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Infermieri Italiani in Inghilterra: parla Luigi D’Onofrio della INS

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Luigi D'Onofrio (ISN) risponde alle domande di AssoCareNews.it spiegandoci nei dettagli cosa sta accadendo tra i 5000 Infermieri Italiani in Inghilterra.

Ieri su AssoCareNews.it parlavamo del contro-esodo degli Infermieri Italiani emigrati in Inghilterra e in altri Paesi della Comunità Europea. Oggi vi proponiamo una intervista ad uno dei più profondi conoscitori della “questione infermieristica” nella terra della Regina Elisabetta. Si tratta di Luigi D’Onofrio, Infermiere e blogger, che di recente ha reso nota la nascita dell’Italian Nurse Society.

Il nostro nasce come giurista (ebbene sì, ha una laurea in Giurisprudenza). Fin da subito ha scelto di abbandonare la carriera giuridica e di abbracciare la Professione Infermieristica scegliendo di trasferirsi in Inghilterra. Dopo mille peripezie e lavori precari nel gennaio 2015 si trasferisce a Londra dove inizia a lavorare presso il Moorfields Eye Hospital, il più antico, grande e famoso ospedale oculistico al mondo.

Successivamente decide di fondare un Blog Infermieristico, attraverso cui racconta dei e sui colleghi Italiani nella grande isola. Si tratta de Iltuoregnoperuninfermiere.info (parafrasando una famosa ed ironica citazione di Riccardo IIIUn cavallo, un cavallo, il mio Regno per un cavallo!“, tratta dall’omonica tragedia di Shakespeare), nel quale racconta le sue esperienze di infermiere nel servizio sanitario inglese, il celebre National Health Service (NHS).

Luigi D'Onofrio (a sinistra) assieme ad altri colleghi italiani durante uno sciopero generale dei Nurses inglesi.
Luigi D’Onofrio (a sinistra) assieme ad altri colleghi italiani durante uno sciopero generale dei Nurses inglesi.

 

A Luigi abbiamo posto alcune domande per capire cosa stia succedendo nella grande isola inglese e per tentare di intercettare le motivazioni che hanno portato, stanno portando e porteranno gli Infermieri Italiani ad abbandonare le terre estere per entrare a far parte del Sistema Sanitario Nazionale del nostro Paese. Un ritorno all’ovile, come si suol dire, che non può essere solo motivato da questioni legate alla nostalgia dei luoghi d’origine. Scopriamo di più leggendo il resto del servizio. 

Il logo dell'Italian Nurse Society fondato da Luigi D'Onofrio e da altri colleghi italiani in Inghilterra.
Il logo dell’Italian Nurse Society fondato da Luigi D’Onofrio e da altri colleghi italiani in Inghilterra.
 
Di recente, assieme ad altri colleghi italiani in Inghilterra, hai annunciato la nascita dell’Italian Nurses Society. Qual è l’obiettivo principale che.vi ponete come gruppo?
 
Italian Nurses Society nasce come community Facebook, ma ha il preciso intento di diventare, nel prossimo futuro, associazione di rappresentanza ufficiale degli infermieri italiani nel Regno Unito. Intendiamo colmare un vuoto creatosi negli ultimi anni, a seguito della massiccia emigrazione di migliaia di giovani e meno giovani professionisti italiani in terra britannica. Mancava un punto di riferimento per avere consigli, informazioni, anche solo per condividere un patrimonio immenso di conoscenze ed esperienze. Le istituzioni, in questo, non ci hanno mai aiutato. Sono però le comunità che formano le istituzioni. Dopo i primi anni di gavetta, la comunità infermieristica italiana è diventata sufficientemente matura da diventare essa stessa istituzione. Stiamo provando a realizzare questo obiettivo.
 
Quanti sono gli Infermieri Italiani in Inghilterra e quanti hanno già aderito alla vostra organizzazione?
 
Secondo un rapporto del registro NMC di aprile 2017, gli infermieri italiani nel Regno Unito erano circa 5000. Di questi, oltre 2600 sono dipendenti del National Health service, il servizio sanitario pubblico. Il nostro gruppo, nato due mesi fa, ne annovera già circa 500. Abbiamo ricevuto anche richieste dall’Italia, le abbiamo accolte con piacere perché il nostro obiettivo è anche fare divulgazione e diffondere la conoscenza dell’infermieristica britannica in Italia, Paese il cui modello sanitario ricalca molto da vicino quello dell’NHS. Siamo e dobbiamo essere però molto selettivi con queste ultime richieste, per via della estrema serietà e specificità dei nostri obiettivi. Ad esempio, abbiamo bandito pubblicità ed annunci di agenzie di reclutamento. Un gruppo troppo ampio, inoltre, diventerebbe ingestibile. I colleghi interessati alla realtà UK sono comunque i benvenuti. In futuro, quando riusciremo a creare un’associazione fisica, lasceremo la community online aperta, ma limiteremo le iscrizioni ai soli residenti nel Regno Unito.
 
I dati in nostro possesso ci parlano di una emigrazione di ritorno. Sono tantissimi gli Infermieri Italiani che lasciano l’Inghilterra per far ritorno in patria. Come mai questo fenomeno?
 
