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Infermieri e cura del dolore: con i cannabinoidi ora è possibile dare vero sollievo.

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? ? Infermieri e cura del dolore con i cannabinoidi. Come curare e offrire sollievo agli assistiti che soffrono e non trovano rimedi per il loro star male.

Gli Infermieri Italiani da tempo si occupano di omeopatia e di cure alternative ai classici medicinali. Per quanto concerne la gestione del dolore la nostra professione è legata strettamente a quella del Medico, che deve prescrivere farmaci analgesici o cure specifiche capaci di debellare uno dei sintomi che inficia la qualità della vitae l’attività lavorativa dell’Assistito. Oltre ai medicinali classici esistono forme omeopatiche di trattamento che stanno fornendo ottimi risultati.

Oggi si parla spesso della centralità della persona, della sua salute, di quanto sia importante prevenire, curarsi e farlo bene, farlo nei migliori poliambulatori, cliniche e ospedali.

Ma non c’è un’offerta mirata a quella popolazione che soffre di dolore, non quello degli ammalati gravi, quelli curati in ospedale per intenderci, ma gli altri, quelli discriminati, che non sono in pericolo di vita ma soffrono.

Differenza tra dolore acuto e dolore cronico

Nella Medicina antica così come nella moderna Medicina, il dolore è sempre stato considerato come un sintomo, alla stregua di un elemento ritenuto tanto essenziale nell’esame clinico da renderne quasi superfluo il trattamento.

Se il dolore acuto, nelle primissime fasi dell’indagine semeiologica può fornire notizie cliniche fondamentali, il dolore cronico, che è tale per la mancanza dello stimolo che lo ha generato, poteva essere definito, fino a qualche anno fa, la “malattia del silenzio”.

Cancellare il dolore inutile era l’obiettivo di Umberto Veronesi, molto si è fatto, molto c’è da fare: il dolore non va sopportato ma va curato.

Prendiamo in considerazione il dolore cronico benigno che in questi ultimi anni è diventato una malattia a largo impatto sociale sia per l’incidenza con cui si manifesta sia per le fasce sociali piùfrequentementecolpitechesonoquasisemprequellepiùdebolicomeglianziani.

Il dolore cronico benigno è un grave problema medico e sociale in tutto il mondo.

In Europa i dati statistici sono molto allarmanti, mentre in Italia al dato europeo si aggiunge la difficoltà del portatore di dolore cronico di accedere alle cure.

Il dolore cronico benigno se non trattato comporta depressione nel 21% dei casi, riduzione della capacità lavorativa nel 61% e perdita di giornate di lavoro e del lavoro nel 18%.

Se il dolore acuto puo’ essere ragionevolmente considerato un sintomo di malattia o di trauma, il dolore cronico e ricorrente è un problema sanitario specifico, una malattia a pieno titolo.

Il 26% della popolazione italiana soffre di dolore cronico che è dovuto: nel 20 % dei casi a traumi, nel 25 % dei casi a dolore della colonna vertebrale (ernia del disco, cervico-brachialgia e lombosciatalgia) e nel 45 % dei casi ad artrosi degenerativaoartrite oltre al dolore neuropatico.

In un’indagine epidemiologica europea molti lamentavano una generale insoddisfazione per le cure ricevute: oltre la metà era stata curata con farmaci antinfiammatori, non adeguati per trattamenti prolungati ed inefficaci nel dolore neuropatico.

L’inadeguatezza delle cure, oltre ad essere un insuccesso terapeutico comporta un aggravio della spesa sanitaria per l’uso improprio delle risorse e per il controllo delle complicanze, esistono, al contrario, farmaci e procedure indicati per il trattamento del dolore cronico e neuropatico.

In generale, si evidenziauna grave lacuna culturale riguardo al problema del dolorecronico.

Oltre a causare indicibili sofferenze a milioni di pazienti, il dolore cronico lacera il tessuto sociale ed economico della nostra cultura.

É  noto del resto comelalombo sciatalgiaelacefalea rappresentino la prima causa per perdita di giornate di lavoro, ma il dolore cronico non deve essere esaminato soltanto in termini economici.

Il dolore cronico mal curato ha un impatto ancora più devastante poiché sfocia nella depressione del paziente e nella sua inabilità o addirittura nell’incapacità di svolgere i compiti più semplici.

