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giovedì, Marzo 28, 2024
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Infermiera: l’ospedale è cambiato. In peggio.

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Infermiera stanca della vita di reparto ci invia una lettera a pochi mesi dal pensionamento. Nei suoi decenni di carriera la quotidianità ospedaliera è peggiorata. In peggio.

Infermiera racconta come l’ospedale sia cambiato: il suo giudizio è nettamente negativo. Ecco perchè:

Gentile Redazione di Assocarenews.it,

con questa lettera vorrei pubblicare un lungo ragionamento avuto l’ultima notte assieme ai miei colleghi di turno.

Lavoro dal 1983 nell’ospedale. Prima a Genova e poi tornata a Torino, dove sono nata e cresciuta.

Rianimazione, chirurgia generale, malattie infettive, medicina e di nuovo chirurgia generale fino al 2016 che sono finita in ambulatorio. Di strada ne ho fatta, come tantissimi miei colleghi.

Come dicevo la prima volta che entrai in ospedale da infermiera professionale (come si diceva prima) era l’83.

In questi anni, più di 30, ho visto tantissimo cambiare il nostro mondo.

Il reparto, prima un’istituzione. Adesso un “bordello” (per dirla come Dante).

Adesso è veramente invivibile lavorare in reparto.

I parenti sono arroganti, aggressivi, saccenti, sempre pronti a usare i cellulari.

I pazienti che non si fidano, che non collaborano, che pretendono, che aggrediscono (pure loro!), che scoccano le dita e deve tutto essere subito pronto.

I coordinatori, spesso troppo politicamente esposti per intervenire. Ai miei tempi la caposala comandava e su questo non ci pioveva.

Adesso che è rimasto?

Anche i volenterosi, gli indomiti, finiscono come William Wallace. Smembrati nella torre di Londra, alias ufficio infermieristico.

Il lavoro oggi sarebbe anche migliore: abbiamo possibilità di curare le persone e di lavorare in sicurezza. O almeno ne abbiamo le possibilità perchè siamo sempre di corsa.

Anche prima lo eravamo ma era diverso. I pazienti davano del lei, i parenti entravano quando lo decidevamo noi e uscivano quando era più opportuno.

Nessun cellulare.

Mi dispiace ma chi ha amato il reparto “vecchio” non può amare questo nuovo.

Nel 2021 andrò in pensione. Ogni giorno è un giorno meno e mi vergogno veramente tanto. Perchè ogni giorno è un piccolo nuovo sollievo.

****

Cara collega,

la tua posizione è sinceramente molto condivisa tra i colleghi più esperti. L’ospedale “moderno” è sicuramente molto complesso e le problematiche sociali del mondo in generale hanno saputo, ahinoi, entrare dalla porta d’ingresso dei nostri ambienti.

Forza e coraggio, si sente nel tuo scritto che hai ancora molto affetto da dare al nostro lavoro.

Continua a seguirci.

Marco Tapinassi

vicedirettore AssoCareNews.it

 

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