Emergenza Coronavirus. Ancora diritti calpestati nelle strutture sanitarie pubbliche di Bologna e Imola, che continuerebbero a negare i Congedi per COVID-19. Protesta la FIALS.
Riceviamo e pubblichiamo una nota della segretaria FIALS di Bologna e Imola con cui si protesta per la presunta non applicazione dei dispositivi di legge e delle normative inerenti i Congedi ordinari e straordinari ai lavoratori della sanità per il COVID-19. Lo chiede il segretario provinciale Alfredo Sepe.
Lo scorso 17 marzo il governo italiano con il Decreto Legge 18-2020 denominato “Cura Italia” ha introdotto delle misure aggiuntive a tutela dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese. Tra le varie misure emanate esiste l’art.25 “congedo e indennità per i lavoratori dipendenti del settore pubblico, nonché bonus per racquisto di servizi di baby-sitting peri dipendenti del settore sanitario pubblico e privato accreditato, per emergenza covid -19”.
Tale articolo recita che i lavoratori dipendenti del settore pubblico hanno diritto ao usufruire dello specifico congedo dl max gg 15, ed ancora la concessione dei benefici solo alle seguenti condizioni:
- che non sia stato richiesto il bonus alternativo per baby sitting;
- che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore che usufruisca di strumenti dl sostegno al reddito, sia disoccupato o non lavoratore.
Le aziende sanitarie bolognesi e imolesi starebbero disattendendo quanto previsto dal decreto legge negando il diritto al congedo per Covid-19 ad operatori sanitari con un coniuge che lavora in smartworking.
Tale modalità lavorativa non risulta essere tra i motivi di esclusione sanciti dal dlgs. e pertanto la negazione al congedo Covid-19 risulta dalle aziende “illeggittima”. Fials non ci sta e mette a disposizione degli iscritti e dei simpatizzanti azioni legali a tutela di tutti gli operatori sanitari richiedenti.