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venerdì, Marzo 29, 2024
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Morte Sofia Salomoni: due Infermieri indagati, ma attenti a definirli colpevoli!

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Morte Sofia Salomoni: due Infermieri indagati, ma attenti a definirli colpevoli!

Sicuro che le cose siano andate come le raccontano i mass-media? Ecco la nostra versione dei fatti.

Due Infermieri che lavorano e vivono nel fiorentino sono indagati per la morte di Sofia Salomoni, 22 anni, caduta in un burrone per il malfunzionamento di una altalena. Sui giornali, anche quelli di settore, si continua a gridare all’omissione di soccorso e addirittura all’omicidio colposo. Sicuro però che i fatti siano andati proprio come stanno raccontando anche in queste ore i mass-media? Andiamo ad analizzare quanto accaduto. Questo esempio di cronaca deve servire ai colleghi Infermieri e Professionisti Sanitari a non sottovalutare nulla durante l’attività assistenziale, soprattutto nel campo dell’emerge-urgenza.

La responsabilità professionale è una cosa seria e il rischio di finire sotto l’onta delle polemiche mediatiche è piuttosto facile per chi tutti i giorni opera per salvaguardare la salute e salvare vite umane. E oggi i due Infermieri fiorentini lo sanno bene. Anche se di fatto scagionati dall’azienda sanitaria per la morte della Salomoni, non lo sono per l’opinione pubblica e ora devono dimostrare di essere sul serio innocenti, affrontando un processo lungo e non primo di insidie giudiziarie.

Gli indagati.

Sono saliti quindi a quattro gli indagati per la tragica morte di Sofia (originaria di Londa). Il sinistro è avvenuto il 28 gennaio 2018 nella frazione di Villore (Mugello). La ragazza è caduta da un’altalena artigianale che era stata montata pericolosamente sul ciglio di un burrone (roba da pazzi!) mentre partecipava a una festa di compleanno nella casa di campagna di amici.

Oltre al proprietario del terreno e al figlio (indagati per la posizione della altalena) e a una infermiera del 118, nei giorni scorsi è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini anche a un altro operatore del 118 in servizio nella sala operativa, al quale si contesta la gestione di quella emergenza e di non aver fatto intervenire l’Elisoccorso Pegaso.

I fatti raccontati dai giornali generalisti e da qualche quotidiano sanitario.

I sanitari sul posto sarebbero così stati costretti a un difficoltoso recupero insieme ai vigili del fuoco, e poi a portare la ragazza in ambulanza fino a Careggi. Tempo che – secondo quanto riferisce la stampa generalista – le risultò fatale a causa di una emorragia interna.

Quel 28 gennaio, tra recupero e trasporto in ospedale (fu scelto Careggi invece del più vicino Borgo) passò tempo prezioso e la ragazza si aggravò improvvisamente, per morire in ospedale a causa della rottura della milza.

Cosa è accaduto in realtà?

Oggi si va dritti verso il processo. Come sono andate veramente le cose? Ce lo racconta una “gola profonda” che conosce perfettamente quanto accaduto e che scagiona con le sue parole i due Infermieri, che non potevano fare altro.

La parte su cui lavora la difesa e che corrisponde esattamente ai fatti:

  1. l’altalena era posizionata sull’orlo di una discesa piuttosto scoscesa;
  2. la ragazza era intenta a giocare sulla suddetta altalena;
  3. improvvisamente l’arnese si è sproporzionato dai suoi ingranaggi;
  4. Sofia cade e scivola giù lungo il dirupo;
  5. i presenti chiamano il Servizio 118;
  6. al telefono non risponde la collega Infermiera che è oggi indagata (che avrebbe ricevuto per l’accaduto un avviso di garanzia) ma è lei l’addetta all’invio del mezzo di soccorso; 
  7. la professionista sanitaria ha davanti a sé due strade: allertare i mezzi a terra, ovvero l’ambulanza con l’infermiere a bordo (India di zona, il mezzo più veloce a disposizione in quel momento), oppure l’Elisoccorso, che però è distante e i tempi per l’intervento sono di circa 35-40 minuti. La collega nella sia decisione si attiene a quanto prescritto da dispatch regionale
  8. arrivano nel frattempo sul posto anche dei vigili del fuoco;
  9. a quel punto viene allertata anche la squadra di recupero speleologico e fluviale degli stessi vigili del fuoco da Firenze;
  10. la donna è ancora nel burrone e passano minuti importantissimi per soccorrerla (se ne contano circa 45);
  11. sul posto i mezzi del 118 erano giunti velocissimi, vista anche l’impernierà dei luogo, ma del recupero se ne dovevano occupare per forza di cose i VV.FF.;
  12. dal momento della chiamata al Servizio 118 all’arrivo in ospedale sono passati circa 90 minuti.

La cosa strana è che ad essere indagati sono solo i proprietari del terreno e i due Infermieri, nessuno sembra aver sentito il bisogno di indagare anche sui vigili del fuoco. Inoltre parrebbe non essere stata presa nemmemo in considerazione la possibilità di indagare su chi effettivamente ha soccorso la ragazza sul luogo. Su questi non possiamo esserne certi, perché la Procura ha secretato tutta l’indagine, come è giusto che sia. 

Chi ha sbagliato in questo caso:

  1. gli Infermieri che non hanno allertato il servizio Elisoccorso?
  2. i Vigili del Fuoco perché hanno valutato male i mezzi e gli uomini da utilizzare per il soccorso nel burrone (in realtà era una discesa con una forte pendenza)?

Dispiace per il decesso di una giovane vita, ma è anche giusto che si debba trovare il o i colpevole/i reale/i, senza puntare il dito sempre e comunque contro dei professionisti sanitari (e vigili del fuoco) che cercano di fare il loro dovere attenendosi alle linee guida, alle procedure e ai protocolli da adottare in caso di emergenza-urgenza.

Sul caso se ne continuerà ancora a parlare, al momento non aggiungiamo altro dicendoci fiduciosi nell’operato della magistratura.

La responsabilità professionale.

Questo fatto di cronaca ha reso visibile una condizione lavorativa che pone il professionista di fronte ad una responsabilità immane, che fino a qualche tempo fa era misconosciuta. Oggi fare un errore su un paziente, o durante un soccorso come parrebbe in questo caso, può costare caro e non ci sono polizze assicurative che tengano. Per cui prima di decidere riflettete attentamente su quello che potrebbero essere le conseguenze per l’operatore e per l’assistito, senza farsi prendere dalla fretta e senza farsi mai guidare dalla sicurezza e dalla padronanze estreme del lavoro.

Dott.ssa Francesca Ricci
Dott.ssa Francesca Ricci
Francesca Ricci è una web-writer esperta in ambito sanitario. Da anni si occupa di questioni sociali, politica ed economia.
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