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Coronavirus. A Rimini si muore, Medici e Infermieri non bastano più. Serve sigillarla militarmente. Lo chiede direttore AUSL.

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Emergenza Coronavirus. Il direttore generale dell’AUSL Romagna, Marcello Tonini, lancia l’allarme per Rimini: “chiudiamo la città e l’hinterland, bisogna adottare misure estreme come Medicina”. Protestano Medici, Infermieri e OSS a cui era stato chiesto di “zittire”.

Marcello Tonini, direttore generale dell’AUSL Romagna, sono chiare: “Per Rimini adottate le stesse misure prese a Medicina”. E’ chiaro che il manager sia in affanno, le proteste dei sindacati dei Medici, degli Infermieri, degli Oss e delle altre professioni sanitarie e socio-sanitarie non cessano. Tutti chiedono Dispositivi di Protezione Individuale per gli operatori, DPI che non ci sono e che qualcuno colpevolmente non ha ordinato per tempo.

Ora il direttore generale si rende conto, meglio tardi che mai, che qualcosa non va e che per Rimini vanno prese misure molto drastiche, sulla scia di quanto già accaduto a Medicina, in provincia di Bologna. Un’azione militare ben preparata, la serrata totale e i controlli a tappeto contro i trasgressori.

Poco fa è giunta alla redazione di AssoCareNews.it copia di una missiva di Tonini. Non ci sembra così grave, eppure ha provocato enormi polemiche tra gli addetti ai lavori e gli attacchi di alcuni politici di centro-destra.

Le dichiarazioni di Tonini a TR24.

Tonini protesta e chiede aiuto a Bonaccini per Rimini e per tutto il distretto.

Tonini, che ha scritto anche al governatore Stefano Bonaccini, vista la persistente evoluzione del quadro epidemiologico – nello specifico nel distretto Sud di Riccione, Misano, Cattolica, San Giovanni in Marignano e Morciano – e quanto accaduto a Rimini nelle ultime 48-72, con l’aumento di mortalità in maniera preoccupante, fa capire chiaramente che è necessario mettere in essere misure decisamente più restrittive di quelle attuali.

Rimini fino ad ad un mese fa era la città del divertimento, della spensieratezza e del tutto si può fare, ora è la città della morte. E si perché a Rimini si muore di Coronavirus e i decessi sono tanti e tali da far svegliare anche Tonini, che non poteva starsene in silenzio.

Tonini ha fatto bene a lanciare l’allarme, tanto di cappello.

Per cui bene ha fatto a lanciare l’allarme: “le medesime ulteriori misure restrittive contenute nell’ordinanza della Giunta Regionale adottate per il comune di Medicina e zone limitrofe”.

Per concludere nel Riminise vi è un eccessivo numero di Medici e Infermieri in quarantena, manca il personale e dalle graduatorie arrivano professionisti inesperti che, senza formazione, rischiano di fare ancora più danni di quelli attuali.

Ecco perché tutti protestano, ecco perché tutti sono impauriti da un nemico invisibile che si fa vedere solo quando è ormai troppo tardi: bastardo Coronavirus.

Non si placano le proteste sui social e sui mass-media.

Nonostante le richieste dell’azienda “di stare zitti” ai dipendenti, le proteste degli operatori si sono levate, si levano e si leveranno sonore sui social-network, tanto che ormai non è più possibile controllarle. Perché mettere un bavaglio invece di ascoltare i propri dipendenti? Capiamo che tutti i lavoratori hanno il vincolo contrattuale di “rispetto” nei confronti del datore (e rischiano sanzioni), ma è pur vero che il datore  deve “rispettare” i propri dipendenti.

Speriamo che venga presto il chiarimento del manager.

Medici, Infermieri, Ostetriche/i, OSS, Professioni Sanitarie di Rimini e dell’hinterland hanno paura!

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