Ieri ero in un ambulatorio a fare tamponi. Ad un certo punto, mi entra un paziente…
Discorriamo del più e del meno (oramai I novax dei test ogni 48 ore li sgamo dalle prime due parole e quindi applico funzione fatua del discorso in automatico) e poi mi racconta che sua mamma ha fatto un tampone molecolare in ospedale e ha ancora mal di gola per via degli acidi e che le sono entrati fino infondo al collo.
Non cedo alla provocazione, tiro dritta e faccio il mio, imperturbabile, come un Buddha.
Con voce atona rispondo che non mi risulta, che sono bastoncini cotonati esattamente uguali a quelli degli antigenici, solo più sottili ed un pochino più lunghi visto che il prelievo è di materiale nasofaringeo. La modalità con cui viene conservato, processato ed analizzato il campione è diversa, ma per il paziente, a parte beccarsi il bastoncino in faringe e nel naso, cambia poco.
“No. Non è vero. Cosa ne sa? Ci mettono l’acido, mia madre ha la gola viola per l’ustione”.
E insiste. “Chi risponde di quel mal di gola? Perché nei tamponi molecolari ci mettono l’acido, sa?”
Congedo il paziente in due parole dicendogli che, dopo due anni di molecolari fatti e subiti in rianimazione, forse sì ne so qualcosa (poco), ma escludo categoricamente la presenza di acido nel bastoncino.
Questo prende le sue cose sbattendole in giro e pestando I piedi se ne va.
Io boh, ma pure voi mah…
Ilaria Giubbilo, Infermiera