Inoltre i pazienti affetti da dolore cronico sono spesso soggetti a privazioni psicosociali e fisiche, compresa una nutrizione inadeguata con perdita di peso, una riduzione dell’attività, disturbi del sonno, isolamento sociale, problemi coniugali, disoccupazione e problemi finanziari, ansia, paura edepressione.

Chi si occupa oggi di gestire il dolore di oltre 15 milioni di italiani che soffrono di dolore cronico? Potrebbe farlo anche l’Infermiere?

Farmaci sintetici e farmaci naturali: quali le differenze?

Si possono apprezzare i meriti dei  medicinali sintetici, che spesso sono gli unici rimedi possibili. Si conoscono però anche i limiti: innanzitutto i farmaci sintetici alleviano i sintomi e, in situazioni di emergenza, possono anche salvare la vita ma, in tutta la loro storia, non hanno mai sconfitto una sola malattia. Oltretutto sono costituiti da composti estranei al nostro corpo, e quindi a lungo andare sono tossici.

Infine, con il tempo, tendono a sostituirsi all’organismo nello svolgimento delle sue attività fisiologiche, pertanto lo esautorano e lo indeboliscono.

Gli scienziati preferiscono i farmaci non naturali

È per questo motivo che molti scienziati hanno dedicato le loro energie allo studio rigorosamente scientifico di un altro tipo di farmaci, quelli naturali.

Ovvero i farmaci che non vengono creati sinteticamente in laboratorio, ma sono già presenti in natura: adeguatamente utilizzati, sono in grado di riattivare le normali funzioni fisiologiche dell’organismo, consentendogli di risvegliare spontaneamente le sue capacità curative.

Non si sostituiscono ad esso, ma lo rafforzano. Tra di loro, ci sono per esempio le vitamine, ma anche i vaccini, che attivano le difese immunitarie contro le infezioni, farmaci di questo tipo sono stati in grado di sconfiggere malattie come scorbuto, tetano, poliomielite…

Importante è anche sottolineare che alcuni possono essere usati sì per curare, ma anche per prevenire, mantenendo il corpo in una condizione di sano equilibrio.

Tra queste molecole ne troviamo una che non è ancora stata risconosciuta farmaco pur avendo una lunga bibliografia scientifica al suo attivo per i suoi poteri terapeutici: il CBD.

Il cannabidiolo (CBD) è un metabolita non psicoattivo della Cannabis sativa.

Ha effetti rilassanti, anticonvulsivanti, antidistonici, antiossidanti, antinfiammatori, favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico.

Si è rivelato inoltre in grado di ridurre la pressione endooculare ed è un promettente antipsicotico atipico.

Le patologie dolorose, in particolare l’artrite e l’artrosi, sono malattie frequenti e, spesso, molto invalidanti…

Quali sono i reali motivi che provocano l’artrosi e qual’è la cura migliore?

Il dolore

Centro di Terapia del Dolore Naturale (TDN) e delle patologie dolorose, come vincere il dolore con la nostra tecnica integrata: 4 Step Therapy.

Chi nella vita non ha avuto almeno una volta a che fare con il dolore?

A volte, purtroppo, il dolore diventa un problema molto grave, difficile da affrontare, specie quando è cronico o ricorrente: pensiamo all’artrite e all’artrosi degli anziani, ai dolori della colonna vertebrale o dell’anca, al mal di schiena o alla cervicale che sempre più spesso colpiscono anche i giovani; pensiamo, poi, a quei dolori insopportabili collegati a tutta una serie di malattie croniche autoimmuni come l’artrite reumatoide, o ancora a tutte le possibili nevralgie come quelle da virus herpetico che colpisce il trigemino.

Certo, la lista non finisce qui e chi soffre sa quanto sia difficile avere una terapia che elimini bene ed in modo efficace e duraturo il dolore.

Di conseguenza, anno dopo anno, si è cercato di studiare una tecnica sempre più all’avanguardia, che desse le maggiori garanzie di affidabilità e professionalità nella terapia del dolore.

Quali sono le malattie dolorose più ricorrenti ?

