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Giuramento degli Infermieri. Perché non “consacrare” tutte le Professioni Sanitarie? Il punto di vista di un TSRM.

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Giuramento «degli Infermieri»? Il giuramento deve “consacrare” tutte le professioni, non una sola. Parla un TSRM.

Per chi il 15 marzo del 2015 presso l’Università degli studi di Pavia, discuteva la propria tesi di laurea magistrale dal titolo: «Responsabilità e professione – Il giuramento delle professioni sanitarie» davanti ad una commissione forse un po’ “disattenta” (non ci fu verso nemmeno di sostituire la relatrice, che annunciò mesi prima la propria assenza – peraltro ingiustificata – per tutte le sue sedute e che effettivamente non si presentò, né fu possibile declinare per intero la formula di giuramento. Un 110/110 fu concesso con merito e senza infamia, certo, ma anche senza – giusto caso – “lode” … proprio per l’assenza di una docente appassionata – almeno quanto lo studente – che “decantasse” un lavoro di ben 268 pagine) …

Ebbene, l’apprendere oggi di un neo–giuramento ESCLUSIVO DELL’INFERMIERE desta sentimenti assai contrastanti.

Perché se da una parte questo sembrerebbe la normale evoluzione dell’autentico “vessillo” dell’infermieristica, costituito dal primo codice deontologico non medico, quello IPASVI del 1960, o del più recente ed eccellente “patto infermiere cittadino” (che forse nemmeno tutti gli infermieri conoscono), dall’altra, ad una valutazione più attenta e puntuale non si può più concedere ad una singola professione sanitaria non medica, malgrado i suoi indiscutibili record, di continuare insistentemente a “viaggiare da sola”; ed i motivi più cogenti sono forse identificabili proprio nelle contingenze con le quali la contemporanea pandemia ci ha aggredito; motivi che dovrebbero essere di integrazione e giammai di divisione alcuna; motivi in vero già individuati proprio in quelle “multidisciplinarietà e multi professionalità” , esaltate a

«parole d’ordine per un nuovo SSN, … ove tutti devono lavorare insieme, ognuno secondo le proprie caratteristiche, ma tutti sullo stesso piano» …

Questo il leitmotiv della stessa FNOPI di poco più di un anno fa …

A fronte di ciò però – ed in contemporanea – la stessa FNOPI, con i tanti suoi “personalismi”, che fondamentalmente si identificano con l’articolo 74 della Legge di Bilancio 2021 e che pragmaticamente prendono corpo in titoli quali «infermiere prescrittore», «percorsi assistenziali a prevalente responsabilità infermieristica» o «Infermiere di Comunità» , etc. , sembra essere alla continua ricerca di un “primato” che in vero nessuno vuole negare né tanto meno insidiare.

Tornando allo studio svolto, è stato incentrato su una approfondita analisi incrociata tra diritto (decreti ministeriali istitutivi) ed etica e deontologia (codici deontologici), nel merito dello sviluppo cronistorico delle (allora 22) professioni sanitarie; detta analisi comparativa aveva messo in evidenza numerosi punti deboli del percorso di evoluzione delle stesse, che invece che pensare ad un lavoro di sintesi tra le varie specializzazioni, coerentemente ai sostanziali principi ispiratori dello stesso giuramento Ippocratico (atto etico per eccellenza da 25 secoli, che pure riesce ancora a riunire un differenziamento di ruoli e funzioni tutt’ora in atto all’interno della classe medica), continuano a mantenere alti i motivi di una diversificazione a carattere prettamente tecnico, anche rimarcata dalla creazione di un numero forse eccessivo di ordini professionali (anche di quello forse ne bastava soltanto uno, come per i medici) di una legge forse molto ispirata ma assai poco ragionata (l. 3/2018).

Professioni che invece dovrebbero ormai procedere, tramite i comuni punti di forza pure messi in evidenza dallo studio (ce ne sono e per nulla di poco conto: ad es. le interessanti prospettive di sviluppo, proprio dell’infermieristica forense), verso un percorso di “associazionismo”, guidato dai medesimi motivi di etica, deontologia e diritto.

