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Infermieri e OSS allo stremo: “ora basta, paghe da fame e stress alle stelle, nessuno ci rispetta”.

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Infermieri e OSS cagliaritani figli di un Dio minore? Nei fatti si. Continuano ad essere sottopagati e in evidente bornout da stress continuativo: “ora basta, trattateci da persone umane”.

A Cagliari Infermieri e OSS sono allo stremo. All’ospedale Brotzu, ad esempio, continuano i racconti di colleghi che si definiscono “figli di un Dio minore, sottopagati e in chiaro Burnout”.

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A raccogliere le lamentele di Infermieri ed Operatori Socio Sanitari il collega di Casteddu On Line Paolo Rapeanu.

Ad esempio Antonina Usala: “gestisco 15 ambulatori da sola, i politici vivono in un mondo virtuale e non ci aiutano”.

Mentre Sandro Busa: “ho anche preso il Covid al lavoro, arrivo a malapena a 1500 euro mentre i miei colleghi ne prendono almeno 1700”.

La metà dei reparti chiusi per mancanza di personale, che è insufficiente, troppi pazienti da gestire, stipendi inadeguati. Eccoli, gli sos di chi lavora al Brotzu, il più grande ospedale sardo. Hanno deciso di metterci la faccia, infermieri e Oss, pronti a tornare a protestare a settembre. La sanità isolana che va sempre più a rotoli? “Non è colpa nostra”.

La chiarissima ricostruzione di Antonina Usala.

Antonina Usala ha 57 anni, è di Maracalagonis ed è infermiera nella stroke unit: “Vivo una situazione bruttissima, sono sotto di tre fasce di pagamento rispetto ad altri colleghi, 154 euro lordi in meno. E la metà dei reparti sono chiusi, altro che ospedale al top”..

Il motivo dei reparti sbarrati?

Non c’è personale. Tra Covid ferie e pensionamenti c’è un infermiere ogni 14 posti letto, prima il rapporto era di uno a sette.

Un raddoppio, che travolge gli infermieri…

Mi occupo, da sola, di 15 ambulatori e 24 agende elettroniche. Lavoriamo tutti in mezzo al virus. I politici stanno in alto, in un mondo virtuale, lontano dai problemi, non hanno rispetto dei nostri sacrifici.

Ancora più pesante l’intervento di Sandro Busa.

Ha 58 anni e da tredici e mezzo conosce alla perfezione ogni centimetro del reparto di Neurochirurgia, invece, Sandro Busa: “sono Oss, vengo a lavorare con l’ansia e ciò va a discapito anche dei pazienti stessi. Turni da 36 ore settimanali, reperibilità di otto o dieci ore, soprattutto l’essere sottopagato”.

Ecco il tris di problemi principali che sfiancano l’operatore socio sanitario: “i colleghi di tutte le altre aziende sanitarie sono più pagati, qui si arriva a malapena a 1500 euro, altrove ne prendono 1650 o 1700. Al Brotzu vengono ricoverati anche pazienti con il Covid che necessitano di interventi chirurgici. Anch’io sono stato contagiato e, di conseguenza, vivo una situazione di ansia. Oggi protesto, domani continuerò a farlo per cercare di far migliorare le mie condizioni lavorative e salariali. Ci sono troppe situazioni gravi che vanno migliorate”.

Più chiaro di così…

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