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Infermieri Uniti: mancano DPI, rispettate gli infermieri!

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Infermieri Uniti: proteste dal gruppo, occorre rispetto verso gli infermieri!

Il gruppo infermieri uniti cresce in maniera esponenziale e chiede rispetto per gli infermieri.

Un fenomeno nato già qualche mese fa e che ha già aggregato migliaia di professionisti sanitari con un unico obbiettivo comune: ottenere un contratto equo, dignitoso ed equiparato a quello dei colleghi europei.

Nella drammatica situazione in cui versa l’Italia a causa dell’epidemia da Sars-Cov 2, si fa preminente porre l’attenzione sulle esigue, a volte assenti, scorte di dispositivi di protezione individuale adeguati alla prevenzione dei contagi nelle manovre clinico-assistenziali.

I dispositivi di protezione individuali per garantire la loro efficacia di protezione devono avere dei requisiti normativi e tecnici adeguati al fine di salvaguardare l’operatore dagli effetti dannosi conseguenti all’esposizione di inquinanti ambientali di natura biologica e rappresentano la premessa per prevenire contaminazioni crociate.

L’art. 43 comma 4 del D.Lvo n. 626/94 e successive modifiche e integrazioni (T.U. per la sicurezza sul lavoro D.L 09/04/08 n. 81), prevede che il datore di lavoro debba assicurare l’efficienza e le condizioni igieniche dei dispositivi di protezione individuali.

Questi ultimi devono essere conformi alle norme previste nel D.Lgs n. 475 04/12/92. Il datore di lavoro è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa, tutte le misure che secondo le particolarità del lavoro, la tecnica e l’esperienza, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro (art. 2087 Cod. Civ.).

Con il Decreto Salva Italia ciò è venuto meno, come sono venute meno le linee guida, i protocolli e le corrette pratiche assistenziali finora poste in essere. Sostanzialmente tutte le normative sulla sicurezza dei lavoratori sono sospese e che le aziende produttive possono identificare i requisiti di sicurezza e la produzione di mascherine autonomamente.

Da aggiungere, anche la prevenzione dal rischio burnout e stress post traumatico, misure che nessuno sta adottando ne prendendo in considerazione; va considerato che gli operatori sanitari sono classificati come vittime di terzo grado, ma in questo contesto, a cui si aggiunge il rischio e pericolo di contrarre il contagio per mancanza ed inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuali, andrebbero individuati come vittime di primo livello proprio perché nel contesto specifico lo stress psicologico aumenta in maniera esponenziale.
Parlare di sicurezza impone anche il rispetto delle leggi di prevenzione da stress e burnout.

Nonostante tutti gli sforzi del personale sanitario che sta lavorando in condizioni apocalittiche, con grande senso civico e spirito di abnegazione, tutte le decisioni finora prese stanno mettendo a repentaglio la salute e la vita dei professionisti e delle loro famiglie (tant’è che per l’art. 7 del D.L n 14 del 09/03/2020 non saranno posti in quarantena se hanno avuto contatti con pazienti affetti da Covid 19 se asintomatici).

A tutto ciò si aggiungono assunzioni di neolaureati, privi di esperienza e scaraventati nelle realtà operative in piena emergenza e senza alcun riguardo, tutela o affiancamento (al momento ovviamente impossibile), obbligati a contratti precari appaltati ad agenzie interinali, o con partita iva, o senza alcuna prospettiva di rinnovo, o la possibilità di rientro in servizio di personale già messo a riposo.
Questa necessità deriva da un problema strutturale del nostro paese (l’OCSE segnala una media di 50.000 infermieri in meno rispetto al reale bisogno).

Ogni infermiere positivo è un infermiere in meno su una conta già di per sé insufficiente.

Il gruppo infermieriuniti, già da tempi non sospetti, aveva chiesto e continua ad esigere un contratto dignitoso che rispetti la professionalità acquisita negli anni dalla nostra categoria.

A ciò si aggiunge inesorabile ed inevitabile la richiesta di tutela della salute degli stessi, ora più che mai.
Ci auguriamo che da oggi la presenza infermieristica sia considerata come risorsa ineluttabile ed indispensabile, non come mera spesa pubblica.

Il gruppo #infermieriuniti.

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