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Filippini (OPI Varese): “Infermieri italiani scappano in Svizzera, intervenire con rapidità. Ecco cosa serve alla professione”.

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Ci scrive Aurelio Filippini (OPI Varese): “Infermieri italiani scappano in Svizzera, intervenire con rapidità. Ecco cosa serve alla professione”.

Gentilissimo Direttore di Assocarenews,

la situazione nelle Province di confine è davvero drammatica, ecco alcuni dati inerenti la situazione della professione infermieristica nella provincia di Varese ed alcuni spunti volti a tendere a migliorare la situazione.

Ad oggi gli infermieri iscritti nella nostra provincia sono 5079, ci cui l’87% di genere femminile, l’età anagrafica media è tra i 55 e i 65 anni (circa 2100 infermieri corrispondenti al 48% del totale) questi saranno potenzialmente in uscita dal servizio attivo nei prossimi 5/10 anni. L’ultimo anno ha visto un grave incremento di cancellazioni volontarie (per la maggior parte pensionamenti) 306 risetto ad una media di 130 annui e ad un ingresso medio stabile attorno alle 135 unità, la nostra provincia si assesta attorno ai 5,5 infermieri ogni 1000 abitanti, la media italiana è di 6,3 mentre quella europea di 8,3 (dati OCSE). Le domande di iscrizione al corso di laurea in Scienze Infermieristiche dell’Università dell’Insubria sono appena sufficienti a coprire il numero di posti disponibili impedendo così una vera propria selezione e rendendo difficile da colmare la carenza ormai cronica. La carenza all’interno dell’azienda è stata descritta dai Direttori Generali e si sintetizza in circa 180 per l’ASST dei Settelaghi e poco meno per l’ASST Valle Olona, a questi va aggiunta la carenza degli Infermieri di Famiglia e Comunità finanziati da Regione Lombardia ma non in servizio (alcuni di quelli in servizio stanno in realtà coprendo turni nei reparti di degenza). A situazione sul territorio non è migliore, 58 RSA per un totale di posti letto tra accreditati e autorizzati di 11084 con poco più di 200 infermieri (tra assunti dalle RSA stesse e liberi professionisti che prestano lavoro in fasce orarie concordate), tenuto conto della sempre maggior gravità degli anziani ospitati nelle strutture si rileva che ci sia circa un infermiere ogni 55,4 persone, affinché l’assistenza sia sicura il numero andrebbe raddoppiato. Il decreto 1000 proroghe ha liberalizzato l’ingresso dei professionisti extra comunitari riducendo i controlli, a carico della regione, al certificato di percorso di studi e iscrizione ad un albo/registro nazionale, mi risultano vagliati nel 2022 oltre 1000 ingressi. Purtroppo, per quanto di mia conoscenza le difficoltà linguistiche che nessuna norma richiede di valutare hanno reso il loro inserimento molto difficile e poco sicuro, gli Ordini professionali non hanno alcun dato né alcuna titolarità su questi infermieri che non risultano inscritti ne valutati nelle loro competenze.

A questo si aggiunge che la vicina Svizzera sta attirando numerosi professionisti oltre confine, l’ultimo triennio ha visto raddoppiare gli ingessi rispetto ai trienni precedenti, sicuramente grazie anche ad una remunerazione elevata (ben oltre il doppio dei 1600 euro mdi in Italia) e a organizzazione del lavoro più stabile (meno salti riposo e turnistica concordabile anche il part time).

Possibili azioni di miglioramenti:

  • un incentivo economico per le fasce di confine;
  • un welfare di confine (es asili nido convenzionati con apertura prima dell’inizio dei turni di lavoro, sgravi su affitti o mutui…);
  • una campagna di valorizzazione della professione che parta dalla regione (e dal ministero) e non solo dagli Ordini e le Federazioni Nazionali;
  • tasse universitarie agevolate;
  • borse di studio per i percorsi universitari post laurea (ad esempio master per Infermiere di Famiglia e Comunità figura prevista dalla riforma sanitaria lombarda).

Grazie.

Il presidente OPI Varese
Dott. Aurelio Fiilippini

Leggi anche:

Ecco perché gli Infermieri italiani migrano in Svizzera in massa. Parla Aurelio Filippini, OPI Varese.

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