Ecco il modello proposto nel 2007 dall’alloraFederazione Nazionale Collegi IPASVI.
Nato da uno studio pilota piemontese che permise di effettuare una sperimentazione multicentrica in più di 100 plessi sanitari privati o pubblici in tutto il territorio nazionale dal 2008 al 2009. Il MAP (Modello Assistenziale Professionalizzante) nasce per riuscire a dare “peso” alle attività assistenziali, quelle a cui si dedica l’infermiere avvalendosi di collaboratori come le figura di supporto OSS (Operatore Socio Sanitario) e condividendole con altre professionisti siano essi medici o fisioterapisti.
Una persona può richiedere delle cure per una patologia a rischio di vita ma non per questo richiedere un supporto assistenziale maggiore di chi invece non abile richiede assistenza per un problema minore. Questo è il concetto di Complessità Assistenziale ovvero l’insieme di interventi riguardanti l’assistenza infermieristica espressi in termini di intensità, impegno e quantità di azioni infermieristiche.
Il MAP riesce così a porre l’attenzione sul paziente e sulle variabili cliniche che incidono sulla complessità assistenziale, classificando i bisogni della persona in analisi con le condizioni cliniche, le risorse individuali, l’ambiente per giungere ad un massimo grado di autonomia possibile. Tale strumento analizza il carico assistenziale che dirime i pazienti in base alla loro complessità assistenziale (bassa, medio-bassa, medio-alta, alta) e correla il dato al numero di risorse umane disponibili per erogare l’assistenza delle prestazioni necessarie: infermieri e OSS.
La complessità dell’individuo è articolata da 60 dimensioni che descrivono tre diverse dimensioni: stabilità clinica, responsività, indipendenza. Ovviamente il tutto va correlato al contesto in cui si opera. Il MAP riesce così a individuare e definire: condizioni di salute dell’assistito, bisogni assistenziali, interventi appropriati, azioni proprie dei “professional” e quelle attribuibili ad altri operatori, grado di integrazione professionale, grado di coinvolgimento del care-giver. I dati riguardanti tutti questi items vanno trasportati in tabella e sommati fra loro per ottenere una misurazione di: complessità assistenziale della persona che necessità di cure, tempo impiegato per fornire prestazioni clinico-assistenziali, risorse umane per garantire lo standard. Ovviamente compilare 216 items e mantenere la tabella aggiornata non è così agevole, per tanto è stato ideato un MAP ridotto in variabile al settign di cura.