Allo stato attuale, per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), mancano almeno 70mila infermieri.
Numeri che costituiscono un autentico vulnus per la sanità pubblica e che scaturiscono dall’assenza di programmazione e di una visione strategica.
Il reintegro degli infermieri sospesi
a causa del mancato rispetto dell’obbligo vaccinale rischia di non produrre un impatto significativo riguardo le carenze in organico e di non colmare il deficit strutturale di personale nel Ssn.
Sono infatti circa 2.600 gli infermieri
italiani sospesi (lo 0.5% sul totale iscritti all’Albo in Italia) in quanto non vaccinati al 31 ottobre contro il Covid-19, e ora reintegrati per decreto, anche se occorre valutare quanti di loro torneranno effettivamente a lavoro.
Si tratta di una cifra esigua
(appena il 3,7%) rispetto alla carenza di 70mila infermieri, il numero di professionisti di cui ha bisogno il nostro Paese.
Siamo però fiduciosi
che il nuovo Governo – e in particolare il Ministro Orazio Schillaci – riconosca come priorità assoluta la necessità di rispondere al crescente fabbisogno di infermieri, disegnando una nuova prospettiva nel reclutamento del personale mancante e in questo senso siamo a disposizione per tracciare assieme le linee su cui lavorare.