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Psicologia clinica: tipologie dell’Essere secondo Francesco Campione

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Dentro ognuno di noi coesistono tre tipologie dell’Essere: oggettivo, soggettivo, intrasoggettivo.

Secondo Francesco Campione, psicoterapeuta ed esperto in tanatologia, esistono tre diverse tipologie dell’essere. Questa esemplificazione della concezione dell’individuo viene calata dall’Autore in vari aspetti della vita quotidiana lavorativa e personale del professionista sanitario.
Francesco Campione è colui che ha parlato per la prima volta in Italia di Tanatologia e ha cercato di indagare l’Essere attraverso una psicologia che passa attraverso la crisi, punto di passaggio per ognuno di noi. Il professore spesso nelle sue lezioni magistrali ha parlato dell’operatore sanitario e della crisi. Essere professionisti non vuol dire reagire tutti nello stesso modo. Secondo Campione infatti ci saranno diverse tipologie di individui che svolgono la medesima professione ma con differenti scopi ed aspettative.

La differenza tra gli individui avrà luogo in virtù dei diversi scopi nella vita, della concezione di ciò che significa il normale svolgimento di essa. L’essere corrisponde alla modalità in cui mi identifico e attraverso la quale mi relaziono. Le tre dimensioni coesistono. Per Campione i tre tipi di essere sono quello oggettivo, soggettivo, intrasoggettivo. Analizziamoli tutti attraverso diversi aspetti.

  • Essere oggettivo/biologico: soggetto che pone al centro l’oggettività, il suo scopo è il benessere e la sopravvivenza. Lo realizza adattandosi all’ambiente. Visione tipica del mondo occidentale. Vive prevalentemente nel presente e teme l’attesa, vuoto e il dolore; affida il controllo del passato e del futuro alla tecnologia.

Cos’è la crisi per l’Essere oggettivo? Un disadattamento all’ambiete. Vede la crisi come mutamento – disadattamento all’ambiente e che in lui ha creato conseguenze, cioè fenomeni biologici. Attraverso la ragione affronta la crisi con strategie di coping, cioè problem solving (trattare la situazione come una serie di problemi a cui trovare la soluzione), evitamento (fuga dai problemi, distrazione), riorganizzazione (cercare di trovare la soluzione prima non accettata. Esempio: morte di una persona o malattia) e la ripercezione (vedere un bicchiere pieno anziché mezzo vuoto).

Come affronta la crisi un Essere oggettivo? La risoluzione è il riadattamento all’ambiente per riacquistare sicurezza e benessere perduti. Si può risolvere una crisi con queste strategie oppure superando il proprio essere e riscoprendosi essere personale/soggettivo. Senza risorse biologiche sufficienti la crisi può diventare irreversibile e portare a desiderio di morte, alternativamente si può ricevere aiuto e mettere in discussione la propria identificazione scoprendone una nuova, quella personale o quella umana. La crisi diventa una crisi di crescita se nata come accidentale e vedere la propria risoluzione in una nuova identificazione mediante l’aiuto ricevuto.

Come vive la professione? Viene identificato come un tecnico perché vede il paziente solo in quanto malato e tende a pensare unicamente a risolvere i problemi nel loro funzionamento biologico. Per lui il paziente è un semplice malato da guardare in modo oggettivo, senza intenderlo come persona con una storia ed un vissuto.

  • Essere soggettivo: è colui che dice “se io fossi in te..” mettendo davanti se stesso per capire l’altro; oppure paragona l’altro a se stesso “perché ci sono passato”. Il suo metodo di agire è la simpatia: “lo capisco perché è come me, non lo capisco perché non è come me”. La vita consiste nel controllo di sé e nell’appartenere a se stessi. Il benessere interiore lo persegue confermando l’essere se stesso, cioè l’unico rispetto alla realtà ed agli altri. I suoi valori sono quelli di raggiungere l’unicità e l’irripetibilità. Vive in funzione del futuro e teme di perdere il controllo di sè.

