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Nuovi modelli organizzativi per Infermieri, Infermieri Pediatrici, Ostetriche, Professioni Sanitarie e OSS.

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I principali cambiamenti dei sistemi sanitari di diversi Paesi riguardano soprattutto la legislazione, l’organizzazione, il finanziamento e la tecnologia. A ciò vanno aggiunti lo sviluppo delle diverse aree della medicina (nella diagnosi e nel trattamento delle malattie) e lo sviluppo della scienza infermieristica. Ecco che emergono nuovi ed importanti modelli organizzativi ed assistenziali, in cui si trovano a lavorare Infermieri, Infermieri Pediatrici, Oss e Professionisti Sanitari.

I cambiamenti sono per chi si adatta.

Per adattarsi al cambiamento e alle trasformazioni intervenute nel processo di erogazione dell’assistenza infermieristica sono stati con il corso del tempo progettati e messi in atto diversi modelli organizzativi.

I nuovi modelli sono stati sviluppati con l’obiettivo di aumentare la soddisfazione dell’infermiere al fine di produrre una maggiore efficienza.

Chi scegli i modelli organizzativi?

La scelta del modello organizzativo dipende dalla Direzione delle Professioni Sanitarie, che decide in collaborazione con i Responsabili assistenziali di Dipartimento e i Coordinatori delle unità operative.

Nei modelli che verranno in seguito descritti esistono numerose varianti che dipendono dai costi, dalla disponibilità di personale, dai bisogni assistenziali dei pazienti e dalle preferenze dei singoli e dell’organizzazione.

Gli studi in essere non agevolano i nuovi modelli organizzativi.

Pochi studi hanno dimostrato l’efficacia dell’applicazione dei nuovi modelli organizzativi. La letteratura, infatti, si limita, a descrivere le esperienze. Sembra che non esista alcuna relazione tra modelli e soddisfazione del paziente, degli operatori e della riduzione degli eventi avversi.

Va però detto che probabilmente l’utilizzo di un unico modello organizzativo nelle organizzazioni complesse è poco efficace.

La presa in carico del paziente da parte dell’Infermiere agevolano i nuovi modelli organizzativi.

Nelle organizzazioni con modelli assistenziali orientati alla presa in carico del paziente si percepiscono maggiore autonomia, controllo sulla pratica, soddisfazione sul lavoro degli infermieri, riduzione del tasso di turnover e migliori risultati sui pazienti.

Modelli innovativi come ad esempio il Nursing Case Management hanno invece un effetto sui costi, soddisfazione del paziente e coordinamento dell’assistenza.

E’ importante esaminare le relazioni tra il numero degli infermieri e la qualità dell’assistenza che risulta più efficace se erogata da un gruppo  la cui composizione varia in relazione ai bisogni del paziente e alla tipologia dei casi.

Il rapporto numerico Infermiere-Pazienti è importantissimo.

Un maggior numero di infermieri non è sempre la soluzione, ma è dimostrato che un adeguato numero di personale e una ricca presenza di infermieri  nella composizione dell’equipe ha un effetto positivi sugli esiti  del paziente (soddisfazione, le cadute, le lesioni da pressione, i costi, l’efficienza ecc…).

Quali modelli conosciamo?

I principali modelli assistenziali sono:

  • Assistenza Funzionale.

Questo modello è centrato sui compiti e non sul paziente. I compiti sono divisi tra gli infermieri, ed ogni infermiere è incaricato di un compito specifico: ad esempio somministrazione della terapia, esecuzione delle medicazioni. L’infermiere in questo modo diventa molto competente in quello che fa.  I compiti vengono assegnati da un infermiere capoturno o dal Coordinatore Infermieristico sulla base della qualifica e delle abilità e competenze professionali.

  • Team Nursing (piccole equipe).

Un infermiere esperto  capo equipe (Team Leader) guida un’equipe composta da altri infermieri e operatori di supporto. I membri dell’equipe erogano assistenza a gruppi di pazienti sotto la direzione dell’infermiere capo equipe il quale elabora i piani di assistenza, coordina il gruppo ma lavora anche sul paziente, collabora con il medico nella risoluzione dei problemi  ed assiste l’equipe nel valutare l’efficacia dell’assistenza.

Un requisito  per la copertura del ruolo di Team Leader ad esempio potrebbe essere il possesso del titolo di Master Clinico di primo livello oltre che il possesso di esperienza e competenze cliniche avanzate.

L’assistenza primaria è orientata alla continuità assistenziale. Un infermiere funge da infermiere primario per alcuni pazienti, generalmente non più di quattro. In quanto tale ha la responsabilità di valutare le loro necessità, elaborare un piano di assistenza e prescrivere gli interventi infermieristici. Il funzionamento del modello si basa, oltre che sulla professionalità dell’infermiere primario, anche sull’efficacia della comunicazione che si attua sia mediante una documentazione dettagliata sia tramite frequenti riunioni orientate alla pianificazione, segnalazione e soluzione di problemi e al coordinamento degli interventi.

  • Nursing Case Management.

Viene proposto per controllare i costi dell’assistenza migliorando la qualità attraverso una collaborazione interdisciplinare. Il case manager è considerato un ruolo rilevante della pratica clinica esperta. Lo scopo di questo modello è quello di integrare al massimo gli interventi necessari, evitandone la frammentazione e la casualità, garantire un’assistenza appropriata  che migliori la qualità della vita e l’ottimizzazione dei costi. Le attività del case manager in ambito ospedaliero hanno diversi punti in comune con quelle dell’infermiere primario, con la differenza che  il case manager ha delle competenze centrate sull’organizzazione delle relazioni fra ospedale e domicilio del paziente, mentre l’infermiere primario possiede delle competenze   centrate sui problemi clinici dei pazienti.

  • Advanced Pratica Nursing (Assistenza Infermieristica Specializzata).

Qusto modello di basa sull’infermiere esperto e con competenze cliniche specifiche (possesso di un master). L’infermiere specializzato lavora sia con i pazienti ambulatoriali che degenti ed è impegnato per particolari tipologie di pazienti, in condizioni complicate, gravi o croniche.

Quando il paziente è seguito dall’infermiere specializzato percepisce una maggiore qualità delle cure, si riducono i costi e la durata della degenza, si prevengono le complicanze e si ha una migliore collaborazione con il personale medico.

Qual è il migliore?

Ad oggi non è ancora possibile stabilire quale tra questi modelli assistenziali dia migliori risultati. La revisione della letteratura suggerisce che la qualità dell’assistenza ai pazienti è raggiungibile in ambienti dove c’è un elevato grado di soddisfazione da parte dei pazienti, dei medici e degli infermieri.

Negli ambienti con modelli orientati alla presa in carico del paziente si percepisce una maggiore autonomia, soddisfazione sul lavoro dell’infermiere e migliori risultati sul paziente.

Importante anche relazione Infermieri-Qualità Assistenziale.

Risulta quindi fondamentale esaminare la relazione tra il numero di infermieri e la qualità dell’assistenza.  La Direzione delle Professioni Sanitarie deve conoscere le soglie sotto le quali la qualità dell’assistenza è inaccettabile o sopra le quali il miglioramento è limitato.

Michele D’Augello – Infermiere e web-writer, appassionato di scrittura digitale.

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