Le patologie dolorose che più frequentemente capitano sono sia su base acuta sia cronica: ad esempio artrite e artrosi, cervicalgia, lombalgia, lombosciatalgia, gonalgia, patologie della spalla, del gomito e dell’alluce, rizartrosi, nevralgia del trigemino, postumi di traumi o incidenti, cefalea ed emicrania, artrite reumatoide e dolore in corso di patologie autoimmuni.

La terapia del dolore con il CBD (cannabidiolo) è la più efficace esistente.

La scelta di questa tecnica ci consente di individuare l’area di intervento e di intervenire per eliminare, là dove sia possibile, la causa del nostro male con questa azione anti-dolore che comprende più di una tecnica.

L’uso del Cannabidiolo come anti-infiamamtorio

Il Cannabidiolo (CBD) sta emergendo come un potente rimedio naturale con proprietà anti-infiammatorie e la capacità di aiutare diverse malattie precedentemente irreparabili.

Può aiutare a combattere il cancro, l’intestino irritabile, l’epilessia, schizofrenia, Alzheimer, depressione e molto altro.

Il cannabidiolo (CBD) è uno dei più di 80 cannabinoidi naturali presenti nella Cannabis Sativa.

Solo di recente la comunità scientifica è stata forzata dal crescente interesse dell’opinione pubblica ad indagarne le proprietà ed i risultati sono incredibili.

Oggi i falsi miti sembrano destinati a sgretolarsi per mano di un numero crescente di prove scientifiche e testimonianze.

E’ stato scoperto infatti che il nostro cervello ha un sistema endocannabinoide che è costituito da specifici recettori contenuti nelle cellule del corpo umano che interagiscono con sostanze endocannabinoidi, ovvero sostanze prodotte dal nostro organismo che sono simili ai cannabinoidi presenti nella Cannabis.

Questo dimostra quando il nostro corpo sia predisposto naturalmente all’assunzione dei cannabinoidi e non sorprende che la cannabis sia una delle piante più antiche usate e coltivate dall’essere umano.

Il sistema endocannabinoide si attiva naturalmente in condizioni di piacere e stimola il sistema immunitario.

E’ connesso alla vita cosciente, all’espansione di coscienzae alla ghiandola pineale.

Ci rilassa, favorisce la digestione e l’assimilazione dei nutrienti, migliora il sonno, stimola il dimenticare: il corpo ha bisogno di dimenticare, la mente ha bisogno di lasciare andare per vivere serenamente e superare i traumi.

Le sostanze endocannabinoidi sono naturalmente prodotte dal nostro corpo, regolano la nostra vita dalla nascita alla morte e sono persino contenute nel latte materno; regolano diverse funzioni del sistema nervoso, dell’apparato cardiaco, del sistema riproduttivo e del sistema immunitario.

In molte persone il sistema endocannabinoide non funziona correttamente, magari anche per una questione genetica, e quindi l’assunzione di cannabinoidi dalla cannabis aiuta a ristabilire il naturale equilibrio nel nostro organismo attivando i recettori collegati con le diverse funzioni, instaurando così la guarigione.

Infatti ci sono testimonianze di come persone che non riuscivano a digerire molti cibi hanno eliminato la loro sensibilità agli alimenti non avendo più così una risposta infiammatoria e sono diventate in grado di assorbire i nutrienti dal cibo.

Che cosa è il CBD?

Il CBD o cannabidiolo è uno dei più di 80 composti presenti nella cannabis che appartengono a una classe di ingredienti chiamati cannabinoidi.

Fino a poco tempo fa il THC (tetraidrocannabinolo) aveva ottenuto la maggior parte dell’attenzione perché è l’ingrediente che produce gli effetti psicoattivi.

Il CBD, a differenza del THC, non produce effetti psicoattivi ed è stato estensivamente studiato dalla comunità scientifica arrivando a dimostrare che è in grado di trattare una vastissima gamma di malattie molte delle quali in precedenza intrattabili.

Non ha quasi effetti collaterali e sicuramente molto minori rispetto a quelli di tutti i farmaci in commercio.

La lista dei suoi benefici è in continua crescita.

Il CBD è il principale componente non psicoattivo della Cannabis sativa. Secondo uno studio (o2) del 2013 pubblicato dal British Journal of Clinical Pharmacology, i vantaggi del CBD sono molteplici:

  • Antinfiammatorio
  • Anticonvulsivo
  • Antiossidante
  • Antiemetico
  • Ansiolitico
  • Antipsicotico.

