Emergenza Coronavirus. Agata, una Infermiera di Latina, è stata licenziata dalla casa di riposo in cui lavorava in Emilia Romagna perché protestò per la mancanza di Dispositivi Protezione Individuale non consegnati.
Una Infermiera di 28 anni è stata licenziata in tronco dopo aver protestato con una mail per la mancanza di Dispositivi di Protezione Individuale e di misure minime di contenimento del Coronavirus. Accade nella “civile” Emilia Romagna e in uno dei luoghi oggi al centro delle polemiche a livello nazionale: un Casa di Riposo. Lei è Agata (nome di fantasia), ha 28 anni, e lavorava in struttura da circa 12 mesi. Ora non ci lavora più, essendo stata spedita anticipatamente a casa “per giusta causa”.
L’azienda per cui lavorava non ha digerito il fatto che la collega avesse fatto notare e per iscritto tramite PEC l’assenza pressoché totale di Dispositivi di Protezione Individuale e ciò in barba alla normativa vigente (Dlgs 81/2008).
Agata, nonostante l’omertà dei suoi colleghi e degli Operatori Socio Sanitari (tutti precari), si era ribellata perché costretta a lavorare sui Pazienti e con la presenza continua dei Parenti senza DPI e senza misure e procedure idonee atte a favorire il contenimento del COVID-19.
Ora nella sua ex-struttura ci sono infetti e morti. Eppure è stata licenziata per aver chiesto un diritto sacrosante: lavorare in sicurezza.
La sua ex-azienda non ha digerito la sua presa di posizione, l’ha prima sospesa senza stipendio con un’azione disciplinare e poi le ha dato 5 giorni per motivare il suo “atto di ribellione”. La collega ha spiegato per filo e per segno cosa prevede la Legge e soprattutto quali erano i rischi che correvano operatori (oggi quasi tutti infetti), Pazienti e Familiari (molti di loro sono in Terapia Intensiva, sono infetti o sono già morti). La Dirigenza ha ignorato la sua giustificazione e l’ha licenziata in tronco.
Ora Agata lavora nel suo Lazio (è infatti originaria di Latina), ma di questa esperienza è rimasta stupita: per il cinismo di chi amministra la Casa di Riposo, ma soprattutto per tutti i suoi ex-pazienti che si sono ammali e per quelli che sono deceduti per Coronavirus.
Speriamo che chi l’ha rispedita a casa ora abbia capito l’errore e decida un giorno di premiare Agata chiedendole scusa pubblicamente.
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