Dopo 10 anni di assenza Michele, Infermiere, è tornato a lavorare in Calabria, ma ha ritrovato una Sanità allo sbando più totale. La tua lettera è toccante.
Carissimo Direttore di AssoCareNews.it,
sono tornato a lavorare al Sud, nella mia Calabria, da appena 3 mesi e mi trovo fortemente spaesato. La gioia di ritornare finalmente a casa si è subito trasformata in voglia di ritornare in Lombardia, regione che mi ha ospitato negli ultimi 10 anni.
Con un comando sono riuscito a tornare in terra calabra, nel Cosentino, e a ricongiungermi con i miei genitori, ormai anziani e bisognosi del mio aiuto e del mio conforto. Le loro condizioni di salute, anche psichica, sono peggiorate con l’avvento del Coronavirus.
Come dicevo all’inizio ero contentissimo, finalmente potevo stare vicino alla mia famiglia, finalmente potevo rivedere quei pochi amici che ancora mi rimanevano giù, finalmente potevo riassaporare la cucina e i sapori della mia terra d’origine.
Dopo un solo mese di lavoro ho iniziato, però, a pormi le prime domande: fino a quando potevo sopravvivere in una sanità allo sfascio come quella calabra io che mi ero formato al Nord ed ero abituato a lavorare come si lavora al Nord?
Qui in Calabria tutto è approssimativo, soprattutto nell’ambito sanitario. Tutto quello che può sembrare scontato nel Nord d’Italia, qui sembra una conquista inarrivabile, una montagna da scalare a mani e piedi nudi.
Anche per il più semplice prelievo di sangue o per una visita medica di base occorre la raccomandazione, la spinta dell’amico dell’amico, il beneplacito del politico o dello ‘ndranghetista di turno.
Lavoro, ad esempio, in una Medicina. In reparto Medici e Infermieri sono sottoposti alle direttive di un OSS che appartiene ad una nota famiglia malavitosa. Nessun professionista è autonomo, tutto è dettato dagli interessi di questo o quel potente di turno.
Voglio tornare indietro e portare via con me anche la mia famiglia. Non sono sposato, per cui ho la possibilità di spostarmi come voglio, ma non voglio dargliela vinta a questa gente ed ho deciso di iniziare a ribellarmi. Ieri ho iniziato a scrivere alla Direzione Generale del mio ospedale e a tutti i sindacati, denunciando tutte le mancanze ha cui ho dovuto far fronte nell’interesse degli Assistiti. Non mi ha ancora risposto nessuno, ma sono fiducioso, prima o poi saranno costretti a farlo.
Un consiglio, se volete tornare al Sud pensateci bene, potreste trovarvi nella mia stessa situazione.
Ciao.
Michele, Infermiere
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[…] un infermiere mi chiamo Angelo lavoro al sud precisamente in Sicilia. Vorrei dire al collega Michele che la colpa della malasanità calabrese non è da attribuire alla nostra gente o ai nostri […]
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