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Ecco perché gli Infermieri italiani migrano in Svizzera in massa. Parla Aurelio Filippini, OPI Varese.

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Gli Infermieri italiani continuano a voler lavorare e a trasferirsi nel Ticino e nei Grigioni (Svizzera) perché bene remunerati e ben valorizzati. Parola di Aurelio Filippini (OPI Varese).

Aurelio Filippini, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Varese, è uno dei maggiori conoscitori italiani del settore. Da tempo sta studiando i flussi migratori degli Infermieri italiani verso altri Stati europei ed extra-europei, tra cui la Svizzera. Nelle scorse settimane la sua attenzione si è soffermata sui cosiddetti “frontalieri” e su chi vive in aere di confine e lavora in Ticino e nei Grigioni.

E’ quanto dichiara lo stesso Filippini ai colleghi del quotidiano RSI.CH.

Non tutti emigrano, c’è anche chi non vuole intraprendere la professione.

Filippini non nega certo che vi è un passaggio di professionisti sanitari dalle province di confine al Ticino, soprattutto dalla pandemia in poi, ed allarga il discorso a ciò che avviene in questi ultimi periodi ad altre nazioni con una sorta di vasi comunicanti che tuttavia spingono i lavoratori dove vi sono “premialità” non solo, lo ribadisce più volte, economiche. Un importante svolta oltre confine, in Italia, deve essere data sull’organizzazione consentendo agli infermieri di occuparsi di presa in carico e di assistenza, riducendo la pressione burocratica e tutta una serie di attività non prettamente legate alla professione ma che tengono gli infermieri lontani dalle persone che assistono. Verosimilmente vi è una pressione minore, anche per come è organizzato il lavoro, nelle strutture svizzere. Citando fonti vicine al sindacato, Filippini spiega che nelle sole aree sanitarie varesine le ore di straordinario accumulate ammontano ad 11.000 giorni circa di lavoro.

Le ipotesi di cambiamento suggerite alla politica lombarda.

Sul tavolo per invertire la rotta sono stati messi strumenti come il “welfare di confine” che sarebbe utile non solo, spiega sempre il sanitario, a non far passare la dogana, ma anche forse a far tornare chi farebbe a meno di fare ore di coda con un importante dispendio di tempo tolto alle famiglie. A proposito di famiglie, il responsabile dell’OPI spiega che dietro il lavoro di questi professionisti ci sono sacrifici importanti che devono essere riconosciuti dalla politica tutta, fosse anche con misure di welfare familiare da mettere in campo. In altri Paesi i sanitari, per esempio, hanno incentivi anche solo per gli asili dove portare i bambini o per la flessibilità degli orari per venire incontro ad un mestiere che, non solo nelle province di confine, sembra non essere più attrattivo. Ed infatti Filippini non crede che all’ultimo concorso tutti coloro che non si sono presentati siano poi diretti in Ticino o nei Grigioni.

La nuova riforma sanitaria avrà bisogno di più infermieri in Lombardia.

In Lombardia dunque c’è la volontà di tenere “in casa” gli infermieri che formano perché poi il problema non è solo nelle aree di confine, basti pensare che la Regione motore d’Europa si trova costretta proprio in questo periodo, a sua volta, a far arrivare nelle proprie strutture infermieri dall’estero. Ne serviranno molti, e saranno da impiegare in vari ambiti con progressioni di carriera e possibilità di seguire realmente la presa in cura delle persone e la continuità assistenziale, visto anche la riorganizzazione sanitaria voluta dall’esecutivo regionale con la nascita di “Ospedali di Comunità”, degli “Infermieri di famiglia e Comunità”, di altre strutture dedicate esclusivamente al paziente cronico. Sarà necessario prendere decisioni coraggiose da parte di chi governa la sanità, perchè prendersi cura dei cittadini- ribadisce il responsabile dell’OPI – vuol dire conoscere i loro bisogni e muoversi per prevenirli e risolverli, mettendo in capo nuovi modelli organizzativi e valorizzando i professionisti che possono dare risposte concrete se messi nelle condizioni di farlo. La carenza è oggettiva, i dati OSCE lo confermano, ma una riorganizzazione fondata sulla professionalità e sulla risposta alle necessità concrete può essere una risposta valida.

L’augurio di Filippini.

L’augurio finale del presidente dell’OPI, che ama il suo lavoro, a tutti coloro che lo vogliono intraprendere, è che si ritrovi e si mantenga per chi non l’ha mai smarrita, ciò che lui non esita a definire “vocazione” intesa come passione per questo tipo di professione. Per la cura di un’area, questa insubrica, che invecchia velocemente.

Leggi anche:

Infermieri guadagnano 5000 euro al mese nella Svizzera dei Grigioni. In Italia facevano la fame.

Diventare Infermiere in Svizzera senza preselezione. Azienda recluta studenti in Italia, ma non spiega che servirà abilitazione di Stato.

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