Parla Alberto Silla, direttore della Direzione aziendale professioni sanitarie e sociosanitarie (Dapss) dell’Asst di Cremona: “Infermieri altamente specializzati, ma professione sempre meno appetibile”.
Si avvicina il 12 maggio 2023, quando anche in Italia sarà festeggiata la Giornata internazionale dell’infermiere. La nostra una professione che si è evoluta in modo considerevole nel tempo, ma che di contro è diventata sempre meno appetibile ai più giovani.
Conquiste formative importanti per gli Infermieri.
“La tematica di quest’anno è racchiusa nello slogan Il talento degli infermieri, arte e scienza in evoluzione. La nostra professione ha delle connotazioni specialistiche estremamente importanti che nell’ultimo decennio si sono notevolmente evolute” – spiega Alberto Silla, Direttore della Direzione Aziendale Professioni Sanitarie e Socio Sanitarie (DAPSS) dell’ASST di Cremona.
Infermieri sempre più specializzati.
La professione infermieristica negli ultimi decenni ha fatto passi formativi da giganti, dalla Lauera al Dottorato di Ricerca, passando per i Master di I livello, la Laurea Magistrale, i Master di II livello e i corsi di alta formazione specifica.
“Oggi l’indirizzo è quello di proporre una formazione non solo generalista, ma corsi post base per arrivare a ricoprire incarichi di alta specializzazione, quali sono i professionisti addetti al prelievo e alla donazione degli organi, alla cura delle lesioni ulcerative, alle stomie, al settore legale-forense, ma anche alla terapia del dolore” – spiega Silla.
Una professione sempre meno appetibile.
La Giornata internazionale della categoria restituisce una professione, come dicevamo, sempre più specializzata. Purtroppo al tempo stesso è sempre meno appetibile, soprattutto alle giovani leve. E ciò perché all’evoluzione formativa non è corrisposto negli anni il riconoscimento professionale ed economico. Gli Infermieri e gli Infermieri Pediatrici spesso guadagnano meno di operai di fabbrica o di camerieri. Molti sono stati i casi di abbandono della professione negli ultimi periodo, con maggiore perdite nel post-Pandemia Covid.
La fuga degli Infermieri in Svizzera e in altri Paesi esteri.
“Basti pensare che se in Svizzera il numero di infermieri per mille abitanti è di 18-20 unità, la media europea è intorno a 8, in Italia questo dato scende a 6,2. Se dieci anni fa in Italia si laureavano 15-16mila infermieri all’anno, oggi il numero è sceso a 10mila. Un dato drammatico perché ha una ripercussione notevole sull’organizzazione delle aziende sanitarie; si parla di medicina territoriale, di case e di ospedali di comunità, ma con le risorse umane in campo tutto diventa difficile e complicato” – aggiunge i Direttore delle professioni sanitarie dell’ASST cremonese.
E cosa servirebbe?
“Con misure di carriera ben definite, l’implementazione della super specializzazione e dello sbocco manageriale, oltre che di adeguate retribuzioni, si renderebbe la professione appetibile per i giovani” – conclude Silla.
Come dargli torto!
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