La sicurezza sul lavoro degli Infermieri e degli altri operatori della salute è uno dei temi più attuali nel campo delle professioni sanitarie mediche e non mediche. Sull’argomento si è ampiamente discusso nel corso di un interessante talk-show messo in scena presso il Parco della Musica a Roma in occasione del Congresso Nazionale degli Infermieri che si conclude il 7 marzo 2018.
Tra gli altri sono intervenuti:
- Barbara Mangiacavalli, presidente dell’Ordine degli Infermieri;
- Pasquale di Palma, Dirigente medico della Sovrintendenza sanitaria centrale INAIL;
- Francesco Giuffrida, Componente Comitato nazionale Assistenza primaria ConfCooperative;
- Franco Massi, Presidente Uneba,
- Emmanuel Miraglia, Componente esecutivo e past president Aiop;
- Francesco Ripa di Meana, Presidente Fiaso;
- Franco Vallicella, Componente Comitato centrale Fnopi.
Ha moderato i lavori il giornalista Rai Giuliano Giubilei, che ha fatto l’avvocato del diavolo mettendo più volte in difficoltà i vari personaggi intervenuti al talk-show.
I professioni della salute hanno diritto a lavorare in sicurezza, come pure gli assistiti hanno il diritto a cure prestate in sicurezza.
Occorre creare una intesa tra chi si prende cura e di chi ha bisogno di cure.
L’appuntamento ha messo in relazione le strutture pubbliche con le strutture private. È subito emerso che gli Infermieri che lavorano nel settore pubblico hanno diritti e doveri differenti da quelli che operano nel privato.
Si è parlato poi di umanizzazione delle cure e dell’invito di Papa Francesco a continuare con la “terapia della carezza”. L’Infermiere è colui che dà per primo il buongiorno al paziente, è colui che fa da interfaccia tra la struttura di ricovero o di cura e l’Assistito. I Medici hanno perso il loro carisma e oramai non conoscono nemmeno più i loro Pazienti.
In sintesi dall’evento odierno è emerso che vi è la necessità di lavorare in un ambiente sano, che tuteli chi assiste e chi è assistito. Occorre riconoscere le competenze, cambiare le proposte contrattuali, rivedere tutti i contratti, quelli pubblici e quelli privati.
Invecchiamento, turni di lavoro massacranti, riposi saltati, deprofessiolizzazione e mancato riconoscimento delle nuove competenze e delle esperienze non giocano a favore della sicurezza e si deve prendere atto che le cose devono cambiare prima che il Sistema delle cure imploda su se stessa.
Ampio spazio è stato dedicato al territorio e alla necessità di portare l’Infermiere nelle famiglie degli italiani e degli stranieri in Italia. Il Medico di base da solo non riesce più a garantire l’assistenza e i pochi operatori non medici che lavorano sul territorio lo fanno a loro rischio e pericolo, oberati da orari di lavoro sempre più improponibili e non rispondenti alle reali esigenze del Cittadino.
Servono case e care-manager infermieristici capaci di prendere in carico il Cittadino dalla A alla Z assistenziale.
Ma gli Infermieri vogliono realmente combattere per lavorare veramente in sicurezza e offrire sicurezza ai loro Assistiti? Perché gli Infermieri non rifiutano compiti non loro? E perché le dirigenze sanitarie e le dirigenze infermieristiche non fanno nulla per impedirlo?
Molto contestati gli interventi di Ripa Di Meana, che ha parlato di mansionario, dimenticando che il mansionario è stato abrogato con il DM 739/94; di Miraglia e di Di Palma, che non hanno capito proprio che l’Infermiere è un professionista autonomo ed intellettualmente indipendenti. Contestati i loro interventi con colleghi che hanno abbandonato l’aula in segno di protesta.
L’Infermiere non ha più un mansionario, non assiste il medico, è una figura in veloce evoluzione.
A buttare acqua sul fuoco è stata Barbara Mangiacavalli, presidente degli Infermieri, ricordando che è un momento storico quello di oggi, dove per la prima volta si confrontano il mondo pubblico, il privato e quello delle cooperative.
Di Palma, medico del lavoro, ha chiesto scusa alla platea per aver usato termini non consoni e non propri della Professione Infermieristica: “l’Infermiere è il perno principale della Sanità italiana, i rischi che corrono sono tanti e l’Inail ha incrementato a dismisura le spese per malattie e infortuni; il risk management è tra i concetti maggiormente sostenuti dal nostro istituto; spesso gli Infermieri vengono chiamati a svolgere compiti che non sono di sua competenza, in questo caso devono rifiutarsi perché non sono coperti dal punto di vista assicurativo e quindi del rischio in se”.
Tanti gli impegni e le strette di mano, quella più significativa proprio la stretta cordiale tra Di Palma e Mangiacavalli.
InviTati i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Nursing up, Nursind, Fials, Fsi e Ugl.
Tutti hanno ribadito che la sicurezza va affrontata seriamente; l’Organizzazione sanitaria è molto varia e occorre seguire da vicino le malattie professionali realmente tali. Oggi è faticoso far emergere i rischi di malattia e le Aziende e i contratti non sono proprio a favore di chi presta assistenza. Ciò sia nel pubblico, che nel privato, compresi la cooperazione e la libera professione. La sicurezza è vista come un costo e non come un bisogno reale. Occorre uscire fuori e gridare che le cose non vanno, il tema della sicurezza va affrontata a 360° a cominciare dall’organizzazione del lavoro. Nei nuovi contratti, nel pubblico e nel privato, si deve fare attenzione alla sicurezza. Occorre lavorare e mettere assieme il Governo Centrale, gli Ordini professionali, gli Assistiti e le Organizzazioni sindacali.
La politica e i burocrati devo chiamare gli Infermieri e ascoltare il nostro parere.
La carenza di personale, i doppi turni (sempre più usuranti), il blocco del turn-over, l’addio ai riposi minano alla base la sicurezza e a rimetterci è l’Assistito: se l’Infermiere sta male sta male anche il Paziente.
Agli Infermieri e ai Professionisti della Salute manca la cultura della sicurezza, si corre troppo, il personale manca, ma non è una giustificazione valida. Se non ci formano e non ci informano tocca a noi chiederlo. C’è troppa ignoranza sul rischio e sulla sua gestione.
Gli Infermieri, per finire, non scambiano le proprie attività con quelle degli Operatori Socio Sanitari. Le figure si occupano di cose diverse e anche i rischi sono differenti.
Mangiacavalli si è detta contenta del dibattito che si è venuto a creare. I 440.000 Infermieri Italiani chiedono sicurezza e con loro il Cittadino. “Come Ordine degli Infermieri abbiamo deciso che era arrivato il momento di parlare di questi argomenti e ringraziamo tutti gli intervenuti perché per la prima volta iniziamo a parlare di temi caldi nel pubblico e nel privato; auspico che questo di oggi sia un primo viatico che ci porti dritti ad un accordo reale nell’interesse di tutti; iniziamo tutti assieme un tavolo di confronto. Oggi i Coordinatori Infermieristici rischiano tanto se non rispettano le pause e i riposi; non ci sentiamo inferiori, ma dei veri professionisti disposti a far sentire levata la loro voce” – ha concluso la presidente.
Un nell’incontro, veramente ricco!