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Coronavirus. La stretta potrebbe durare fino al 31 luglio 2020. Nuovo Decreto Legge: multe più salate.

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Emergenza Coronavirus. La stretta sull’Italia potrebbe essere prorogata fino al 31 luglio 2020. Lo sta decidendo in queste ore il Consiglio dei Ministri. Multe più salate.

Potrebbe essere prorogata fino al 31 luglio 2020 la stretta sull’Italia da parte del Governo per essere sicuri che il Coronavirus venga sconfitto in tutta la nazione. In queste ore si sta decidendo sul da farsi. In corso il Consiglio dei Ministri, che potrebbe inasprire anche le multi per chi viola l’obbligo di rimanere a casa (fino a 4000 euro per i trasgressori).

Multa salata e confisca del mezzo per chi viola le misure anti-contagio disposte dal governo. Il Consiglio dei ministri si avvia verso un inasprimento delle sanzioni nel tentativo di ridurre il numero delle persone che continuano a trasgredire le norme previste nei provvedimenti. Ma soprattutto si lascia una strada aperta nel caso in cui i contagi dovessero ripartire in nuovi focolai o rallentare lentamente: la bozza del decreto che verrà esaminata oggi – convocazione alle 14 – prevede infatti che le misure di contenimento siano prorogabili e modificabili fino al 31 luglio.

Approvato Decreto Legge dal Consiglio dei Ministri: multe salate per chi esce senza reale giustificazione.

Il Consiglio dei ministri ha approvato, a quanto si apprende, il decreto legge che introduce sanzioni più dure per chi viola le norme anti contagio da Coronavirus e uniforma il quadro normativo.

Intanto si terrà domani alle 17,30 e non dopodomani mattina come inizialmente previsto, nell’Aula della Camera l’informativa urgente del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Si apprende dai gruppi parlamentari di Montecitorio

Chi non rispetta le misure di contenimento contro il Coronavirus, “è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500 a euro 4.000”.

Lo prevede la bozza del dl decreto, ancora in fase di messa a punto, che sarà oggi all’esame del Cdm. A quanto si apprende, nel governo c’è chi ritiene sia opportuno abbassare a 2000 euro la sanzione massima. E’ prevista inoltre la “chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni” se si violano gli obblighi previsti per le attività commerciali.

Le Regioni possono adottare o sospendere le misure anti contagio sul loro territorio – sempre secondo la bozza -: entro 24 ore le devono comunicare al presidente del Consiglio e perdono efficacia dopo 7 giorni. Il nuovo decreto mira a regolare i rapporti tra governo ed enti locali nella gestione delle ordinanze anti-Coronavirus. Anche i sindaci possono adottare o sospendere le misure restrittive per 7 giorni previa comunicazione alla Regione. I sindaci non possono adottare ordinanze in contrasto con le misure statali.

Il provvedimento, spiegano più fonti di governo, serve a uniformare il quadro normativo delle disposizioni finora adottate per frenare l’emergenza, aggiornando e sostituendo il primo decreto di fine febbraio, varato per istituire le prime zone rosse. Nel provvedimento, che nell’attuale bozza ancora suscettibile di modifiche sarebbe composto da 5 articoli, viene espressamente previsto che i decreti del presidente del Consiglio siano inviati alle Camere.

Sono 28 gli ambiti entro i quali potranno essere stabilite restrizioni per combattere l’epidemia del Coronavirus, che andranno attuate comunque “secondo criteri di adeguatezza specifica e principi di proporzionalità al rischio effettivamente presente su specifiche parti ovvero sull’intero territorio nazionale”. Sempre secondo la bozza il decreto riordinerebbe le misure messe in campo finora attraverso i vari dpcm e che assorbe, abrogandolo, anche il primo decreto legge che aveva dato la possibilità di istituire le zone rosse all’inizio dell’emergenza. Tra le voci compaiono la possibilità di chiudere negozi, bar ristoranti, le attività produttive, gli uffici della P.a. mandando i lavoratori in smart working. Ci sono poi le limitazioni ai movimenti, sia dall’abitazione per chi è in quarantena (divieto assoluto) sia dai Comuni di residenza o anche, come fatto di recente da alcuni governatori e nel weekend dal governo, dai territori regionali o comunali. Si possono chiudere strade e parchi, oltre che scuole, teatri, cinema, musei, chiese, palestre e parchi.

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