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Infermieri e OSS: è piena emergenza. RSA e Case di Riposo rischiano di chiudere definitivamente.

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Il servizio all’utente come standard di territorio: quando Infermieri e Operatori Socio Sanitari (OSS) non si trovano, dalle secche della crisi si può uscire solo così.

L’unione fa la forza. Ne sono convinti a Verona l’ospedale privato, la struttura per anziani e disabili, il mondo della cooperazione.

Al tavolo a cui ieri, all’ospedale Fracastoro di San Bonifacio, la Uil-Fpl di Verona ha visto scrivere il primo capitolo di questo nuovo «regolamento condominiale», mancava però la voce del pubblico, cioè l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, e pure quella della politica che prende le decisioni, cioè la Regione Veneto.

Questi i posti rimasti vuoti al tavolo ospitato dall’Ulss 9 Scaligera, ai quali si sono accomodati Adelaide Biondaro (direttrice dell’Istituto assistenza anziani), Claudio Cracco (direttore amministrativo dell’ospedale Sacro Cuore), Andrea Pizzocaro (direttore della Fondazione Meritati) e Davide Bulighin (direttore di Confcooperative Verona).

Attori che un tempo si sarebbero rapportati tra loro come competitors, si sono invece trovati alleati centrando quindi in pieno l’obiettivo che il sindacato, guidato a Verona da Stefano Gottardi, si era posto.

La severità del problema lo raccontano due numeri che confermano come il sanitario sia più appetibile del socio-sanitario, cioè il lavoro in ospedale su quello in Rsa, e ribadiscono come sia inammissibile che il contratto di un infermiere in Rsa non appartenga al comparto sanità ma a quello della funzione pubblica.

I due numeri sembrano un grido:

  • 80 infermieri dipendenti in Iaa a fine 2019, 35 oggi;
  • 8 infermieri in forza alla Meritati nel 2019, 4 oggi.

I numeri In termini di assistenza, per l’Iaa significa aver chiuso una struttura, cancellando di fatto posti letto per 135 utenti, per la Meritati l’unica via di uscita possibile è quella di passa per le dimissioni.

Non va meglio nel privato: al Sacro Cuore il turnover è passato dal 3 al 12 per cneto, dei bonus Covid nemmeno l’ombra, e anche per il mondo della cooperazione solo le logiche di rete permetteranno di uscire dalla crisi.

Sul tavolo è stata condivisa così anche la volontà di lavorare insieme per garantire, in ospedale, la possibilità di cambiare reparto, rendere appetibili queste professioni anche costruendo un nuovo modo di educare fin dai banchi di scuola, studiare strumenti di fidelizzazione per chi lavora e sostenere le inclinazioni personali.

E poi costruire l’appeal sia sullo scenario europeo che per mantenere le iscrizioni alla formazione specialistica, valutare l’ipotesi di contratto unico del socio-sanitario (in un quadro certo di riforma e messa in rete con il sanitario delle Rsa), gestire i turnover per non dover affrontare un affaticamento che tra 5-10 anni diventerebbe invalicabile.

Infine, serve garantire formazione e diritto allo studio e un nuovo welfare a infermieri e Oss ritenuti asset necessari del socio-sanitario.

Le soluzioni Le assunzioni in Brasile, dopo aver attinto all’Est Europa, sono considerate soluzione di breve periodo e non senza criticità, in primo luogo per i tempi di alfabetizzazione con il forte rischio di investire su lavoratori che la mobilità porterà poi altrove.

Per i convenuti all’incontro, se i bisogni crescono, ma non le risorse umane chiamate a soddisfarli, la soluzione non sta in nuove strutture, ma nel far funzionare ciò che c’è ridefinendone gli standard.

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