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venerdì, Marzo 29, 2024
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Infermieri pediatrici e coronavirus: in Piemonte sembra di vivere in un film di fantascienza.

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Emergenza coronavirus, la situazione in Piemonte è da fantascienza. Il caos regna sovrano. Gli Infermieri Pediatrici liberi professionisti abbandonati a sè stessi.

Scritte verdi e rumore di battitura al computer. Anno del signore 2020. 28esimo giorno dal primo contagio. Situazione generale: caos cittadino. Allerta rossa: i sindaci invitano a evitare persone, cinema e palestre. [Da un megafono gracchiante] “Attenzione non è un’esercitazione. Ripeto…”

Fosse un film sarebbe questo l’incipit. Non è un film purtroppo ma una situazione molto vicina alla psicosi che in Italia stiamo vivendo.

Decido di non aderire ai diffusori di panico per carattere e responsabilità e al contempo rifuggo il cinismo non proprio della professione. Cosa rimane? Aridi numeri che si prestano anch’essi al gioco dei due poli che a volte convivono nella stessa persona.
Indago allora nella pratica clinica. Annoto mie le mie esperienze e gli sfoghi dei colleghi piemontesi.

L’infermiere pediatrico libero professionista entra spesso nella casa delle persone. Lì ti accorgi subito come le famiglie reagiscano alle notizie. Hai il polso diretto della situazione.

La TV è sempre accesa quasi ad aspettare la salvifica notizia di un imminente vaccino. I visi sono tesi e gli occhi attenti. Una mamma con la scusa di consegnarmi un asciugamano pulito controlla come mi sto lavando le mani.

Si richiede d’indossare i guanti anche per manovre per nulla invasive. L’ansia cresce e ogni tentativo di sdrammatizzare viene percepito come un nascondere reali pericoli. Nasce l’esigenza di tenere ferme le proprie conoscenze che si consumano nella letteratura per non restare invischiati dalla cultura urlante al “sospetto untore”. Studiamo, ci confrontiamo e così capisco che nella sanità pubblica in Piemonte la situazione non è tanto migliore.

Sorvolando sugli esponenti della Regione che facendo a gara con il Governo sulla tempestività delle notizie creando ancora più caos di quello esistente, gli ospedali sono alle strette. Vengono tolti infermieri dai reparti per destinarli al pre-triage delle tende preposte, le sale operatorie vengono trasformate in sale di isolamento e non c’è la percezione di un lavoro correttamente coordinato. Nessuno parla di nuove assunzioni per far fronte all’emergenza e l’idea di Fontana di richiamare i medici in pensione riecheggia anche nei corridoi piemontesi. Ognuno fa a modo proprio.

Gli OPI delle province continuano a ostentare il proprio silenzio e noi tutti viaggiamo a vista per non brancolare nel buio, affidandoci a ciò che ci è stato insegnato. Rigore scientifico, evidenza nella letteratura e buonsenso.

Quel buonsenso che nessuno dovrebbe perdere ma è difficile perché citando Manzoni: “L’operar senza regole è più faticoso e difficile mestiere di questo mondo”.

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