L’emigrazione in UK è per molti un momento transitorio, una fase della propria carriera. Si viene qui talvolta “per fare esperienza”, senza una reale intenzione di piantare qui radici. Basti considerare che ho sentito di molti, non solo infermieri, che non si iscrivono al registro degli italiani all’estero (AIRE) o lo fanno in ritardo, rispetto ai termini di legge. Trasferirsi in un’altra Nazione è inoltre un’esperienza che segna, nel bene e nel male. Talora le cose non vanno come previsto o non è ancora arrivato il momento giusto per staccarsi definitivamente dai propri cari. Non biasimo i colleghi che tornano, tutt’altro, tuttavia, parlando anche per esperienza personale, invito tutti i colleghi che meditano di rientrare o lo stanno per fare, di preparare, per quanto possibile, un piano di riserva, altrimenti si rischia di fronteggiare lunghi periodi di disoccupazione e precariato, con effetti ulteriormente deleteri sul morale e sui progetti di vita e lavoro.
 
Molti colleghi italiani in Inghilterra ci hanno parlato di mobbing e di razzismo nei reparti. Gli Italiani e gli stranieri più in generale sembra non siano visti bene dagli inglesi. Ti ritrovi in quello che diciamo?
 
Da quando ho creato il gruppo, mi sono giunte voci, per fortuna sporadiche, di episodi di discriminazione e mobbing. I casi sembrano essere prevalenti nei piccoli centri, rispetto alle aree metropolitane di Londra e Manchester, dove gli italiani sono solo una delle numerose comunità straniere. Gli episodi andrebbero comunque esaminati individualmente, anche perché, quando si emigra, occorre saper comprendere i processi mentali e culturali del popolo ospitante. Atteggiamenti per noi naturali e comuni, come il lamentarsi per inefficienze del sistema, potrebbero essere male interpretati dai britannici ed originare attriti sempre più gravi. Con questo non voglio affermare che vi siano colpe dei colleghi italiani, anzi. La nostra associazione si orefigge anche l’obiettivo di comprendere bene questi meccanismi di integrazione, per supportare e tutelare i colleghi. Speriamo in futuro di poter sviluppare quest’idea, attraverso forme di counselling e di assistenza legale mirate.
 
Avete annunciato la nascita della vostra società all’Ordine degli Infermieri. Credete che si possa instaurare un rapporto migliore tra gli Infermieri che.lavorano e vivono in Italia e chi attualmente si trova all’estero?
 
Attualmente non esiste alcun rapporto tra la comunità infermieristica italiana nel Regno Unito e quella nella madrepatria. Riconosco il merito di pagine Facebook, come “Infermieri italiani in UK“, di aver costituito un primo contatto e momento di aggregazione. Noi intendiamo portare molto più in avanti il discorso, passando dalla realtà virtuale a quella fisica e creando un ponte culturale e professionale permanente tra L’Italia e la Gran Bretagna. Vogliamo consentire agli infermieri presenti in territorio britannico di rientrare senza dover passare attraverso i concorsi pubblici e ricominciando da zero, ma vedendo riconosciute le immense competenze specialistiche ed avanzate che stanno maturando in questo Paese. Vi sono colleghi che eseguono interventi chirurgici in autonomia, altri che ricevono prestigiosi riconoscimenti internazionali, per le innovazioni introdotte nella vulnologia. Sono professionisti che l’Italia perderà per sempre, se il quadro generale non cambia. Dall’altro lato, vogliamo mostrare agli infermieri nella madrepatria le opportunità di avanzamento offerte da un modello di nursing che non è certamente perfetto, ma permette infinite possibilità di crescita. Anche qui il demansionamento è all’ordine del giorno, in alcune realtà. Sull’altro versante, però, è possibile trovare un posto di lavoro migliore in poche settimane; inoltre management, specializzazioni, carriera sono termini che fanno parte dei nostri discorsi quotidiani. Vi sono infinite innovazioni che potrebbero essere introdotte nel Sistema Sanitario Nazionale. Tutti questi progetti ambiziosi possono però trovare realizzazione solo instaurando un dialogo permanente con l’Ordine. A molti l’idea non è piaciuta. Ci siamo sentiti abbandonati due volte, prima e dopo essere partiti. Tuttavia, piaccia o meno, è l’Ordine che rappresenta gli infermieri italiani, per cui ci rivolgiamo ad esso come nostro interlocutore istituzionale. È il nostro “extra mile”, il passo in più, che abbiamo già iniziato a compiere, per dire: ci siamo anche noi, non ignorateci, possiamo offrire un grande contributo alla crescita della professione infermieristica in Italia. Sono sicuro che non ci ignoreranno.
 
Grazie Luigi e in bocca al lupo per tutto!
Dott. Angelo Riky Del Vecchio
Dott. Angelo Riky Del Vecchiohttp://www.angelorikydelvecchio.com
Nato in Puglia, vive e lavora in Puglia, Giornalista, Infermiere e Scrittore. Già direttore responsabile di Nurse24.it, attuale direttore responsabile del quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it. Ha al suo attivo oltre 15.000 articoli pubblicati su varie testate e 18 volumi editi in cartaceo e in digitale.
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