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Giornata Internazionale dell’Infermiere: quelle impronte indelebili!

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Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, augura a tutti Buona Giornata Internazionale dell'Infermiere!

Il 12 maggio 1820 è nata Florence Nightingale, fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne. L’International Council of Nurses (Federazione di più di 130 Associazioni nazionali infermieristiche, che rappresentano più di 13 milioni di infermieri nel mondo) ricorda questa data celebrando in tutto il mondo la Giornata internazionale dell’Infermiere.

A partire dal 1992 la Federazione nazionale Collegi Ipasvi prima e la Fnopi ora, sostiene la Giornata internazionale dell’Infermiere anche con la diffusione di manifesti che sottolineano l’impegno  di noi infermieri italiani sui temi della solidarietà e dell’alleanza con i pazienti e le loro famiglie.

Gli slogan proposti in oltre un decennio ribadiscono tutti la scelta di stare “dalla parte del cittadino”.

Il 12 maggio è così diventato l’occasione per far sì che la professione infermieristica “parli un po’ di sé” con i ricoverati negli ospedali, con gli utenti dei servizi territoriali, con gli anziani, con gli altri professionisti della sanità, con i giovani che devono scegliere un lavoro, con tutti coloro – insomma – che nel corso della propria vita hanno incontrato o incontreranno “un infermiere”.

Lo slogan di quest’anno per il manifesto 2018 è “Ci sono impronte che non si cancellano. Noi infermieri, la nostra impronta sulla salute”.

Anche il ministero della Salute, per la prima volta, ha concesso il suo patrocinio alla Giornata internazionale.

Ed è per esserci sempre e in piena efficienza,  che noi infermieri  terremo sempre bene in considerazione i campanelli di allarme descritti per la professione.

Il manifesto della Giornata internazionale dell’Infermiere parla ai cittadini: l’infermiere è con i cittadini. E  verrà affisso in tutti gli ospedali e ambulatori d’Italia e sarà diffuso sul web tramite le campagne social.

In quelle righe che tutti leggeranno lo diciamo e lo spieghiamo in modo chiaro: ci mettiamo la faccia. Ogni giorno, in ogni luogo in cui esercitiamo la nostra professione. Siamo il terminale del Sistema salute, costituiamo la sua linfa vitale. Ci mettiamo certamente le braccia, la schiena, le mani. Perché la nostra e una professione usurante, faticosa, che si nutre anche di contatti fisici, cure continue, sostegni concreti.

E dove passiamo, lasciamo il segno.

Ma ci mettiamo anche la testa. Ci formiamo e ci specializziamo nelle Università; i nostri migliori talenti sono impegnati in ricerche per migliorare la qualità di vita dei nostri assistiti in ogni fase delta malattia e nella gestione delle cronicità. Le nostre idee e i nostri progetti su come organizzare ospedali e servizi sul territorio propongono soluzioni innovative in grado di renderne più efficaci le prestazioni e di ridurne i costi.

E da sempre nel rapporto tra infermiere e cittadino ci mettiamo soprattutto il cuore.

Oggi riteniamo che lo si debba fare rispettando la volontà del paziente in un percorso che coinvolga l’intera equipe curante.

“Nulla che mi riguardi senza di me” è un orientamento fondamentale che deve essere condiviso non solo dalle altre professioni sanitarie e dai cittadini che lo hanno coniato, ma soprattutto dalle istituzioni che ne regolano l’attività.

Noi infermieri ci impegniamo a fare la nostra parte per garantire il diritto alta salute e con i cittadini accanto saremo tutti più forti.

“Io uso il termine nursing come stimolo di miglioramento”, scriveva Florence Nightingale. L’abbiamo presa in parola, facendo crescere la professione, migliorandone la struttura professionale e la qualità e ridefinendone le responsabilità a vantaggio dei pazienti e del sistema welfare che si rende garante di assistenza e orientamento alla salute per l’intera collettività nazionale.

