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Infermieri e professionisti sanitari: percorsi formativi verso la svolta!

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Infermieri e professionisti sanitari: percorsi formativi verso la svolta!

La formazione è il pilastro di ogni professione e la migliore garanzia per tutti i cittadini che usufruiscono di professionisti preparati ed in grado di rilevare e risolvere i loro bisogni. Infermieri e medici ne hanno discusso poco fa a Rimini in occasione del Meeting 2018.

Gli infermieri si formano da oltre venti anni in Università, la laurea triennale è immediatamente abilitante e consente a chi la consegue di lavorare immediatamente nell’assistenza. Quella magistrale, biennale, permette di accedere alla docenza universitaria, ai dottorati di ricerca, ai master di secondo livello che equivalgono a vere e proprie specializzazioni, alla dirigenza infermieristica, inserita da questo contratto proprio nell’area della dirigenza con quella medica e sanitaria in generale, spiega in occasione del meeting Salute di Rimini, intervenendo al think tank “Formazione, informazione e futuro delle professioni nel sistema sanitario nazionale”, Barbara Mangiacavalli, presidente delle Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche che raccoglie gli oltre 440mila infermieri presenti in Italia, circa il 50% dell’attuale forza lavoro pubblica e privata. “Oggi – spiega Mangiacavalli – gli infermieri laureati sono soddisfatti del loro corso di studi. Soprattutto quelli con laurea magistrale: secondo l’ultimissimo rapporto del consorzio interuniversitario AlmaLaurea, sono soddisfatti della propria formazione tanto che la maggioranza (67,7%) si iscriverebbe di nuovo allo stesso corso nelle stesso Ateneo e il 37,3% intende proseguire gli studi con un master o altro corso di perfezionamento, mentre il 13,5% con il dottorato di ricerca”.

Concretizzare ancora più operativamente le specializzazioni infermieristiche, già radicate nel resto d’Europa, rappresenta una delle strade imprescindibili della formazione professionale e di tutto il sistema sanitario.

“Nuove specialità – prosegue la presidente FNOPI – emergono sulla base delle esigenze di salute della popolazione. Le specialità si sviluppano per fornire valore aggiunto al ruolo pratico e offrono flessibilità all’interno della professione per soddisfare queste esigenze emergenti dei pazienti. I programmi di formazione – aggiunge ancora – possono e devono preparare professionisti in una specialità, purché soddisfino tutti gli altri requisiti dei programmi di istruzione, compresa la preparazione del nucleo APRN (Advanced Pratictionier Nurse), del ruolo e delle competenze core. Inoltre si dovranno valutare il ruolo e le competenze focalizzate sulle esigenze della popolazione affinchè gli infermieri siano in grado di prendere in carico le esigenze di un cittadino a 360 gradi”.

La Federazione è impegnata ogni giorno nello sviluppo virtuoso della professione infermieristica, promuovendo, tra le varie iniziative, percorsi che garantiscano all’infermiere l’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze, via via più in linea con l’evoluzione del Sistema sanitario nazionale oltre che con le esigenze reali dei cittadini. “In quest’ottica – sottolinea Mangiacavalli – oltre la clinica, è stato anche realizzato con Agenas il “Corso di Alta Formazione in Management per funzioni organizzative-gestionali delle Professioni Infermieristiche”, destinato a dirigenti infermieri che ha riscosso grande successo grazie alla completezza e all’innovatività del programma e per la qualità dei docenti e relatori. Un apprezzamento così importante che è già in cantiere la seconda edizione che dovrebbe svolgersi a partire dal prossimo autunno”. In ambito clinico cronicità, non autosufficienza, fragilità, durabilità, con un focus prettamente territoriale fanno e faranno sempre di più la differenza. Ma anche area intensiva e dell’emergenza urgenza, area neonatologica e pediatrica , salute mentale e dipendenze, area medica e chirurgica sono tra gli asset formativi di specializzazione gli ambiti in cui puntare.

“Un meccanismo che funziona – afferma Mangiacavalli -. E lo riconoscono anche in Europa e al di fuori dei confini continentali tutti quei paesi con una forte tradizione di assistenza sanitaria dove i nostri infermieri sono tra i più ricercati per la loro formazione e la loro preparazione: sono considerati i migliori in assoluto. E più di 20 Paesi li richiedono. Si va dalla Germania all’Australia, dal Canada alla Svizzera. In Inghilterra di infermieri italiani ce ne sono già oltre 3.000”.

Avendo tutto questo come base, è necessario che i cittadini sappiano chi è l’infermiere, senza confusione con altre figure che oggi avviene soprattutto per un’abitudine generalizzata a considerare (dei media) come professionisti della sanità solo medici e infermieri.

“I cittadini devono conoscere gli infermieri – spiega la presidente FNOPI – ed essere tranquilli con loro, anche se, di fatto, lo sono e li cercano: l’Osservatorio civico Fnopi-Cittadinanzattiva ha evidenziato che vorrebbero essere assistiti da un infermiere nella farmacia dei servizi (65,5%), poter disporre di un infermiere di famiglia/comunità (78,6%), avere la possibilità di consultare un infermiere esperto in trattamento di ferite/lesioni cutanee (86,1%) ma anche uno a disposizione nei plessi scolastici per i bambini e ragazzi che ne potrebbero avere bisogno (84,1%). I cittadini reputano il lavoro degli infermieri positivo ma temono anche che il tempo dedicato all’assistenza venga meno a causa delle attività burocratiche (51,3%). In sintesi chiedono ‘non toglieteci l’infermiere’”. Il futuro della professione, anzi delle professioni, non è solo “degli infermieri”, ma “con gli infermieri” e va costruito con protocolli di intesa e documenti congiunti multi professionali per percorsi di partenariato professionale su obiettivi condivisi.

“In questo senso – afferma Mangiacavalli – vorremmo, con la collaborazione di tutte le professioni, sviluppare tematiche, quali, ad esempio, lo skill mix change (cioè la modifica della composizione professionale del personale, già attuata in Paesi quali Stati Uniti e Gran Bretagna e indicata come priorità da numerosi studi recenti, tra cui il rapporto Oasi del Cergas Bocconi) , i missed care (la misurazione degli esiti anche infermieristici), i Nursing Sensitive Outcomes (NSO), per consolidare il contribuito dell’assistenza infermieristica nel percorso di cura del paziente già attuato con successo in alcune Regioni benchmark italiane”.

“Tutto questo – conclude – con una linea guida precisa: ogni professione ha il su ruolo primario e il suo compito fondamentale e in questo nessuno deve poter pensare che l’uno possa sostituire l’altro, ma ragionando secondo evoluzioni professionali che siano appropriate, ovvero che possano mettere il professionista giusto ad operare nel giusto contesto al massimo delle sue potenzialità. Ed è questo “massimo” che ancora oggi dobbiamo perseguire ed ottenere. Perché i cittadini hanno bisogno di risposte e di professionisti in grado di fornirle”.

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