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L’infermiere pediatrico: perchè è insostituibile!

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L'infermiere pediatrico: insostituibile risorsa del SSN!

In questo articolo vogliamo affrontare il discorso dell’infermiere pediatrico, figura professionale che ancora oggi non viene riconosciuta come merita.

La nomenclatura professionale ci dice che: ’’L’Infermiere Pediatrico è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma di laurea abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale, è responsabile dell’assistenza infermieristica pediatrica” (Profilo Infermiere pediatrico, 2006).

Ma cosa fa davvero un’infermiere Pediatrico? E perché lo distinguiamo da un infermiere non pediatrico?

Responsabilità e compiti che sono stabiliti dal Decreto ministeriale n. 70 del 17 gennaio 1997, Regolamento concernente l’individuazione della figura e relativo profilo professionale dell’infermiere pediatrico:

  • identificare i bisogni di salute fisica e psichica di neonato, bambino, adolescente, e in generale della famiglia;

  • identificare in maniera specifica quelli che sono i bisogni di assistenza infermieristica pediatrica, e formulare i relativi obiettivi;

  • pianificare, condurre e valutare gli interventi di infermieristica pediatrica;

  • partecipare a interventi di educazione sanitaria;

  • partecipare alla cura degli individui sani in età evolutiva;

  • partecipare all’assistenza ambulatoriale, domiciliare e ospedaliera dei neonati;

  • partecipare all’assistenza ambulatoriale, domiciliare e ospedaliera dei soggetti di età inferiore ai diciotto anni e affetti da malattie acute e croniche;

  • partecipare alla cura di persone in età adolescenziale;

  • garantire che le prescrizioni diagnostiche e terapeutiche vengano applicate in maniera corretta;

  • agire sia individualmente sia in collaborazione con altri operatori sanitari e/o sociali;

  • avvalersi, quando necessario, del supporto di personale per espletare le varie funzioni.

L’infemiere Pediatrico quindi si occupa di bambini; bambini ovviamente sofferenti e che hanno bisogno di assistenza specifica e qualificata.

Prendersi cura di un bambino significa predisporsi ad una vicinanza sia mentale che fisica tale da permetterci di comunicare con lui rispettandone l’identità. Le differenze che rendono il bambino un individuo a sé stante rispetto all’adulto sono molte e riguardano l’anatomia, la fisiologia, le patologie e l’approccio clinico assistenziale.

Per fare ciò quindi l’infermiere pediatrico affronta uno studio universitario specifico dove qualsiasi situazione clinica viene vissuta e studiata in rapporto ad un bambino; si presuppone che quindi esso abbia, al termine degli studi, acquisito un’abilità tale da poter gestire un qualsiasi paziente pediatrico.

Un infermiere NON pediatrico, invece, è una figura altamente qualificata sul paziente adulto; ciò significa che ha intrapreso un percorso di studi concentrato sull’assistenza al paziente non pediatrico. Difatti, le ore di lezione di pediatria che uno studente di infermieristica affronta nel percorso dei tre anni universitari sono solo 50 a fronte di quasi 3000 ore di lezioni ed il tirocinio in reparti di pediatria non è obbligatorio.

Quindi tutto mi sembra ovvio, l’infermiere pediatrico lavora in pediatria, l’infermiere non pediatrico lavora nei reparti per adulti, ma se questo è vero perché in Italia troviamo molto spesso infermieri nei reparti di pediatria? È una cosa contradditoria con quello che abbiamo appena detto di sopra!

Il problema è che lo Stato italiano tende a garantire la maggiore qualità assistenziale possibile RIDUCENDO in maniera massiva le spese economiche; assumere un infermiere pediatrico è difatto una spesa maggiore rispetto all’assunzione di un infermiere , perché, assumendo un solo infermiere , che magari nel corso degli anni ha preso un master in pediatria, si ha la possibilità di spostarlo come ‘’tappa buchi’’ in ogni singolo reparto che ne necessita, quindi anche in pediatria; assumendo un infermiere pediatrico si è limitati a spostarlo in soli reparti pediatrici e quindi se si ha la necessità in altri reparti si è costretti ad assumere un altro infermiere.

Per questa logica, in Italia il 55% degli infermieri pediatrici non trova lavoro; il 30 % si trova con contratti a tempo determinato spesso non rinnovabili e solo il 15°% ha contratti a tempo determinato.

In italia quindi si da la possibilità ad un infermiere generico di effettuare un master di un anno in pediatria e quindi trovarsi alla pari con un infermiere pediatrico ma a quest ‘ultimo non si da la possibilità ne di integrare l’assistenza adulta con un’ altro anno ne di lavorare nei reparti che gli competono.

Una questione, quella dell’infemriere pediatrico, molto triste e sconfortevole;

si vedono sempre più spesso neolaureati trasferirsi all’estero: Inghilterra, Germania, Svizzera, dove non solo la loro figura è considerata di alto valore, ma la necessità assistenziale è cosi elevata che c’è lavoro per tutti. Gli ospedali esteri in più mettono a disposizione corsi gratuiti per imparare la lingua straniera e stare a pari passo con i loro professionisti; danno la possibilità di crescita professionale con maggiori profitti, infatti se acquisisci anche solo un master di primo livello percepisci un aumento sul mensile.

Gli infermieri pediatrici italiani combattono ormai da anni per rivendicare la loro professione, ma senza risultati.; l’Italia li ha abbandonati a sé ma continua comunquesia a portare avanti questo corso universitario ‘’sfornando’’ ogni anno migliaia di professionisti che non troveranno un avvenire.

È doloroso denigrare l’Italia, Paese in cui nasci e vivi e che non vorresti mai abbandonare ma purtroppo la società ti impone di lavorare per sopravvivere e se per gli infermieri pediatrici non c’è lavoro pian piano sarà una figura che si andrà ad estinguere radicalmente dalla nostra nazione.

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