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Coronavirus. L’Italia chiude ancora per altri 15 giorni, stretta prorogata probabilmente fino al 18 aprile.

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Emergenza Coraanvirus. Serrata per l’Italia oltre il 3 aprile, nuovo decreto in arrivo. Probabilmente riaprirà dopo il 18 aprile 2020. L’appello dei ricercatori, la decisione prossima del Governo e le polemiche contro Matteo Renzi.

Si viaggia dritti verso l’ampliamento della serrata forzata dell’Italia dino ad almeno il 18 aprile 2020. Voci di corridoio vicine al Governo di Giuseppe Conte parlano di una ulteriore stretta di minimo 15 giorni dopo il 3 aprile, quando scadranno i termini del DPCM del 22 marzo 2020. Dopo i dati di ieri e quelli che già si attendono non positivi di oggi l’esecutivo, d’intesa con le opposizioni e con le Regioni, deciderà nelle prossime ore sul da farsi. A sostenere Conte diversi ricercatori e studiosi di epidemiologia.

La presa di posizione degli studiosi: chiudiamo ancora!

Ad intervenire In questo momento la situazione è “ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve. Al momento bisogna stare tappati in casa, altrimenti si vanificano i sacrifici che abbiamo fatto fino ad ora, punto e basta”: così su Fb il virologo Roberto Burioni, dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, in merito alle ipotesi sulla tempistica per la riapertura di aziende e scuole.

“Dobbiamo cominciare a pensare a una ripresa delle nostre vite: non possiamo continuare a stare in casa al fine di rimanere in casa per sempre. Però – afferma Burioni -dobbiamo anche sapere in questo momento la situazione è ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve”.

Per la fine delle misure di isolamento sociale e per una riapertura di aziende e scuole “è ancora presto, realisticamente bisognerà aspettare almeno fine aprile”, ha detto  all’ANSA il virologo Fabrizio Pregliasco, dell’Università di Milano. Di fatto, afferma, “non ci sarà un unico picco di casi ma ci saranno presumibilmente vari picchi sul territorio, in tempi diversi. Dunque l’arma più efficace per ora restano l’isolamento e le misure restrittive”.

Non piacciono le dichiarazioni di Matteo Renzi, che invitava alla lenta riapertura dell’Italia.

Critiche erano arrivate alla proposta di Matteo Renzi, in un’intervista a Avvenire, di riapertura graduale di scuole e fabbriche.

“Caro Matteo Renzi, la tua dichiarazione che bisogna riaprire prima di Pasqua è poco seria”, commenta Carlo Calenda. Per Crimi “non vorrei che l’uscita di Renzi sia del tipo ‘chiudiamo tutto, apriamo tutto’. Conte ha dimostrato di saper affrontare tutto con la dovuta moderazione del caso’.

“Vedo che Renzi propone di riaprire scuole e imprese prima di Pasqua. Su quale base scientifica lo fa?, si chiede Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu.

Replica l’ex premier: “Molti commentano la mia intervista a Avvenire senza averla letta. Per favore prima LEGGETE l’intervista e poi dite la vostra. Commentare senza aver letto è populismo, discutere su idee diverse é politica”.

Ecco l’intervista a Renzi.

“Serve un piano per la riapertura e serve ora. Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le Chiese. Serve attenzione, serve gradualità. Ma bisogna riaprire”. Così Matteo Renzi in un’intervista ad Avvenire.

Anche per quanto riguarda le scuole, il leader di Iv sostiene la necessità che “si torni a scuola il 4 maggio. Almeno i 700 mila studenti delle “medie” e i duemilionisettecentomila delle “superiori”.

Tutti di nuovo in classe dopo aver fatto un esame sierologico: una puntura sul dita e con una goccia di sangue si vede se hai avuto il virus”.

“Bisogna garantire gli esami”, osserva ancora: “il sei politico fa male. I ragazzi hanno il diritto di essere valutati e il governo ha il dovere di permetterlo”.

Secondo Renzi poi “ogni tipo di richiesta di denaro va sospesa: tasse, affitti, mutui. Chi è stato chiuso regge se gli elimini le scadenze o se gli offri una straordinaria iniezione di liquidità”.

“Il governo – prosegue – ha bloccato le libertà di sessanta milioni di italiani ma non è stato capace di bloccare il virus della burocrazia. Il ‘Cura-Italia’ è un incomprensibile fiume di parole”.

Infine, per l’ex premier è necessario “immaginare una strada per far emergere le sacche di “irregolarità” e immaginare anche per queste precise garanzie. Penso ai lavoratori in nero a cominciare dalle badanti fuori regola e penso agli immigrati regolari che chiedono cittadinanza. Facciamo emergere la verità. E diamo cittadinanza a chi lavora”.

Fonte: Ansa.it – AssoCareNews.it

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