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Coronavirus. FIALS denuncia AUSL Romagna per inadempienze sulla dotazione di Dispositivi di Protezione Individuale.

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Emergenza Covid-19: la Fials presenta un esposto alle procure di Ravenna e Rimini ed ai NAS dei Carabinieri per la carenza di dpi, mancata informazione e formazione ai dipendenti dell’AUSL della Romagna.

I Segretari Provinciali FIALS di Rimini Carla Bonvicini, di Ravenna Gabriele Mauro e di Forlì Cesena Francesco Palmieri, hanno inviato alle Procure della Repubblica di Ravenna e Rimini ed ai Nas di Bologna un esposto, nel quale chiedono che venga appurato se sussistano eventuali responsabilità penali del datore di lavoro, la AUSL della Romagna, riguardo alla carenza di dispositivi individuali di protezione, mancata informazione e formazione ai dipendenti delle strutture sanitarie provinciali i Rimini, Ravenna e Forlì Cesena.

“Sono innumerevoli le segnalazioni della carenza se non addirittura della mancanza di dispositivi, quali mascherine FFP2 e FFP3, occhiali, camici e tute monouso impermeabili tra medici, infermieri e oss impegnati nei reparti di terapia intensiva e negli ospedali destinati all’emergenza COVID19 – dichiara Carla Bonvicini Componente della Segreteria Nazionale Fials e Segretaria Provinciale Fials Rimini – nonché le segnalazioni della insufficienza anche delle semplici mascherine chirurgiche, che costringono ad operare in condizioni che non rispettano gli standard di sicurezza previsti. Inoltre, alla luce del rapido diffondersi del contagio e della portata dell’epidemia, considerato che gli asintomatici rappresentano la maggioranza, nessun reparto o servizio ormai può più considerarsi ‘sicuro’. Illogiche risultano pertanto le disposizioni di servizio e linee guida che negano l’utilizzo delle necessarie e fondamentali dotazioni di base per le categorie professionali che, pur non essendo in ‘prima linea’ nella lotta contro il virus, sono comunque a stretto contatto con l’utenza”.

“Già il 27/3/2020, a seguito dell’ordinanza regionale n. 66/2020 – continua Bonvicini – avevamo chiesto l’immediata necessità di DPI oltre che la sospensione dei ricoveri ordinari e di alcuni servizi quali le attività chirurgiche programmate. Numerose sono state le note inviate da parte del Sindacato Fials anche nei giorni successivi fino alla diffida del 19 marzo u.s. A tutte le nostre richieste non è mai stato dato riscontro alcuno”.

Denunciamo inoltre la scellerata, nonché arbitraria, gestione dei tamponi non effettuati al
personale sanitario esposto a pazienti positivi senza l’ausilio degli idonei Dpi, se non in presenza di sintomi, in assoluta controtendenza rispetto alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: far lavorare, senza aver eseguito i dovuti controlli, personale esposto a pazienti positivi al Covid19, significa mettere in campo un esercito di potenziali untori e contribuire in maniera sostanziale alla diffusione del contagio. Nell’esposto anche abbiamo segnalato una omissione di atti d’ufficio nella ritardata sanificazione dell’edificio denominato Colosseo in Via Coriano 38 a Rimini, dove in data 11 marzo 2020 proprio nel Servizio di Igiene e Sanità Pubblica sono stati accertati 4 casi di positività al Covid19. E’ stata disposta l’evacuazione dell’edificio, pur mantenendo funzionanti e garantiti i servizi essenziali, ivi compreso il servizio di Igiene e Sanità Pubblica, mentre si è provveduto alla sanificazione degli uffici soltanto nel week end, cioè tra sabato 14 e domenica 15 marzo, Ad avviso dello scrivente Sindacato, ciò ha comportato che nel frattempo venissero contagiati sia altri dipendenti che cittadini.

Tutto ciò è inaccettabile e di questo abbiamo chiesto che vengano appurate le responsabilità, se ve ne sono. E’ intollerabile che il personale sia costretto a operare in condizioni che non rispettano gli standard di sicurezza.

A tale proposito abbiamo lanciato petizioni nazionali indirizzate ai vertici politici nazionali e regionali, peraltro completate in brevissimo tempo grazie alla generosità di tutti, ed inviate ai
massimi vertici governativi.

La FALS ritiene, in considerazione dell’alta percentuale dei casi di contagio in Romagna e soprattutto nella provincia di Rimini che tale contesto sarebbe stato evitabile e costituisca una gravissima negligenza, imprudenza e mancanza di previsione del rischio, con conseguenze e ricadute sulla salute pubblica e su quella degli Operatori Sanitari che vanno, invece, tutelati e immediatamente dotati di adeguati dispositivi di protezione.

Ebbene il risultato della pessima programmazione e dell’inefficienza nel gestire l’emergenza COVID19 da parte dell’Azienda USL della Romagna è drammaticamente sotto gli occhi di tutti ed evidenzia a nostro avviso, se non la superficialità, l’incapacità di prevedere l’evolversi dell’emergenza.

E’ vero, siamo in una situazione di emergenza, difficilmente gestibile a causa anche dei tagli alla sanità, con migliaia di posti letto distrutti in nome del contenimento della spesa e dei patti di stabilità. In molti casi il
rispetto delle regole UE è servito come alibi per privatizzare servizi o destinare al privato fondi sottratti alla sanità pubblica.

Ecco l’esposto:

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