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giovedì, Marzo 28, 2024
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Coordinatore Infermieristico torna a fare l’Infermiere e viene mobbizzato dai colleghi.

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Sembra assurdo, ma non giustificabile il comportamento di alcuni Infermieri accusati di aver fatto mobbing sul loro ex-Caposala.

Accade in Emilia Romagna, terra molto attenta al mobbing soprattutto in ambito sanitario. Questo almeno sulla carta. Lo ha capito bene Simone (nome di fantasia), 34 anni, Infermiere con Laura magistrale e con Master in Coordinamento ottenuto on line con una nota università telematica.

Lui è uno di quegli Infermieri che subito dopo la laurea ha deciso di continuare gli studi e al lavoro in corsia ha preferito la propria formazione. Iscritto alla CGIL, di cui è stato anche referente di reparto fino alla sua nomina, seppur provvisoria, di Coordinatore Infermieristico.

Vinto il mega-Concorso per Infermieri a Bologna si è ritrovato a lavorare in una Unità operativa votata all’emergenza. E, quasi per caso, dopo i sei mesi di prova, si è ritrovato a coprire un ruolo di comando. La sua Coordinatrice Infermieristica di è infortunata e si è dovuta mettere in lunga malattia. Grazie anche al sindacato e alle sue amicizie politiche Simone è riuscito a farsi indicare come sostituto momentaneo. I titoli ce li aveva tutti e dal punto di vista formativo era ed è più preparato (almeno sulla carta) della Coordinatrice assente.

Non la pensano così i suoi colleghi che in 8 mesi hanno vissuto un periodo che in tanti definiscono “da incubo”.

Vessazioni, ordini di servizio, richiami disciplinati erano all’ordine del giorno. Simone più che lavorare in una unità operativa pareva farlo in un carcere per mafiosi, dove i mafiosi erano i colleghi del Sud (campani, pugliesi, calabresi e siciliani). E si perchè un po’ di razzismo nelle cose che faceva c’era e si vedeva.

A nulla sono servite le missive alla direzione generale e sanitaria. Nessuno ha mai risposto alle richieste di aiuto degli Infermieri (e anche degli OSS), quasi come se ci si trovasse di fronte ad un muro di gomma o ad un limite invalicabile.

Le angherie sono durate 8 mesi, poi il ritorno della Coordinatrice titolare ha rimesso gli animi al loro posto o almeno è quello che tutti credono.

“Da quando sono tornato a fare l’Infermiere i miei colleghi mi trattano come un reietto – spiega Simone ad Assocarenews.it – eppure mi sono attenuto alle leggi sulle ho fatto rispettare tutte le procedure. Il reparto è cresciuto dal punto di vista assistenziale e tutti rigavano dritto. Nessuno fiatava e i lavativi venivano puniti a dovere”.

Peccato che Simone non abbia capito l’errore e che non si sia messo ancora oggi in discussione. Coordinare un reparto non significa dissacrare il lavoro e l’impegno dei propri dipendenti. Al contrario deve diventare un lavoro di squadra, il coordinatore deve essere il punto di riferimento per tutti i colleghi, il padre, la madre, il fratello maggiore.

Anche questi sono i danni che si riscontrano a causa di master on line gestiti male e organizzati peggio, che per fortuna stanno per essere rivisti.

Tornando a Simone, ora è lui a lamentarsi del comportamento dei colleghi, che continuano a mobbizzarlo e ad isolarlo in maniera quotidiana.

Chi è causa del proprio male pianga sé stesso.

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