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Mamme Infermiere, Ostetriche o Medico: eroine senza pari.

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La festa della mamma quando sei infermiera, ostetrica, medico o comunque un professionista sanitario, non è lo stesso che per qualsiasi cittadina comune.

Pensando alla festa della mamma e agli esercenti professioni sanitarie, mi venivano in mente quegli articoli:

• “Baby boom in un ospedale Usa, 9 infermiere incinte insieme”, dove si racconta un caso piuttosto singolare successo a Portland, nello stato dell’Oregon;

• “Arizona, 16 infermiere dello stesso reparto sono incinte”, in questo caso le infermiere in gravidanza, quasi contemporaneamente erano ben “16!”

Le considerazioni da fare in questo caso, sono molte, come prima cosa, m’immaginavo, tanto per visualizzare qualcuno, il mio dirigente professioni sanitarie affrontare una situazione del genere. Ovviamente mi veniva da sorridere, anche se in Italia, purtroppo è un episodio che ha del fantascientifico.

1° Negli ospedali nostrani, a malapena abbiamo le unità sanitarie, per garantire i minimi assistenziali, in caso di sciopero.

2° Purtroppo, quando esistono, abbiamo pochi reparti con ben 16 infermieri. …ancora, causa il blocco delle assunzioni, l’età media del personale sanitario era fortemente superiore ai 50 anni. Quindi è più facile che vadano contemporaneamente in menopausa, piuttosto che accusino una gravidanza.

Aimè si paga lo scotto delle mancate assunzioni per lungo tempo, ragione per la quale, una coppia, quando può costruire una famiglia, spesso è sopraggiunta l’età che non lo permette.

E’ piuttosto noto che nel nostro contesto Nazionale, diversamente da altri paesi, non ci sono politiche propedeutiche per la famiglia, ma le défaillance Nazionali sono più impegnative da affrontare se si pensa ai professionisti sanitari.

Un’infermiera o un’ostetrica, turnista e non, che dichiara di essere in dolce attesa è un problema per il contesto dove lavora. Spesso, almeno nella Regione Lazio, non esistono automatismi per la sostituzione della dipendente in gravidanza, ragione per quale le colleghe (le donne che costituiscono il 70% del personale sanitario), si trovano a dover sostituire la collega con lo straordinario (programmato), per un periodo indefinito o fino al rientro della collega.

Gli asili nido aziendali, almeno nella regione Lazio, sono inesistenti. Gli altri, privati e/o pubblici sono preziosi e rari, ma soprattutto non funzionano sabato, domenica, festivi e di notte (…e il tardo pomeriggio?). Quindi la professionista sanitaria, sa che nel rientrare a lavoro, dovrà organizzarsi per la gestione dei propri cuccioli. Beatificando le nonne.

La politica, di qualsiasi colore sia, dice di volersi impegnare verso l’accrescimento della natalità, probabilmente il personale sanitario non lo ha mai considerato. …e comunque non si può decidere di procreare sulla base degli umori del governo di turno. Oggi concedono una cosa, domani ne danno un’altra, per togliere la precedente.

La politica pro genitorialità e figli, è piuttosto evidente pensando ai 10 gg di congedo paternità. E’ una norma che vaga per le sacre stanze del Governo dal 2012, ma per i dipendenti pubblici, come sono molti infermieri, avevano dimenticato i “decreti attuativi”. Ci sono voluti 10 anni, affinché la celebrata normativa, consentisse ai neo papà nel pubblico impiego, di stare vicino alle proprie compagne, anche in caso di aborto, per “ben 10 giorni”. “SPRECONI!”

Ho colleghe che debbono fare la guerra, ovviamente da noi supportate, per veder riconoscere il diritto di famiglia, secondo cui, se entrambi turnisti, uno dei due genitori, per assolvere al meglio alle funzioni genitoriali, ha diritto al turno opposto a quello del compagno.

Quanto sopra, rappresentano comunque “casi felici” dove la situazione a seguito di contestazioni, potrebbe andare per il meglio. Ciò nonostante ed è piuttosto imbarazzante!

Si colpevolizza le donne, soprattutto perché non vogliono fare figli, chi lo dice ha il prosciutto davanti agli occhi?!

Penso alle colleghe “costrette” a lavorare, per pochi euro, con partita IVA. Costrette dal momento che alcune strutture sanitarie, private, non concepiscono altri tipi di “assunzioni (reperimento di personale)”, se non quelle tipo libero professionale.

Le lavoratrici autonome hanno diritto ad un’indennità giornaliera, …ma al rientro dal parto il loro lavoro sarà garantito, o dovranno ricominciare da capo?

Le politiche pro genitorialità, durante la pandemia, non hanno impedito alla Regione Lazio di negare le assunzioni alle infermiere nella graduatoria dell’ospedale Sant Andrea, in gravidanza o puerperio. La gravidanza o il puerperio dovrebbero essere periodi in cui si dovrebbe poter stare tranquille e/o serene.

Le infermiere, in graduatoria, dichiarate idonee, se in gravidanza o in puerperio, avrebbero dovuto essere lasciate in graduatoria, ma ne veniva impedita l’assunzione. Io stessa, consigliai, d’accordo con gli avvocati, di non svelare lo stato di puerperio, appena firmato il contratto, avrebbero dovuto chiedere il rispetto del periodo di maternità.

Le colleghe in avanzato stato di gravidanza, non potevano nascondere nulla. Le neo assunte, “finivano” tutte in unità Covid, nonostante fossero, silenziosamente, nei primi mesi di gravidanza o immediatamente dopo il parto.

Le aziende, erano lente nel far firmare i contratti, io stessa, ricordo di aver chiamato una delle direzioni, facendo la voce “Grossa”, per le mancate firme dei contratti. Gli amministrativi erano in home working, per tutele da Covid e nel Lazio, diversamente da altre regioni, i contratti on line, non potevano essere sottoscritti.

Ovviamente la mia preoccupazione, di allora, era a mille! Mi sentivo responsabile per le giovani colleghe e i bambini in arrivo.

Fortunatamente le donne, sono donne, quindi con molte marce in più, in molte si sono unite, altre lo hanno fatto singolarmente, ma fecero ricorso, vincendolo!

La Regione Lazio, a seguito dei ricorsi, prese atto dell’illegittimità del provvedimento, dovette tornare sui propri passi, portando a termine le assunzioni delle infermiere che erano rimaste sospese, …ma, si dovette far carico delle spese legali delle colleghe che avevano optato per il ricorso.

Fu così che le infermiere, ricorso su ricorso, costrinsero la regione Lazio a far assumere quelle infermiere “brutte e cattive”, in gravidanza o puerperio. W le politiche per la famiglia e più figli.

Potrei proseguire all’infinito, ma non vi voglio annoiare.

Buona festa della mamma a tutte le esercenti professioni sanitarie, che hanno più di una marcia in più, essendo donne, mamme e professioniste sanitarie!!!!!

Laura Rita Santoro, Nursing Up Lazio

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