CISL. Infermieri, OSS e Professionisti Sanitari lasciano il pubblico e scappano nel privato. Stipendi migliori e anche appartamenti gratuiti.

Accade prevalentemente in Friuli Venezia Giulia, ma anche nel resto d’Italia. La CISL FP, con il segretario Massimo Vidotto, denuncia ciò che è sotto gli occhi di tutti: “gli Infermieri, gli OSS e gli altri Professionisti Sanitari scappano dal servizio pubblico per lavorare nel privato”.

La sanità privata, fortemente indebolita dal Servizio sanitario pubblico negli ultimi due anni di Pandemia Covid, ora si prende la rivincita sul SSN e diventa più appetibile e competitiva. E allora gli Infermieri lasciano il pubblico e vanno a lavorare in massa nelle cliniche private. Accade in Friuli Venezia Giulia, ma anche in Puglia, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Veneto, Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige e Piemonte.

Agli Infermieri vengono offerti stipendi maggiorati dino al 30%, alloggi gratuiti e persino possibilità di fare carriera. Medesime offerte sono giunte agli Operatori Socio Sanitari e agli altri esponenti delle Professioni Sanitarie. Cose che nel pubblico sono solo una chimera.

A lanciare l’allarme è Massimo Vidotto, segretario territoriale della Cisl-Fp Sanità (nell’ambito di Udine), che parla apertamente di abbandono di massa degli Infermieri, diretti verso le aziende sanitarie private. Il pubblico, a suo dire, non è più un “sogno” da raggiungere a tutti i costi e sono tanti i pentiti che lo hanno abbandonato.

Lavorare nel SSN pubblico, soprattutto nell’Udinese, è diventato proibitivo secondo la CISL FP Sanità. Doppi turni, riposi saltati, mancanza di formazione e di supporto psicologico soprattutto per le Infermiere (ma anche per OSS e Professioni Sanitarie), che sicuramente ne risentono di più. Le colleghe sono anche mamme e oltre al loro lavoro in ospedale si devono occupare spesso di bambini, della casa, della didattica a distanza e di tutto ciò che compete ad una casalinga.

I colleghi e le colleghe sono stanche. Il fenomeno di abbandono maggiore si registra presso l’Ospedale Universitario “Santa Maria della Misericordia” di Udine.