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Lorenzo, 23 anni, neo-Infermiere: “mi sono laureato studiando il mio tumore a cui ho dedicato la tesi”.

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La storia di Lorenzo De Iaco, 23 anni, mette i brividi. Ha sconfitto il tumore e si è laureato con una tesi in Infermieristica dedicata alla patologia di cui soffriva.

Lorenzo De Iaco, neo-Infermiere, 23 anni, è l’esempio di quanto eroismo e di quanta abnegazione ci possa essere alle spalle di un traguardo raggiunto. Lui ha sconfitto il tumore e al tumore ha dedicato la sua tesi di laurea in Infermieristica.

Lorenzo è tarantino e lavora oggi come Infermiere presso un Hospice, dedicandosi notte e giorno all’assistenza di pazienti oncologici. E’ già un adulto, quello che ha passato lo ha fatto crescere e divenire presto uomo: “occorre credere tremendamente in sé stessi, quasi come fosse un dovere, perché c’è sempre una parte di noi che non conosciamo; io oggi so che sono la persona più forte che io conosca; gli altri devono fare lo stesso, senza paura, raccontando la propria malattia”.

Quando aveva tre anni si è ammalato di Neuroblastoma, poi è guarito, ma il male si è presentato in piena Pandemia Covid sotto forma di Linfoma Hodgkin. Dopo 20 anni si è ritrovato a combattere una patologia crudele, si è curato, ha seguito tutto il ciclo della chemioterapia e ora sta bene.

Come dicevamo ha dedicato la sua tesi al male oscuro che lo ha colpito. Il titolo del suo studio “Gestione e assistenza sul paziente col linfoma di Hodgkin, sfida contro sé stessi“. La stessa è stata relata dalla prof.ssa Carmela Lacatena.

Lorenzo dopo la discussione della sua tesi di Laurea in Infermieristica.
Lorenzo dopo la discussione della sua tesi di Laurea in Infermieristica.

E’ stato intervistato di recente dalla collega di Repubblica Bari, Raffaella Capriglia. Vediamo come e cosa le ha risposto.

Quale è stato il suo percorso?

Dopo il diploma in biotecnologie sanitarie ho frequentato Scienze infermieristiche all’Università di Bari, nella sede a Taranto. Avevo incontrato il tumore già da piccolo. Lo scorso anno ero stanco, perdevo peso e avevo una sudorazione particolare: gli esami hanno confermato il linfoma.

E sono iniziate le cure.

Sì. Grazie a Ignazio D’Andria. del progetto Amici del Minibar-Nadia Toffa, ho contattato il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, diretto dal dottor Valerio Cecinati. Sono riuscito a sconfiggere tutto: i valori sono buoni, faccio controlli periodici.

Cosa ha sostenuto con la sua tesi?

E’ una tesi sanitaria, ma ha un’impronta psicologica. Spesso il malato oncologico tende a chiudersi in se stesso e ad avere grosse difficoltà perché non si sente compreso. E’ un messaggio alle persone in difficoltà, come lo ero io: ritrovare sé stessi con i propri punti di forza.

Come si è articolata la ricerca?

Il nome del progetto è ‘Linfofriend therapy’. Novecentosettanta persone – un ampio campione reale: il più piccolo ha 13 anni, il più grande 87 – hanno risposto a un mio questionario con 20 domande. Ho creato gruppi social su piattaforme come Facebook, nelle quali erano presenti pazienti oncologici, ma anche familiari, amici e persone estranee, per farli entrare in contatto con la malattia e informarli.

Cosa è emerso?

Sensibilità, interesse, una risposta positiva anche dalle persone estranee all’argomento, curiosità a interfacciarsi con il problema. La sintesi è: l’informazione è molto importante e il paziente oncologico ha bisogno di supporto psicologico. A causa del grande carico di lavoro, il personale sanitario è a volte molto preso dalla cura della malattia ed è tralasciato l’aspetto psicologico. Questi gruppi social risultano utili perché il paziente può chiedere informazioni e stare a contatto con persone simili.

Fa bene parlare?

Sì, ciò che dà più fastidio è essere trattato da malato; nei gruppi social, invece, dall’altra parte hai persone che stanno passando il tuo stesso momento, ma non le vedi. Si diventa più coraggiosi con gli estranei. Bisogna abbattere alcune barriere psicologiche e culturali.

Lei come ha fatto? E come fa oggi ad aiutare i malati?

Sto mettendo in pratica ciò che ho imparato su me stesso. Io ho continuato a studiare, facevo esami, scrivevo la tesi, ho continuato a ridere e scherzare: facevo sempre qualcosa, ero talmente preso a livello psicologico che il fisico è andato avanti da solo. Sono stato sempre bene, nonostante le 18 ore di chemio al giorno e la pandemia. Tutti si sarebbero sentiti soli, io ho reagito: era impegnativo, ma era un arricchimento”. Lorenzo segue oggi un master in coordinamento delle professioni sanitarie. Gli obiettivi futuri sono la laurea magistrale e continuare nel campo della ricerca sanitaria.

Auguri Lorenzo e continua ad affrontare la vita con così tanta veemenza e speranza. Sei un grande!

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