Cos’è la crisi per l’Essere soggettivo? Un malessere personale: fenomeno interiore che si risolverà solo attraverso processi di normalizzazione e ristabilimento del benessere soggettivo, cioè il recupero della parte perduta di sé. L’essere dà valore alla vita in quanto “propria” e vive bene fino a quando la dirige secondo le proprie scelte, riconoscendola ed identificandola con se stesso.

Come risolve la crisi? Restaurando dentro di sé la parte perduta di sé. I meccanismi sono quelli della psicoanalisi, cioè della difesa dell’io, interiorizza ciò che è perduto e tenta di farlo rivivere dentro di sé. Elaborazione dinamica principalmente inconscia che porta ad un arricchimento dell’io. In caso in cui le potenzialità del soggetto sono insufficienti al superamento, può regredire a essere biologico o evolversi ad essere umano.

Come vive la vita professionale? Si interessa prettamente a come il paziente ha vissuto la malattia (come si sente). Personalizza il rapporto con il paziente e dà ascolto all’aspetto soggettivo. La personalizzazione ha due valenze: una positiva per l’altro ed una negativa per sé. Quella positiva non si ferma al paziente in quanto malato, cioè oggetto, ma ha un approccio soggettivo e capisce che ognuno è un’entità diversa dall’altro e non può trattare tutti allo stesso modo (assistenza personalizzata). Quello negativo è quando il professionista si interessa al problema del paziente come fosse un suo problema, quindi lo tratta non come persona in quanto tale, ma come se fosse la proiezione di sé e quindi si comporta facendo ciò che sarebbe giusto per sé e non per il paziente.

  • Essere intersoggettivo/umano: è una persona che desidera vedere come lo vede l’altro mediante una reale empatia. Valorizza le domande e le risposte dategli dagli altri. Dunque la sua vita è buona finchè c’è armonizzazione con la vita altrui. La sua sopravvivenza e benessere dipendono dall’accoglienza degli altri nei suoi bisogni biologici ed il suo essere se stesso dipende dalle situazioni in cui l’altro gli comunica che solo lui può svolgere per l’altro un certo ruolo.  Vive in funzione del passato e desidera tornare all’inizio, alla nascita e rifiuta il destino biologico.

Come identifica la crisi? Una rottura con la socialità, risolvibile attraverso processi di normalizzazione saranno processi di risocializzazione tendenti a riportare nella vita la “presenza” degli altri.

Come affronta la crisi? Ristabilendo i contatti sociali.  Quando va in crisi si allontana dalla sua vita, perché perde gli altri.

Come professionista? Vive il lavoro empaticamente: quando una persona soffre, in realtà sta soffrendo tutta l’umanità. Pertanto curando uno, cura tutti; ciò che è giusto infatti è curare gli altri chiunque essi siano. Chiunque merita di essere assistito senza discriminazioni. Inoltre egli presta assistenza secondo il convincimento che l’umanità stessa l’ha portato ad essere lì, per gli altri e non per se stessi.

Bibliografia:

  • F.Campione Lutto e Desiderio, Roma, Armando Editore, 2012, pp. 319
  • F. CampioneOspitare il trauma, BOLOGNA, Clueb, 2008, pp. 155

 

Dott.ssa Giulia De Francesco
Dott.ssa Giulia De Francesco
Infermiera, classe 1994. Vive a Imola e lavora presso l’AUSL Romagna (Faenza); studia a Bologna per conseguire la laurea magistrale. Laurea in infermieristica con Lode presso l'Università di Bologna, I sessione (ottobre 2016). Master in funzioni di coordinamento con Lode presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, I sessione (novembre 2018). Una pubblicazione scientifica sulla rivista italiana ANIPIO "Sperimentazione di una check-list per implementare un Bundle per la prevenzione delle batteriemie correlate a Catetere Venoso Centrale" (ottobre 2017). Ama leggere e camminare, non datele un microfono perché improvvisa un karaoke ovunque.
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