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Coronavirus. In Veneto gli Infermieri devono essere protagonisti nella gestione del dopo lockdown. Lo chiedono gli OPI.

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Emergenza Coronavirus. In Veneto gli Infermieri devono essere protagonisti nella gestione del dopo lockdown. Lo chiedono gli Ordini delle Professioni Infermieristiche all’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin.

I Presidenti degli Ordini delle Professioni Infermieristiche Provinciali del Veneto (qui in alto in una foto di repertorio), Luigi Pais (Belluno), Fabio Castellan (Padova), Marco Contro (Rovigo), Samanta Grossi (Treviso), Marina Bottacin (Venezia), Franco Vallicella (Verona), Federico Pegoraro (Vicenza), hanno inoltrato all’Assessore alla Sanità della Regione Veneto, Dott.ssa Manuela Lanzarin, una formale richiesta di partecipare all’organizzazione e gestione del sistema sanitario in questo momento di emergenza, avanzando proposte dirette non solo al superamento della fase di lockdown, ma destinate anche ad incidere ben oltre questa fase critica.

“L’obiettivo – spiegano i Presidenti degli OPI veneti – è contribuire alla crescita del sistema sanitario, mediante il diretto coinvolgimento degli infermieri nella regia decisionale, al fine di garantire le migliori cure e assistenza possibili alla popolazione del territorio”.

“Gli infermieri rappresentano la professione sanitaria maggioritaria, con competenze uniche e insostituibili, di cui necessariamente si deve tener conto – continuano i Presidenti – ed è per questo che abbiamo avanzato alla Regione una serie di proposte riassunte in sei punti”.

In sostanza gli Opi veneti chiedono:

  1. Dotazioni di DPI adeguati e di controlli mediante test sierologici e tamponi dello stato di salute del personale sanitario e degli assistiti, come misure indilazionabili per il contenimento del contagio e propedeutiche alla velocizzazione del superamento della fase di lockdown.
  2. Tangibili incentivi economici per gli infermieri, con particolare riguardo ai colleghi maggiormente esposti al rischio infettivo, che non siamo un semplice obolo elargito una tantum.
  3. Immediato adeguamento delle dotazioni organiche, con superamento del criterio dei minimi assistenziali della D.G.R. n. 610/2014, verso un più autentico criterio di assistenza adeguata rispetto alla complessità assistenziale, anche nel post emergenza, cui va necessariamente aggiunto l’aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari, che sia adeguata ai numeri che il Coordinamento OPI del Veneto ha già illustrato alla Regione.
  4. Aggiornamento della normativa sull’accesso alla direzione delle aziende di servizi alla persona, con valorizzazione della peculiarità della professione infermieristica a tutti i livelli: siamo sul territorio, dove l’emergenza ha dimostrato che non è possibile prescindere da una competenza sanitaria di tipo assistenziale a garanzia degli ospiti. Pertanto, si sollecita con urgenza il superamento dei criteri dettati dalla L.R. n.22/2002, con standard adatti alla complessità assistenziale che siano al passo coi tempi. All’interno delle RSA, oltre che agli aspetti sociali, si assiste all’aumento dei bisogni sanitari dei residenti e la professione infermieristica è specificamente preparata a dare una risposta adeguata ad entrambe le esigenze.
  5. E per questo dare anche agli infermieri pubblici (adoperandosi, per supportare le istanze degli infermieri, al fine di superare l’ormai anacronistico vincolo di esclusività), un’intramoenia infermieristica, che consenta di prestare attività professionale a favore di strutture sociosanitarie (RSA, case di riposo, strutture residenziali, riabilitative…), per far fronte alla gravissima carenza di personale infermieristico di queste strutture. Applicando anche nel caso la legge 1 del 2002, che prevede prestazioni aggiuntive e possibilità che altro non sono se non il richiamo in servizio di pensionati e contratti a tempo determinato utilizzati una tantum, ma indispensabili per COVID-19.
  6. Tutte le novità chieste per il servizio pubblico dovranno servire anche per accreditare e autorizzare le strutture private dove dovranno essere inserite e previste a questo scopo. 

“Inoltre – concludono i rappresentanti degli OPI veneti – riteniamo doveroso dare il nostro contributo concreto agli infermieri che in questo momento stanno affrontando una prova durissima. Ed è per questo che, all’unanimità, abbiamo deciso di devolvere la metà del nostro bilancio annuale al Fondo di solidarietà #NoiConGliInfermieri istituito dalla nostra Federazione nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI)” (http://www.noicongliinfermieri.org).

Il Fondo di solidarietà è alimentato da 3 campagne principali. Nello specifico, gli Opi del Veneto hanno devoluto 2.500 euro alla campagna “Una vita per la vita” destinata alle famiglie degli infermieri deceduti; 2.250 euro alla campagna “Lontani ma soli”dedicata al sostegno degli infermieri in quarantena costretti ad abbandonare i propri cari e 2.250 euro alla campagna “Tornare alla normalità” rivolta a sostenere gli infermieri nel processo di cura e riabilitazione.

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