Parliamo di salute ma conosciamo davvero il suo significato e le numerose sfaccettature che assume?
Di salute parliamo ogni giorno, per lavoro o per interesse personale, da questo interesse è nata l’idea di dedicare un articolo alle definizioni più conosciute.
Partiamo dall’etimologia della parola per giungere alle varie definizioni più famose. La parola salute deriva dal latino salus, salutis che letteralmente può tradursi in salvezza, incolumità, integrità, salute; ma la sua radiece è affine al termine -sempre latino- salvus che significa salvo.
Analizzare le varie definizioni di salute non è un vezzo linguistico, ma un’analisi dell’evoluzione del concetto di salute stesso che porta con sè cambiamenti anche in ambito clinico e organizzativo. Le seguenti definizioni emanate da importanti agenzie internazionali o da importanti autori sono stato un input importante per cambiare il concetto di salute.
“Salute è stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia.”
(OMS, 1948)
Partiamo dalla celeberrima definizione del 1948 la cui patenità è dell’OMS. Questa definizione dobbiamo pensare che viene subito dopo la fine della seconda guerra mondiale che ha visto ridisegnare tutti gli scenari nazionali e internazionali.
Questa definizione sembra da molti ampiamente superata. Si pensi al paradosso di un paziente con una menomazione (si pensi a qualsiasi tipo di menomazione: uditiva, fisica, ecc), egli presenta magari alcune patologie ma questo stato non va tradotto letteralmente in malato al giorno d’oggi. Per la definizione dell’epoca invece anche se egli lavora, ha una famiglia e si muove rimane malato. Dunque l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera salute un diritto, risultato di una serie di determinanti di tipo genetico, sociale, ambientale ed economico.
Questa definizione nota e divulgata a livello internazionale ha influenzato governi e organizzazioni. Negli ultimi anni numerosi studiosi da tutto il mondo hanno iniziato a reclamare un cambiamento di rotta. La salute non era più semplice assenza di malattia, così nasce una nuova definizione:
“Salute è la capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”
(OMS, 2011)
Questa definizione si apre ad una visione sicuramente più innovativa e razionale che segue l’uso delle risorse in possesso per arrivare a esiti positivi. La salute è quindi uno stato che passa anche per la consapevolezza del proprio stato e arriva sino ad un autogestione per gestire situazione che paradossalmente sembrano non in salute. Questa nuova definizione si accosta con semplicità e rende più chiari anche i nuovi scenari demografici, dove vediamo sempre più persone affette da patologie croniche.
“Salute è una condizione di armonico equilibrio, fisico e psichico, dell’individuo, dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale”
(Sepilli, 1966)
Un’altra definizione rivoluzionaria per l’epoca è quella dell’antropologo italiano Tullio Sepilli. Questa definizione figlia degli anni della rivoluzione culturale degli anni ’60 del secolo scorso è per l’epoca rivoluzionaria, secondo l’autore infatti il concetto di salute verte tutto su quello di equilibrio. Metaforicamente come una persona che perde l’udito amplifica i sensi rimasti, così una persona che soffre di una malattia dovrà ritrovare un proprio equillibrio per definirsi “in salute”. L’equilibrio è un concetto che richiama la fluidità, come se sia uno stato in continuo e perenne adattamento alla realtà, fatta di situazioni favorevoli o sfavorevoli. La persona deve quindi cercare di mantenere un controllo interiore per affrontare gli accadimenti esterni.
A conclusione di questo ventaglio di definizioni e doveroso ricordare come il concetto stesso di salute sia alla base dei cambiamenti strutturali, organizzativi, clinici e d’approccio delle patologie. Ci stiamo sempre più evolvendo verso concetti flessibili di salute, ma sempre con certi pregiudizi nel quotidiano si pensi al taboo che ancora vige circa le malattie mentali.