Credit: GreenRushDaily.com

E’ inoltre una potenziale cura per il trattamento della neuroinfiammazione, epilessia, lesioni ossidative, vomito e nausea, ansia e schizofrenia.

Va fatto notare, prima di trattare in dettaglio i benefici del CBD, che la cannabis che alcuni usano a scopo ricreativo ovvero fumandola, viene coltivata in tipologie che hanno alte quantità di THC e molto basse di CBD (dato che il CBD riduce gli effetti psicotici del THC). Per questo motivo fumare la marijuana non significa avere i benefici trattati sinora. Non voglio negare gli effetti del THC, ma trattiamo i benefici dimostrati del solo CBD che è quello che usiamo a scopo terapeutico.

Benefici scientificamente dimostrati del CBD

  1. Tratta il cancro. 

Diverse relazioni scientifiche dimostrano che tra i vantaggi del cannabidiolo c’è anche quello di avere effetti proapoptotici e antiproliferativi che inibiscono la proliferazione delle cellule tumorali. Uno studio del 2006 pubblicato nel Journal of Pharmacology e Experimental Therapeutics ha rilevato che il cannabidiolo ha inibito la crescita di diverse linee cellulari di tumore al seno. Nel 2011, i ricercatori hanno scoperto il meccanismo cellulare attraverso il quale il CBD induce la morte cellulare nelle cellule del cancro al seno. Hanno inoltre scoperto che le concentrazioni efficaci di CBD nelle cellule tumorali hanno poco effetto sulle cellule mammarie non tumorali. Il CBD si comporta come un composto non tossico e gli studi dimostrano che dosi di 700 milligrammi al giorno per 6 settimane non hanno presentato alcuna tossicità nell’uomo, suggerendo che possa essere utilizzato come trattamento prolungato. Non solo, la ricerca ha dimostrato che il CBD è in grado di inibire l’espansione del cancro del polmone e del colon. Ha proprietà anti-tumorali negli gliomi è stato usato con successo in uno studio anche per trattare la leucemia. E’ dimostrato da due studi anche che il CBD è in grado di fermare le cellule cancerose del tumore cervicale ovvero il cancro che colpisce il collo dell’utero che è il secondo tipo di tumore più diffuso tra le donne, dopo quello al seno. I meccanismi attraverso il quale il CBD lavora contro il cancro sono tre:

  • Il CBD riduce la capacità delle cellule tumorali di produrre energia, portando alla loro morte.
  • Il trattamento con CBD aiuta le cellule killer attivate da linfochine (LAK) a uccidere meglio le cellule tumorali.
  • Il CBD blocca la segnalazione CPR55, diminuendo la proliferazione delle cellule tumorali.
  1. Allevia dolore.

Tra i vantaggi del CBD, la sua proprietà di analgesico naturale è sicuramente in cima alla lista. Prove scientifiche suggeriscono che i cannabinoidi possono rivelarsi utili nel trattamento del dolore, inibendo la trasmissione neuronale nei percorsi del dolore. Uno studio del 2012 pubblicato sul Journal of Experimental Medicine ha rilevato che il cannabidiolo ha soppresso in modo significativo il dolore infiammatorio e neuropatico cronico nei roditori senza l’utilizzo di analgesici. I ricercatori suggeriscono che il CBD e altri componenti non psicoattivi della marijuana possono rappresentare una nuova classe di strumenti terapeutici per il trattamento del dolore cronico. Secondo una meta-analisi del 2007 condotta in Canada, la combinazione di CBD e THC sottoforma di spray orale è risultata efficace nel trattamento del dolore neuropatico nella sclerosi multipla, che può essere debilitante per il 50-70 per cento dei pazienti con sclerosi multipla.

  1. Riduce l’infiammazione e l’autoimmunità. 

A causa del suo ruolo antinfiammatorio, il CBD è un agente terapeutico molto promettente per una varietà di disturbi infiammatori e quindi tutti i disturbi autoimmuni.

  1. Migliora notevolmente i sintomi della schizofrenia.

La ricerca mostra che i vantaggi del CBD includono gli effetti antipsicotici ma ancora non si conosce il meccanismo attraverso cui svolge questa azione. Sembra avere un profilo farmacologico simile a quello di farmaci antipsicotici atipici, come si è visto utilizzando varie tecniche comportamentali e neurochimiche in studi su animali. Inoltre, gli studi dimostrano che il cannabidiolo inibisce la psicosi sperimentale umana e si è dimostrato efficace in studi clinici su pazienti con schizofrenia.

