histats.com
martedì, Aprile 23, 2024
HomeIn evidenzaInfermieri e assistenza nelle carceri: negli Istituti di pena la linea sottile...

Infermieri e assistenza nelle carceri: negli Istituti di pena la linea sottile tra mantenimento legalità e aderenza al Codice Deontologico.

Pubblicità

Torniamo a parlare di Infermieri e assistenza nelle carceri: negli Istituti di pena la linea sottile tra mantenimento legalità e aderenza al Codice Deontologico.

Ricordo, che dopo diversi e bellissimi anni in Cure Palliative ed una laurea in Antropologia Culturale, rivolsi la mia attenzione verso la Medicina Penitenziaria. Pensai che, persone di diverse etnie, usi, costumi e religioni “costretti” a vivere assieme, potessero rappresentare una bella sfida professionale e culturale per me che fino ad allora ero stato abituato ad un altro tipo di nursing e che avevo toccato la transculturalità solamente a livello teorico, durante il mio percorso di studi antropologico.

Una realtà assistenziale simile a chi “sta fuori”.

La realtà penitenziaria è molto diversa dal vivere infermieristico ospedaliero. Mentre l’assistenza erogata al detenuto-paziente è per molti versi simile: medicazioni, terapie, assistenza a consulti specialistici, esamistica e prelievi ematici; assai diverso è il contesto, il clima e la cornice entro il quale vengono declinate queste azioni. Un mondo a sé fatto di telecamere, postazioni d’identificazione, sbarre e porte blindate.

La Casa Circondariale è suddivisa in diverse sezioni.

Le sezioni sono veri e propri padiglioni dove le persone sono detenute e suddivise in base alla tipologia di crimine commesso. È una realtà operativa dove viene messo a dura prova il nostro essere professionisti infermieri, sotto il profilo etico, morale ed umano.

Il Codice Deontologico dell’Infermiere.

“L’infermiere si astiene da ogni forma di discriminazione e colpevolizzazione nei confronti di tutti coloro che incontra nel suo operare”. Così recita giustamente e graniticamente il nostro codice deontologico. Ci si trova a dover gestire, non solo reazioni culturali ed emotive alla sofferenza ed alla malattia, diverse dalla nostra, ma anche svariate e confliggenti modalità d’approcciarsi all’altro ed all’istituzione.

Prendersi cura di chi ha bisogno di cure.

In questa particolarissima cornice assistenziale, a prescindere dal reato commesso (del quale non dobbiamo essere a conoscenza, né eventualmente esserne influenzati), è fondamentale la presa in carico del paziente. Presa in carico che deve essere necessariamente empatica ma non scadere nel confidenziale; in un equilibrio sottile ma funzionale tra infermiere/ detenuto/ agente di polizia. L’ambiente carcere influenza notevolmente la valutazione e pianificazione infermieristica, poiché ogni atto sanitario deve necessariamente coniugarsi con l’obiettivo della sicurezza e con il rispetto del regolamento carcerario, nonché con la specificità della tipologia di detenuto.

Rischi per gli Infermieri negli istituti penitenziari.

I pazienti che si assistono in un Istituto Penitenziario, in cui spesso c’è una prevalenza di patologie attinenti la sfera psichica, espone di per sé l’infermiere a maggiori rischi nello svolgimento della propria attività quotidiana. Il detenuto tende inoltre e spesso a simulare condizioni cliniche allo scopo precipuo di uscire dalla detenzione od ottenere permessi, v’è un diffuso “linguaggio corporeo”.

Pazienti-carcerati di difficile difinizione.

Parliamo di un paziente difficile per definizione, aumentando i rischi professionali di chi lo assiste se non sufficientemente in grado di “leggere” eventuali simulazioni e discriminarle da reali condizioni cliniche più o meno critiche. Personalmente, non ho mai subito o visto altri subire attacchi fisici diretti da parte di detenuti, ma è comunque un contesto “psicologico” non adatto a tutti.

Di fronte a questo tipo di scenario, bisognerebbe porsi in maniera non giudicante, né interpretare ruoli che mettono in crisi la relazione. Bisogna costantemente vedere la persona in filigrana, oltre la superficie del vissuto o del reato commesso.

Il mettersi in gioco continuamente.

Questo implica mettersi in gioco, esercitando un mestiere in cui l’emotività va equilibrata costantemente, per rimanere al contempo empatici ma professionalmente distaccati. Un esperienza che ti forma, ti permette di crescere umanamente e professionalmente nella continua e quotidiana ricerca di significati e risorse.

Leggi anche:

L’Infermiere, il Medico, l’OSS e il Carcerato.

Dott. Riccardo Merendi
Dott. Riccardo Merendihttps://www.assocarenews.it/
Infermiere ed Antropologo Culturale, Ufficiale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Laurea in Infermieristica, Master (UNIBO) in Coordinamento delle Professioni Sanitarie, Laurea Magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia. Attualmente in servizio presso DSP Igiene e Sanità Pubblica Asl della Romagna sede operativa di Forli.
RELATED ARTICLES

Novità

© 2023-2024 Tutti i diritti sono riservati ad AUSER APS - San Marco in Lamis - Tra sanità, servizi socio sanitari e recupero della memoria - D'intesa con AssoCareINFormazione.it.

© 2023-2024 ACN | Assocarenews.it

Quotidiano Sanitario Nazionale – In attesa di registrazione al Tribunale di Foggia.

Direttore: Angelo “Riky” Del Vecchio – Vice-Direttore: Marco Tapinassi

Incaricati di Redazione: Andrea Ruscitto, Lorisa Katra, Luigi Ciavarella, Antonio Del Vecchio, Francesca Ricci, Arturo AI.

Per contatti: WhatsApp > 3474376756Scrivici

Per contatti: Cell. > 3489869425PEC

Redazione Centrale: AUSER APS - Via Amendola n. 77 - San Marco in Lamis (FG) – Codice Fiscale: 91022150394