Musicoterapia 2.0?
Un infermiere di Roma ci parla della sua visione dell’assistenza: ai suoi anziani assistiti propone le canzoni di Ultimo, Shade e Il Pagante e ci spiega come questo aiuti i suoi pazienti!
Quando si parla di musicoterapia generalmente pensiamo a musica classica o, al massimo, musica degli anni che furono. In una RSA romana invece troviamo Francesco F., 26 anni e una versione del tutto personale, innovativa e contemporanea della questione. Ce ne parla in esclusiva.
Abbinare all’assistenza una musica del tutto nuova. Come è nata questa idea di musicoterapia 2.0?
Non la chiamerei musicoterapia, che sappiamo fondarsi sulla stimolazione anche biologica che la musica ha sull’organismo. Piuttosto penso sia un’attività tra l’animazione e il coinvolgimento cognitivo delle persone. E’ nato piano piano, l’anno scorso. Canticchiavo da solo, poi ho insegnato qualche frase ai nostri ospiti fino a che uno di loro mi ha chiesto di ascoltare finalmente la canzone che cantavamo sempre insieme. Da quel momento poi una cosa ha tirato un’altra e tutte le volte che posso metto la playlist che ho creato sul cellulare e che aggiorno quasi settimanalmente.
Quali sono i brani preferiti, diventati capisaldi di questa playlist?
Di brani ce ne sono diversi, ho riscontrato molto apprezzamento per i testi di Ultimo, Shade e Il Pagante. Tra l’altro proprio de Il Pagante è la canzone da cui è nato tutto, si chiama La Shampista. Cerco però di mescolare con canzoni anni 70 e 80 che abbiano però una struttura sempreverde, come gli ABBA, i Queen e altri a girare.
Gli artisti che hai citato rappresentano l’ultima generazione della musica italiana e portano testi con un potenziale comunicativo molto forte e spesso da interpretare. Come vengono accolti dal tuo personale pubblico?
Parto dal presupposto che se uno è stato aperto al mondo, fornendogli i giusti strumenti è in grado di esserlo anche in vecchiaia. In effetti alcune frasi o riferimenti glieli spiego ma una volta recepiti fanno propri i sensi di quei testi. Io personalmente penso che rappresentino la società attuale con linguaggi particolarmente freschi ma attenti all’uso esatto della parole. Il mondo di oggi ha nuove parole ma ognuno ha un suo significato, importante e decisivo per l’interpretazione di un concetto.
Cosa ti ha meravigliato di più in questa tua speciale assistenza?
Mi hanno meravigliato due cose: l’apertura di persone di oltre 80 anni, molto più moderne di tanti di mezza età. E la tutela che mi danno i miei colleghi di turno, che mi hanno difeso dalla direzione quando questa cosa era diventata un caso. Gli altri turni mi osteggiano ma alla fine, quando posso, metto la musica e le chiacchiere alle spalle rimangono solo inutili chiacchiere. I pazienti sono contenti ed i parenti non si lamentano.
Grazie per l’intervista esclusiva e complimenti!