  1. Riduce l’ansia.

Gli studi che utilizzano modelli animali di ansia e che coinvolgono volontari sani suggeriscono chiaramente un effetto ansiolitico del CBD. Il Cannabidiolo ha dimostrato di ridurre l’ansia nei pazienti con un disturbo d’ansia sociale e i ricercatori suggeriscono che possa anche essere efficace per gli attacchi di panico, il disturbo ossessivo compulsivo, l’ansia sociale e il disturbo da stress post-traumatico. Uno studio del 2011 ha avuto lo scopo di confrontare gli effetti di una simulazione di public speaking su pazienti sani e su pazienti in trattamento con disturbo d’ansia sociale. Ad un totale di 24 pazienti non trattati con disturbo d’ansia sociale è stato somministrato il CBD o placebo 1 ora e mezza prima della prova di public speaking. I ricercatori hanno scoperto che il pre-trattamento con CBD ha ridotto significativamente l’ansia, la disfunzione cognitiva e il disagio nella loro prestazione e ha significativamente ridotto lo stato di allerta in previsione del loro discorso. Il gruppo placebo ha presentato una maggiore ansia, un indebolimento cognitivo e un senso di disagio. Un altro studio ha dimostrato che il CBD è una terapia potenziale per il disturbo da stress post-traumatico.

  1. E’ ottimo per trattare l’epilessia.

Il CBD può essere una promettente terapia per l’epilessia resistente al trattamento farmacologico, come dimostrato da diversi studi. In uno studio survey report che includeva genitori di bambini con epilessia resistente ai trattamenti, l’84% dei genitori ha riportato una riduzione della frequenza di crisi epilettiche del loro bambino grazie all’assunzione di CBD. Questi bambini hanno anche sperimentato una maggiore attenzione, un migliore stato d’animo e un sonno migliore. Sonnolenza e fatica si sono verificati come effetti collaterali. In un altro studio, dopo 3 mesi di trattamento con un estratto purificato del 98% a base di olio CBD, il 39% dei bambini con epilessia resistente al trattamento aveva una riduzione di oltre il 50% delle crisi epilettiche. Ancora un altro studio ha analizzato 8 pazienti affetti da epilessia secondaria secondaria resistente a farmaci antiepilettici e 7 su 8 avevano migliorato lo stato di malattia dopo aver ricevuto 200-300 mg / d di cannabidiolo per un periodo di 4,5 mesi. Esiste un video testimonianza molto bello di come una bambina è rinata dall’epilessia grazie al CBD (https://www.youtube.com/watch?v=LmlpoX5EGU0).

  1. Protegge dalle malattie neurodegenerative.

E’ stato scoperto che il CBD è in grado di impedire gli effetti tossici del neurotrasmettitore glutammato e delle specie di ossigeno radicale (ROS) nel cervello, impedendo così la morte delle cellule cerebrali. E’ dimostrato, e questo è forse sconosciuto, che il CBD ha un’attività antiossidante maggiore della vitamina C (acido ascorbico) o della vitamina E (α-tocoferolo)!! Il CBD può anche proteggere le cellule del cervello dalla tossicità beta-amiloide, rendendolo un potenziale agente terapeutico nella malattia di Alzheimer e di Parkinson come dimostrato da questo studio e da quest’altro studio.Il cannabidiolo, secondo i risultati di una ricerca, può anche proteggere il cervello dall’ischemia. I primi studi umani hanno mostrato un miglioramento nei pazienti con malattia di Parkinson trattati con la dose di 100-600 mg/die di cannabidiolo durante un periodo di 6 settimane. Il CBD, grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti, può essere un agente promettente per trattare e prolungare la sopravvivenza nei pazienti affetti da sclerosi laterale amyotrofica (ALS) come dimostrato da uno studio.