Il nostro fine è assistere i pazienti, individuarne le necessità ed essergli vicini i quei momenti, incidere nel processo organizzativo e decisionale del sistema e dare risposte mirate alle contingenze economiche e ai bisogni che emergono dall’attuale scenario demografico ed epidemiologico.  noi infermieri progettiamo, sperimentiamo, costruiamo e ricostruiamo processi assistenziali, percorsi organizzativi e flussi formativi. ci  impegniamo in nuove logiche curative, educative e nella strutturazione di reti relazionali che nel loro insieme danno risposta a nuovi bisogni di cura e assistenza scaturiti anche dalla fragilità, dalla dipendenza, dalla cronicità, dal disagio e dalla solitudine nella malattia e nei momenti terminali della vita.  Noi infermieri ci siamo  e ci vogliamo essere. Con maggiore consapevolezza e assumendoci maggiori responsabilità. Vogliamo definire un nuovo patto per l’assistenza in cui vi sia non solo l’impegno alla vicinanza, alla qualità dell’assistenza e della relazione, ma anche l’impegno a superare ostacoli, arretratezze e criticità, nostre e del sistema.

Quello degli infermieri è senza dubbio l’Ordine più numeroso d’Italia: rappresen oltre 447mila professionisti, che però non bastano: mancano all’appello almeno 20mila infermieri in ospedale e 30mila sul territorio per rendere efficiente il sistema di assistenza continua che caratterizza tutti i Paesi più avanzati.

Ricerche internazionali continuano a confermare questi dati, così come l’aumento della mortalità in ospedale cresce se il carico di lavoro per gli infermieri è eccessivo, se sono pochi.

E la figura dell’infermiere non è solo necessaria, è anche “desiderata” fortemente dai cittadini.

Ora tocca a noi, a tutti. Dobbiamo batterci per sconfiggere queste criticità che aggrediscono la nostra professione e soprattutto allontanano la vera Assistenza (con la “A” maiuscola) dalle persone.

L’impegno, tra i tanti, lo abbiamo preso anche nella mozione finale del Congresso, il primo come Fnopi, che i presidenti degli Ordini provinciali hanno contribuito per la prima volta tutti insieme a elaborare e lo porteremo avanti in questi tre anni di mandato per lasciare ai prossimi quadri Fnopi un compito chiaro e bene impostato: dobbiamo far riconoscere e valorizzare le nuove competenze, certificandole e da queste delineare un percorso di infungibilità del professionista. Dobbiamo far riconoscere l’infermiere.

Questo anche creando sinergie con altri Ordini professionali per portare avanti, con loro, i discorsi comuni e con le rappresentanze sindacali perché sia mantenuta e difesa la dignità dell’infermieristica e valorizzato il suo riconoscimento a tutti i livelli.

Per farlo dobbiamo promuovere lo sviluppo di una nuova cultura politica all’interno della professione e attivare ogni forma di intervento per garantire la sicurezza degli operatori e lo sviluppo di programmi di sorveglianza sulla sicurezza:Noi infermieri dobbiamo pensare al cittadino e per farlo dobbiamo essere sereni e sicuri nella nostra professione. 

Vorrei concludere – nell’augurio a tutti che questo 12 maggio sia l’inizio di un nuovo ciclo per l’infermieristica e per tutti noi che ne facciamo parte a testa alta – proprio con la frase che ha concluso quella mozione finale e che richiama il nostro slogan del 2018: l’orizzonte che abbiamo davanti è tecnicamente un cerchio, e quindi infinitamente vasto. Dobbiamo scegliere ogni passo che facciamo con la massima cautela, perché le impronte che ci lasciamo alle spalle sono importanti quanto il percorso che seguiremo. Fanno parte dello stesso viaggio, la nostra storia. (Lori R. Lopez) 

Barbara Mangiacavalli
Presidente Federazione nazionale Ordini Professioni sanitarie  

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