Gli Infermieri si stanno svegliando da quello che può sembrare un brutto sogno, ma che è realtà, e ora devono affrontare il malessere del Disturbo da Stress Post Traumatico.
Avete presente quando vi svegliate da un brutto sogno, ma questo vi lascia sensazioni orribili per tutto il giorno? Sensazioni di malessere. Insomma qualcosa che non va. Ecco, è così che si sentono adesso gli Infermieri. Si stanno svegliando da un incubo, ma hanno brutte sensazioni. Si sentono qualcosa che non va sulla pelle.
In primis, perché hanno paura che riaddormentandosi possano tornare a vivere quell’incubo. Secondariamente perché hanno nella testa ancora quelle immagini indelebili. Terribili. Di immenso dolore. Cosi grande non l’avevano mai vissuto prima.
Sono gli Infermieri ad assistere i malati, a vedere il dolore e la morte. Hanno resistito, e tutt’ora lo fanno, alla fatica, ai turni massacranti, alla paura del contagio, a un virus che giorno dopo giorno massacra i loro pazienti. I loro colleghi. I loro parenti.
Questi Professionisti vivono l’ansia del contagio, angosce di morte, senso profondo di impotenza e inadeguatezza. Ma anche sentimenti di rabbia perchè non si sentono abbastanza supportati e tutelati, senza adeguati strumenti di lavoro.
Purtroppo tanti sono crollati però. Anche i più forti. Ed è di questo che vorrei parlarvi.
Gli Infermieri hanno un rischio di burn-out molto alto, spesso sottovalutato da loro stessi, esattamente come l’importanza delle funzioni che devono svolgere.
La sindrome del lavoratore “bruciato” esaurisce le risorse emotive, si sentono prosciugati, delusi. Sperimentano una grande differenza tra le aspettative idealizzate e le capacità di aderire alle richieste quotidiane, tra fatica, ritmi di lavoro, mancanza di supporto. Alcuni vanno in crisi di depersonalizzazione.
Cosa significa? Banalmente che riportano la sensazione di vedersi fare cose dall’esterno, come se fossero dei robot. Oppure, e capita molto più spesso di quello che si crede e di quello che viene ammesso da loro stessi, mettono in atto distacco emotivo e cinismo come forma di difesa. Se il burn-out non viene affrontato subito rischia di cronicizzare e portare ad inabilità al lavoro.
In più a volte vivono un senso di colpa doppio: per non essere riusciti a fare di più, e per il dubbio di aver diffuso il contagio verso gli altri pazienti o i propri familiari.
Il tutto porta, in alcuni casi, alla volontà di dimettersi. Ma gli Infermieri scelgono il loro lavoro per aiutare gli altri. E quindi spesso resistono. Resistono perché amano il loro lavoro. Ma sosteneteli. Fate sentire il vostro calore, che non vuol dire considerarli eroi. No, questo li danneggerebbe ancora di più. Li inchioderebbe ad aspettative sociali immense. Sono Professionisti con una forte etica cui essere grati per quello che fanno quotidianamente.
Siate grati, e fateglielo sapere… per favore.
Lorenzo Tosi, Infermiere dell’emergenza territoriale
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