5 da venerdì prossimo mentre le disposizione sulla Dad alle superiori e all’Università scatteranno da lunedì prossimo.  L’ordinanza prevede anche un aumento di posti Covid per arrivare ad un numero di 2913 e di questi 552 da dedicare alla terapia intensiva. Inoltre è prevista una manifestazione di interesse per individuare strutture private per effettuare 5000 tamponi al giorno.

L’Emilia Romagna si tiene pronta ad ulteriori misure restrittive. “Dobbiamo stare molto attenti, il virus sta crescendo, in tutta Europa, dove va peggio che da noi. Bisognerà vedere tra qualche giorno se la mascherina all’aperto e l’ultimo Dpcm porteranno risultati. E essere assolutamente pronti a prendere misure restrittive mirate,perché un nuovo lockdown generalizzato non se lo può permettere nessuno”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna e della Regioni, Stefano Bonaccini, a Tg2 Post. “Bisogna contenere la crescita” del virus “dividendo le cose indispensabili, come scuola e lavoro, dalle altre, valutando giorno per giorno con il governo”, ha aggiunto. Chiudere i confini delle Regioni? “Io mi auguro di no”. Così ha risposto Stefano Bonaccini, ad una domanda partecipando a Tg2 Post. Un lockdown generalizzato, ha detto, significherebbe “passare alla pandemia economica sociale”. Se aumenteranno i contagi, ha proseguito il presidente della Regione Emilia-Romagna e delle Regioni, “serviranno ulteriori restrizioni, bisognerà decidere quali ambiti ci si può permettere di chiudere e quali no. Fabbriche, negozi e scuole non si possono chiudere”.

Dal 23 ottobre, nelle scuole superiori della Basilicata almeno il 50 per cento degli studenti sarà interessato dalla didattica a distanza: lo stabilisce un’ordinanza pubblicata del presidente della Regione, Vito Bardi. La Dad resterà in vigore fino al 13 novembre. Nell’ordinanza, Bardi ha stabilito anche la chiusura dei centri commerciali il sabato e la domenica, ad esclusione di generi alimentari, edicole, tabacchi, farmacie e parafarmacie.

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