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La professione infermieristica non è “usurante”, De Palma (Nursing Up): «Intervenga il Ministro Orlando!».

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La delicata attività professionale infermieristica non è ancora stata riconosciuta nel famoso elenco delle “mansioni usuranti”. Gli infermieri si prodigano ogni giorno per tutelare la salute degli italiani, anche a dispetto della propria incolumità fisica. Ci appelliamo pubblicamente al Ministro Orlando, che può e deve intervenire, inserendo le attività infermieristiche tra quelle usuranti.

Nemmeno i 18 mesi della Pandemia, fatti di turni massacranti e sforzi immani, sono riusciti a cambiare il vento.

«L’impegno spasmodico messo in campo nei mesi della pandemia non ha fatto altro che confermare l’estrema delicatezza e propensione della nostra quotidiana attività professionale, a generare una forte usura. Speravamo che l’emergenza sanitaria avrebbe anche abbattuto, una volta per tutte, il muro dell’indifferenza di una classe politica che non smette di voltarci le spalle.

E lo fa nei momenti decisivi, nei frangenti cruciali, costringendo i professionisti della sanità, legittimamente, ad “alzare la voce”, per ribadire quelle istanze legate al riconoscimento delle prerogative legate alla rischiosa e sfibrante attività che svolgono».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

A sollecitare le reazioni del Sindacato che difende gli infermieri, sono state proprio le attività della Commissione istituzionale sui lavori gravosi, che ha individuato 203 nuove mansioni per le quali potrebbero aprirsi le porte dell’Ape sociale nel 2022.

«Il problema è che gli infermieri, con il Decreto Min. Lavoro del 5 febbraio 2018, sono stati riconosciuti nell’elenco dei lavori gravosi, ma non in quelli usuranti», dice il leader.
Invece, è l’articolo 1 del dlsg 67/2011 a stabilire quali sono i lavori cosiddetti usuranti, ossia quelle attività che richiedono un impegno fisico e mentale particolarmente elevato da giustificare un accesso anticipato al trattamento pensionistico rispetto alle altre categorie di lavoratori.

In tali disposizioni gli infermieri rientrano solo in via residuale tra la generalità dei lavoratori notturni, e alla fine, quelli che beneficiano effettivamente di tali previsioni sono pochi, perché l’attività usurante viene riconosciuta solo nei casi in cui i dipendenti prestino servizio per almeno 6 ore del periodo notturno e per un minimo di 78 notti ogni anno. Sono poi considerati come usuranti anche quei lavori in cui l’impiego nella fascia 24:00-05:00 è di sole 3 ore, ma per un periodo di lavoro pari all’intero anno lavorativo.

«E la qualità, la tipologia le peculiarità del servizio infermieristico ed il carattere stressogeno dell’attività svolta, quanto contano, chiede De Palma?

Noi siamo quelli che hanno anteposto la salute degli italiani alla propria, lo facciamo ogni giorno ed indipendentemente da questa maledetta emergenza sanitaria. Noi siamo quelli che reggono le sorti di un sistema caratterizzato di strutture vetuste ed anni di austerity dove il peso del nostro nobile lavoro diventa sfinimento quotidiano, che ci logora e ci consuma.

Siamo quelli dei turni massacranti, diurni e notturni, siamo quelli dei segni sul volto lasciati dalle mascherine, quelli visibili. E anche di quelli invisibili, cicatrici fatte di paura, di angoscia e di confronto quotidiano con la malattia e con la morte che non si rimarginano facilmente.

Eppure oggi, fine settembre 2021, addirittura dopo che sono passati 18 mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, la professione degli infermieri italiani, udite udite, non è ancora riconosciuta tra quelle considerate come usuranti. O meglio, lo è solo se lavori di notte ed a certe condizioni.

Che pena tutto questo, continua De Palma, qualunque cittadino è in grado di comprendere che il carattere usurante della nostra attività prescinde dal mero parametro legato al servizio di notte o al numero di turni svolti. Esso è peculiare ed insito nel tipo di lavoro che siamo chiamati a svolgere.

Certo lo stress ed il rischio per la nostra salute aumenta durante la notte per ovvie ragioni, ma esercitare la professione infermieristica non è come essere seduti ad una scrivania, e questo vale a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Gli infermieri italiani, con il Decreto del Ministero del Lavoro del 5 febbraio 2018, sono stati

riconosciuti “solo” nell’elenco dei lavori gravosi.

Fummo profondamente indignati di fronte a quel provvedimento. Da allora il nostro Sindacato non ha mai smesso di portare avanti battaglie serrate per ottenere un cambiamento che, dopo l’emergenza, ci saremmo aspettati di vedere realizzato. Siamo di fronte ad uno dei fili rossi che uniscono le nostre battaglie sindacali, dice De Palma.

Non abbiamo mai smesso di chiedere ai Governi il riconoscimento del carattere usurante delle nostre attività.

Oggi ci appelliamo pubblicamente al Ministro Orlando, che può e deve intervenire, inserendo finalmente le attività infermieristiche tra quelle usuranti.

Chiediamo quello che il Governo avrebbe dovuto fare già da tempo per gli infermieri, si signore, avrebbe dovuto farlo molto prima della Pandemia.

Insomma, non serviva certo il Covid per dimostrare che il mero riconoscimento di “lavoro gravoso” suona come una presa in giro per gli infermieri. Non ci si addice e non ci riscatta, perché la nostra categoria è fortemente segnata, da sempre, da problemi psico fisici legati all’esercizio della propria attività lavorativa, lo dicono i dati dell’Osservatorio nazionale su mobbing e stress lavoro correlato, nonché da quelli dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro.

Insomma, noi tutti ci chiediamo, oggi più di ieri, ed ancora una volta, perché gli infermieri ancora non debbano ancora rientrare tra i lavoratori che svolgono attività usuranti.

Eppure sollecitano continuamente le loro colonne vertebrali pagando il prezzo di patologie croniche degenerative, vivono anni di stress dovuti a turni massacranti, e perdono riposi dopo le notti effettuate, dato che lo smonto notte, talvolta capita pure che venga conteggiato come riposo, e in alcuni casi è già corredato di una reperibilità che verrà attivata in caso di malattia del collega-

Insomma, quando si parla degli infermieri, delle loro responsabilità dell’elevato livello di stress psico fisico che ne contraddistingue l’attività, non si può utilizzare il mero parametro nel numero di turni di notte effettuati nell’arco dell’anno, come prevede ora la legge: prestare servizio per 10 ore di notte in condizioni massima allerta, in un servizio di rianimazione o ad un tavolo operatorio, dove “secondo dopo secondo” l’allarme di un respiratore automatico può richiedere un immediato intervento salvavita, non è come essere adibiti ad una catena di montaggio .

Gli infermieri sono responsabili di vite umane, tuona De Palma.

Per queste ragioni, noi considereremo l’eventuale inerzia del Ministro del Lavoro Orlando, come fosse un vero e proprio disconoscimento per coloro che, più di ogni altra professione, hanno pagato in termini infezioni e di vite umane anche il corrente periodo dell’emergenza.

Ci vengano loro a lavorare negli ospedali italiani, dove in una situazione di perenne emergenza, sai quando entri ma non sai quando potrai tornare a casa.

Assumano loro la responsabilità di tenere tra le mani, appesa ad un filo, la vita di tanta gente 24 ore su 24 oppure, se proprio se la sentono, ci dicano almeno quali sarebbero, di fronte a cotanta evidenza, le motivazioni per le quali la nostra attività non è ancora stata inserita nell’elenco di quelle usuranti, chiosa De Palma».

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