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Direttori Assistenziali: sterili le polemiche dei Medici che continuano a voler togliere spazi a Infermieri e Professioni Sanitarie.

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A proposito di Direttori Assistenziali. Ci risultano sterili le polemiche dei Medici che continuano a voler togliere spazi a Infermieri e Professioni Sanitarie.

A scorrere il recente contributo della CIMO-FESMED [LINK] nel merito della istituzione dei direttori assistenziali non medici, sembra ritrovare, dietro nuovi slogan, niente altro che un anacronistico trito e ritrito.

Infatti dopo la famosa sentenza T.A.R. Lombardia – Milano, sez. III, n. 274 del 19.02.2007: «Non serve un dirigente medico all’interno del SITRA per garantire il coordinamento tra medici ed infermieri» e dopo la clamorosa “reiezione” del comma 566 della l. n. 190/2014, con le arcinote formule “Apprendisti stregoni” (FNOMCeO) e “Assalto alla diligenza” (Anao Assomed), le professioni sanitarie non mediche riscuotono soltanto una nuova formulazione di una contestazione già nota.

Siamo quindi al “blitz” da «poltronificio clientelare»; suonerà strano e paradossale, pure in tutto ciò si intravede un progresso. Perché dai costumi di sciamani e briganti, almeno adesso siamo passati all’abito militare (come da R.D. n. 1265/1934), oppure al più elegante civile moderno, per alfine sederci anche noi alla “poltrona”.

Sarà stato quindi un complessivo lapsus Freudiano quello della Federazione Sindacale Medici Dirigenti?

Verifichiamolo…

Anzitutto l’asserzione “depotenziare le restanti figure manageriali”. E comunque “è in netto contrasto con le vigenti”», sembra una assai poco comprensibile iperbole: non si intende quale sia la difformità e dove porla, se verso il previgente storico assetto organizzativo o se addirittura verso quello normativo, che peraltro andrebbe meglio specificato.

Anche l’espressione «da parte di chi non ha certamente un titolo professionale» andrebbe corroborata da elementi di oggettività: l’istituzione delle classi delle lauree magistrali delle professioni sanitarie (D. M. 8 gennaio 2009 – G.U. del 28 maggio 2009 n. 122) e la più recente approvazione di ben 90 corsi di master specialistici di primo e secondo livello (comma 1, art.6, l. n. 43/2006 + comma 7, art. 16 del CCNL del 23 febbraio 2018 Comparto Sanità) non lasciano spazio a diffamazioni, degne più di un retaggio ed un approccio conservatoristici, figli di quel fenomeno, per più aspetti tanto sfrontato quanto biasimevole, che ha caratterizzato e di fatto monopolizzato la sanità del secolo scorso: la c.d. “dominanza medica”; il tutto pur senza tener conto della estremamente limitante e quasi incostituzionale – c.d. clausola di “invarianza di spesa” sub art. 6, l. 251/2000, che già penalizza fortemente la dirigenza sanitaria.

Similmente, se fossero vere le asserzioni secondo le quali i laureati magistrali delle professioni sanitarie non mediche determinino «alcun beneficio concreto» ed una «inutile nuova figura politica» allora, semplicemente, non bisognava istituire la figura del “professionista dirigente” così come altresì confermata dal medesimo comma 1, art. 6, l. n. 43/2006, ove il ruolo e la funzione della dirigenza sono proprio quelli di migliorare il funzionamento degli enti di erogazione delle prestazioni sanitarie.

Se tale pool normativo – peraltro di carattere generale – della dirigenza del comparto sanitario (c.d. “dirigenza operativa”), rappresentato in modo completo anche dal D. lgs. n. 165 del 2001 (T.U. sul pubblico impiego), dal D. lgs. n. 502 del 1992 e s.m.i. , dal D. lgs. n. 171 del 2016 e dal successivo D. lgs. correttivo n. 126 del 2017, rappresenti un «abuso legislativo», allora gran parte della recente storia sanitaria di questo paese è stata scritta in modo errato.

Appare del tutto surreale, ancora, anche soltanto in termini prettamente storici, l’affermazione di un aumento di «effetti vessatori del management sui medici» (medici prima però definiti “manager”): in ogni caso, per definizione il management è concepito al generale perseguimento degli obiettivi prefissati da una azienda, non alla particolare persecuzione di alcuno, medico o non medico.

Non da ultimo, se «le strutture sanitarie sono in affanno», è proprio perché la sanità Italiana necessiti già da tempo di un importante intervento strutturale atto a renderla assai più efficiente nel campo estremamente complesso e sensibile dei diritti sociali costituzionalmente garantiti, che richiedono inderogabilmente azioni positive da parte dei pubblici poteri per la loro effettiva soddisfazione; criticità anche drammaticamente evidenziata dalle conseguenze della pandemia. E una lezione così dura come quella del covid-19 non sarà affatto facile da dimenticare, oltre che imparare a pieno …

Ebbene, ad essere realisti, queste alquanto incredibili, reiteranti affermazioni di siffatta Federazione Sindacale Medici – tutte insieme – denotano una tale incompetenza mista a confusione e malpancismo, che in verità vadano proprio a screditare per primi i mittenti e giammai i destinatari delle stesse.

Pertanto, se c’è «un’iniziativa inaccettabile ed autoritaria» e se c’è una «vecchia politica che il paese sperava di essersi lasciata alle spalle», queste sono proprio – ed assai tipicamente – rappresentate proprio da iniziative simili a quelle che tale CIMO-FESMED vada ora intraprendendo, degne di menti sospettose e magari anche complottiste.

Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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