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C’è preoccupazione per i servizi sanitari dell’appennino bolognese.

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L’esperienza di questi ultimi 18 mesi ha messo in luce diverse criticità del nostro sistema sanitario, in particolare legate al sottofinanziamento degli anni passati, quando le compatibilità economiche sono state considerate prioritarie rispetto alle compatibilità sociali.

Oggi le importanti risorse che arriveranno dal PNRR dovranno essere pertanto investite per recuperare situazioni che nel tempo sono state sottovalutate: ammodernamento di ospedali e tecnologie, potenziamento della medicina territoriale, una forte integrazione con il sociale attraverso l’implementazione e la rivisitazione delle Case della Salute in Case di Comunità, senza ripetere gli errori del passato che hanno portato ad una diminuzione dei servizi di prossimità, in particolare quelli dislocati nell’appennino bolognese.

A tal proposito citiamo il singolare percorso dell’Ospedale di Vergato, Presidio Ospedaliero che copre un rilevante e vasto territorio dell’appennino. Ospedale che ha contribuito, come altri della nostra rete ospedaliera, a dare risposte nelle fasi più acute della pandemia e che avrebbe dovuto dall’11 maggio, secondo le dichiarazioni della Direzione dell’Ausl, ritornare alla normalità; anzi il progetto aziendale prevedeva un ampliamento e miglioramento della Struttura, a partire dal Pronto Soccorso – che attualmente è aperto solo 12 ore al giorno – quando come UIL FPL riteniamo, così come pare stiano evidenziando tutte le istituzioni locali, che un PS come quello di Vergato debba operare sulle 24 ore.

Ora che ci auguriamo di poter essere nella fase post emergenziale, bisogna dare concretezza al rilancio di tutte le nostre strutture, e il Presidio di Vergato dovrà essere destinatario di attenzione per l’implementazione di servizi e di personale; d’altronde la notizia del potenziamento del servizio notturno, attraverso l’inserimento di una nuova ambulanza, non è sufficiente a coprire le necessità di un territorio come quello di Vergato, dove a Pronto Soccorso chiuso chi si fa carico delle necessità dei cittadini è il personale infermieristico del 118.

Sempre in un contesto di miglioramento dei nostri servizi dell’appennino bolognese, la decisione di affidare i referti di laboratorio ai medici di guardia e la gestione delle analisi – per una parte rilevante della giornata – al personale infermieristico dei Pronti Soccorso, sembra sia adottata per carenza di tecnici di laboratorio. È vero che osserviamo da diversi mesi – ancora una volta grazie alle disattenzioni del passato – difficoltà nel reperire diverse professionalità, non ci risulta però sia il caso dei tecnici di laboratorio. La nostra preoccupazione è che il percorso tracciato per gli esami di laboratorio, attraverso l’introduzione di strumenti analitici estremamente limitati e a gestione infermieristica negli ospedali di Vergato – Bazzano – San Giovanni in Persiceto – Loiano e Budrio, possa essere il preludio alla inaccettabile chiusura completa dei Laboratori analisi dei suddetti Presidi.

Auspichiamo pertanto che l’attuale situazione sia transitoria e ci aspettiamo un progetto strutturato chiaro dal quale verificare le reali attenzioni della CTSS e dell’Ausl di Bologna nei confronti dei cittadini che risiedono nell’appennino bolognese e nei Comuni dell’Area Metropolitana, ricordando che i servizi pubblici sono fondamentali anche per attrarre investimenti e nuovi residenti. Su molte aree che negli anni hanno visto migrare la popolazione riteniamo pertanto si debba investire anche con risorse che, siamo certi, la nostra Regione metterà a disposizione – è quanto si legge a termine della nota stampa a firma di Massimo Aufieri della UIL FPL Ausl Bologna e del Segretario Generale UIL FPL Emilia Romagna e Bologna, Paolo Palmarini.

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