  1. Allevia la nausea.

La cannabis è stata usata per secoli come antinausea e antivomito. La ricerca negli studi sugli animali ha rivelato che tra gli oltre 80 composti di cannabinoidi trovati nella marijuana, sia il THC che il CBD aiutano a contrastare la nausea e il vomito. Uno studio sui ratti del 2012 pubblicato nel British Journal of Pharmacology ha scoperto che i vantaggi del CBD includono effetti antinausea ed effetti antiemetici. I ricercatori hanno scoperto che il cannabidiolo agisce in maniera difasica, il che significa che in dosi basse sopprime il vomito indotto dalla tossina, ma in dosi elevate può aumentare la nausea oppure non avere alcun effetto.

  1. Riduce l’incidenza del diabete.

Uno studio del 2006 ha rilevato che il trattamento con CBD ha ridotto significativamente l’incidenza del diabete in topi diabetici non obesi, da un’incidenza del 86% in topi non trattati ad un’incidenza del 30% nei topi trattati con CBD. I vantaggi del CBD hanno inoltre mostrato una significativa riduzione dei livelli plasmatici di citochine pro-infiammatorie. Un esame istologico degli isolotti pancreatici dei topi trattati con CBD ha rivelato un’insulite significativamente ridotta. Nel 2013, l’American Journal of Medicine ha pubblicato uno studio che ha evidenziato l’impatto dell’uso di marijuana sulla resistenza al glucosio, all’insulina e all’insulino-resistenza tra gli adulti americani. Lo studio ha incluso 4.657 uomini e donne adulti del National Health and Nutritional Examination Survey dal 2005 al 2010. Tra i partecipanti, 579 erano consumatori di marijuana nel momento dello studio e 1.975 erano stati consumatori nel passato. I ricercatori hanno scoperto che l’uso corrente della marijuana è stato associato ad un livello del 16% più basso di insulina a digiuno. Hanno anche scoperto associazioni significative tra l’uso di marijuana e una minor circonferenza dei fianchi, un fattore legato all’insorgenza dei sintomi del diabete.

  1. Promuove la salute cardiovascolare. 

Uno studio del 2013 pubblicato dal British Journal of Clinical Pharmacology riporta che il CBD protegge dai danni vascolari causati da un elevato livello di glucosio, da infiammazioni o da diabete di tipo 2; inoltre, il CBD ha dimostrato essere in grado di ridurre l’iperpermeabilità vascolare (che provoca la sindrome da permeabilità intestinale).

  1. Trattamento della sclerosi multipla.

Molteplici studi ha dimostrato che la combinazione di CBD e THC, è efficace e ben tollerata nel trattamento della contrazione muscolare, del dolore, dei disturbi del sonno e dell’incontinenza urinaria nelle persone con sclerosi multipla.

  1. Artrite reumatoide. 

A causa del suo effetto antinfiammatorio, i cannabinoidi possono fornire sollievo dal dolore alle articolazioni e dal gonfiore, e diminuire la distruzione congiunta e la progressione della malattia. E’ dimostrato che l’assunzione di CBD protegge le articolazioni contro danni gravi, diminuisce la progressione, migliora il movimento, la qualità del sonno e riduce l’infiammazione in sole 5 settimane.

  1. Migliora il sonno.

La ricerca suggerisce che assumere cannabidiolo prima di andare a letto migliora il sonno nelle persone con insonnia.

  1. Migliora l’appetito, riduce l’acne e la psoriasi.

Ci sono diversi studi che mostrano che il cannabidiolo svolge queste azioni benefiche.

  1. Riduce la depressione. 

Secondo i ricercatori, il CBD ha un’efficacia simile a quella degli antidepressivi. Uno studio ha scoperto che gli effetti antidepressivi del cannabidiolo sono veloci, continui nel tempo e paragonabili a un comune farmaco antidepressivo.

  1. Riduce le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD). 

Gli studi hanno confermato che il CBD impedisce la colite nei modelli animali. La combinazione di CBD e THC può ridurre l’infiammazione e alleviare i sintomi di IBD come dolore addominale, diarrea e riduzione dell’appetito secondo una ricerca. Gli studi hanno anche dimostrato che cannabidiolo può essere un buon candidato per normalizzare la motilità dell’intestino nei pazienti con malattia intestinale infiammatoria. Il CBD può ridurre la gravità dell’infiammazione dell’intestino attraverso l’attivazione della gamma dei recettori attivata dal proliferatore perossisomico (PPAR-gamma) come mostrato da uno studio.

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