Pertanto, in uno scenario attuale dai compositi equilibri assai instabili ed altrettanto incerti conseguenti esiti sul contemporaneo mondo del lavoro e dell’economia; scenario ove la pandemia si è soltanto aggiunta alle già sussistenti ed altrettanto mondiali crisi del welfare state ed economico-finanziarie, con un atteggiamento che dovrebbe cercare di evitare accuratamente indebite formule di legittimazione a mero carattere religioso e particolari – forse esagerate – declinazioni “votive” della formula, ciò che davvero serve in ordine alla compilazione di un giuramento UNICO delle professioni sanitarie, che nemmeno però sia un maldestro copia ed incolla (in particolare se ne identificò un tentativo alquanto clamoroso), è una riflessione a tutto campo sulle professioni non mediche, ma anche sulla sanità dei giorni nostri; analisi che pure può partire dal contesto “tecnico”, più pertinente gli ex profili c.d. “ancillari”, ma che necessariamente deve protendersi decisamente verso un contesto intellettuale; una operazione che non è meramente simbolica, astratta o cerimoniale, ma che al contrario deve partire da considerazioni di irrinunciabile ed improcrastinabile, LAICO ed UNIVERSALE pragmatismo, che conducano non soltanto ad una DICHIARAZIONE DI UN PROFILO DI IDENTITÀ, ma anche a LINEE COMPORTAMENTALI VIRTUOSE, per una unificante TUTELA PROFESSIONALE che non può, più che in ogni altra epoca, essere ancora disattesa.

Il giuramento delle Professioni Sanitarie.

Io, dottor/ssa (Nome e Cognome),

Solennemente Giuro:

  1. Di esercitare con scrupolo e autodeterminazione di scienza e coscienza la Professione Sanitaria di … ;
  2. Di ispirarmi, nel mio operato, ai principi di: giustizia, moralità e verità, benevolenza e non maleficio; prudenza ed onestà intellettuale;
  3. Di seguire con fedeltà e lealtà le leggi civili e penali dello Stato, il Codice Deontologico e l’Etica professionale del mio ordine;
  4. Di aggiornare costantemente le mie conoscenze al progresso della medicina, della scienza e della tecnologia e di rispettare il diritto di autodeterminazione al trattamento sanitario di ogni persona;
  5. Di pubblicare e divulgare ogni mia scoperta o elaborazione di studio, utile ai miei studenti ed alla collettività;
  6. Di lavorare nel rispetto reciproco delle altre figure professionali, condividendo le esperienze;
  7. Di assumere la piena responsabilità professionale, esercitando nel rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo, indipendentemente dalle diversità di etnia, culto, provenienza, condizione sociale ed ogni orientamento culturale;
  8. Di impegnarmi al mantenimento, anche al di fuori dell’ambito professionale, di un comportamento coerente con gli insegnamenti ricevuti, sostenendo ed esigendo il massimo rispetto per la mia figura ed il mio operato professionale;
  9. Di garantire sempre, anche al di fuori dell’ambito professionale, un soccorso a chi ne abbia bisogno e la mia piena disponibilità alla autorità costituita, quando casi di calamità naturali o di gravi emergenze sociali lo richiedano;
  10. Di risolvere, di caso in caso, nelle controversie legali che richiedano la mia testimonianza, il conflitto tra accertamento della verità processuale e mantenimento del segreto professionale, segnalando gli eventuali disservizi, le carenze organizzative ed i ritardi nell’applicazione delle leggi;
  11. Di non agevolare, per quanto possibile, “modi vivendi” e “modi operandi” non rispettosi della norma di legge o della deontologia ed etica professionale;
  12. Di prestare maggiore attenzione e riflessione ai momenti di difficoltà e non a quelli di successo;
  13. Di rileggere, tenere sempre a mente e soprattutto di mettere in pratica i contenuti cui qui sto facendo voto di rispetto.

Leggi anche:

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Giovani Medici verso il Giuramento di Ippocrate a Roma. Neo-iscritti all’OMCeO.

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Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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