La proposta dell’OPI di Torino
L’Ordine degli Infermieri di Torino in prima fila alla prima assemblea nazionale delle professioni sanitarie e sociali che si è svolta sabato scorso a Roma. All’incontro, durante il quale sono state formulate alcune richieste al Governo e alle singole Regioni, ha infatti partecipato sia il presidente Massimiliano Sciretti che la vicepresidente Monica Rolfo.
Quello di sabato è stato – di fatto – il primo appuntamento di incontro e confronto di tutte i professionisti che lavorano nel campo della salute: infermieri, medici, farmacisti, ostetriche, veterinari, tecnici sanitari ma anche psicologi, biologi, chimici, fisici, assistenti sociali.
Uniti non solo per la tutela della salute individuale e collettiva ma anche garanti della dignità della persona e del diritto alla salute al di là di ogni logica di profitto e di interessi corporativistici. Durante l’incontro si è evidenziata la necessità di una riforma che possa restituire fiducia agli operatori sanitari, riconoscendo loro una maggiore responsabilità nei processi di gestione e più autonomia nei processi di cura, attraverso la definizione di un nuovo ruolo capace di garantire la salute dei cittadini e allo stesso tempo di farsi carico della sostenibilità del sistema.
A chiusura dell’incontro le Federazioni sanitarie degli ordini professionali hanno stilato un documento con la richiesta a Stato e Regioni di intensificare la collaborazione con le professioni sanitarie e sociali e i loro enti esponenziali per assicurare un Servizio Sanitario Nazionale che garantisca effettivamente e uniformemente i diritti costituzionalmente tutelati dei cittadini, quale segno irrinunciabile di civiltà e di crescita sociale. Al Governo è inoltre stato chiesto di elaborare un’analisi rischi/benefici delle proposte di autonomia differenziata presentate dalle Regioni per misurare l’impatto di tali riforme sulla finanza pubblica, sulla tenuta di tutti i servizi sanitari regionali, sulla mobilità interregionale, sul ruolo di garante dei Livelli Essenziali di assistenza, sui diritti dei pazienti e sull’equità dell’assistenza.
A ciò si aggiunge la necessità di adottare iniziative per parametrare il fabbisogno regionale standard anche in base alle carenze infrastrutturali, alle condizioni geomorfologiche e demografiche, nonché alle condizioni di deprivazione e di povertà sociale, condizioni che inevitabilmente determinano variazioni anche sui costi delle prestazioni.
«Quella dell’infermiere è la professione più vicina al paziente, che viene seguito costantemente, sia in ricovero che a domicilio – concludono Sciretti e Rolfo – C’è bisogno di un tavolo di confronto permanente tra le professioni sanitarie e sociali, il Governo e le Regioni, esteso alla partecipazione delle organizzazioni dei cittadini. Ed è necessario mantenere universale e unico il Servizio sanitario, instaurando un rapporto diretto con i professionisti che di questo fanno parte secondo le loro peculiarità».