Continuano le lamentele per la mancanza di Infermieri all’ospedale di Legnano, ASST Milano Ovest disperata. Protesta Nursind: “serve assumere”.
Finita o quasi la fase più cruenta della Pandemia Covid, ma non finiscono i guai per gli ospedali italiani, alle prese con carenze di personale mai visti prima. Ad esempio a Legnano (Lombardia) gli Infermieri sono esasperati perché costretti a saltare i riposi, a fare doppi turni e a rinunciare a ferie e riposi.
Gli Infermieri dell’Asst Ovest Milano sono oramai in burnout e pesanti sono anche le proteste dei sindacati.
“Il problema – spiega alla stampa Giovanni Migliaccio della segreteria territoriale NurSind Milano – è la carenza di personale; ad esempio nel periodo pre–pandemia eravamo già sotto organico, ora la situazione si è aggravata ed è giunta al limite della sopportazione umana e professionale”.
“In molti durante l’emergenza sanitaria si sono licenziati: c’è chi ha preferito il privato e chi, invece, ha cambiato proprio vita. Così siamo rimasti in pochi. I servizi sanitari a Legnano, Magenta, Cuggiono e Abbiategrasso stanno tornando alla normalità con tutte le complicanze del dovuto. Ma gli infermieri sono troppo pochi” – ha aggiunto l’esponente Nursind.
La situazione è grave in tutto l’ospedale legnanese, dove vi sono lavoratori impegnati in prima linea sul fronte dell’emergenza e urgenza si trovano a «dover affrontare carichi di lavoro estenuanti». Risulta fortemente penalizzante il fatto che la categoria sia stata «riconosciuta sotto il profilo formativo e professionale, ma non contrattuale – afferma il sindacalista -. Gli infermieri sono trattati come prima se non peggio: turni massacranti a poco più di 1.500 euro al mese. Questo rende poco attrattiva questa professione, i giovani che scelgono di diventare infermieri se ne vanno all’estero dove il loro lavoro è retribuito meglio. Come dargli torto?».
In pronto soccorso, a Legnano, gli accessi giornalieri continuano ad aumentare: i dati sono passati da una media di 148 persone al giorno nel mese di gennaio a 170 a febbraio. E non si parla di pazienti Covid bensì di persone che arrivano con patologie o traumi da curare. «Pesavamo di riuscire a tirare un sospiro di sollievo non appena la morsa della pandemia ce lo avrebbe permesso – commentano i lavoratori -. Invece non è così. Ci troviamo peggio di prima: turni impegnativi, ferie ridotte all’osso. Non ce la facciamo più, qualcosa deve cambiare».
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