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ECMO: ruolo dell’Infermiere nell’ossigenazione extracorporea.

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ECMO: ossigenazione extracorporea. Che cos’è? Come si gestisce? Il ruolo dell’infermiere.

L’ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation) consiste in un circolo extracorporeo del sangue che serve a mantenere a riposo il cuore e/o i polmoni in caso di insufficienza cardiaca o respiratoria acuta e grave potenzialmente reversibile, che però non risponde al trattamento medico e farmacologico convenzionale.

L’ECMO non rappresenta un approccio terapeutico, bensì un supporto vitale, infatti il suo ruolo è quello di mantenere a riposo il cuore e/o i polmoni in modo da favorire il loro recupero funzionale.

Tale tecnica ebbe uno sviluppo repentino:

Dal 1932 al 1952 si condussero i primi studi svolti da John Heysham  sull utilizzo di una macchina cuore-polmone.

Nel 1952 si ebbe per la prima volta l uso di tale macchina su un paziente.

Nel 1972 si ha il primo intervento di ECMO su un paziente adulto con la sopravvivenza dello stesso.

Nel 1975, per la prima volta, l’ECMO si applicò con successo in un paziente neonatale grazie al dottor Robert H. Bartlett Nel 1989 nasce Extracorporeal Life Support Organization (ELSO) che archiviò tutti i casi di ECMO, facilitò la comunicazione tra i centri e l avanzamento della ricerca.

Nel 2009 a causa della pandemia portata dal virus A H1N1 si creò la prima rete di terapie intensive in cui la tecnica ECMO era già una realtà consolidata.

Le tipologie principali di ECMO sono:

  • veno – venosa (VV): il sangue viene prelevato da una vena e reinfuso di nuovo nel sistema venoso
  • veno – arterioso (VA): il sangue viene prelevato da una vena, ma reinfuso in un arteria

Le parti principali che costituiscono l’ECMO sono:

  • due cannule di grosso calibro capaci di trasportare flussi di 3 l/mq/min.
  • pompa rotativa centrifuga, regolabile in velocità (giri per minuto), la quale supporta la funzione contrattile del cuore.
  • ossigenatore a membrana, per il controllo delle funzioni di scambio tra ossigeno e anidride carbonica
  • un riscaldatore di sangue (per il controllo della temperatura del paziente)
  • un sistema di tubi di collegamento
  • rilevatori di pressione: uno situato tra pompa centrifuga e ossigenatore che mostra normalmente una pressione positiva, e l altro situato all’uscita dell’ossigenazione che mostra la pressione fra l’ossigenatore e la cannula di ingresso.

La differenza matematica tra i due stabilisce un gradiente di pressione, grazie a questo dato possiamo intuire l origine di determinate problematiche che si possono verificare. Se i rilevatori indicano pressioni negative, il sistema è ipovolemico, ciò può significare la presenza di ipovolemia nel paziente oppure la presenza di un occlusione nel sistema di fuoriuscita del sangue dal paziente. Se le pressioni risultano elevate l occlusione può esser presente nella cannula di entrata del sangue nel paziente. Se invece ad essere elevato è il differenziale delle pressioni, allora si possono avere coaguli all’interno del filtro.

Ma come sono collegati tra loro questi singoli elementi?

Il sistema ha inizio da una cannula di grosso calibro inserita in un vena centrale, tramite essa il sangue fluisce all interno di un sistema di tubi che porta verso una pompa rotativa centrifuga, la quale a sua volta è collegata a un ossigenatore a membrana. Tra queste due strutture si può trovare un primo rilevatore di pressione. L’ossigenatore è collegato a sua volta tramite un sistema di tubi all’ultimo elemento del circuito, ovvero a una cannula di ingresso, inserita in una vena o in una arteria di grosso calibro. In questa fase del percorso troviamo un sistema di riscaldamento del sangue ed un secondo rilevatore di pressione.

L’infermiere è responsabile del:

  • Monitoraggio parametri emodinamici e ventilatori
  • Monitoraggio diuresi e bilancio idrico
  • Monitoraggio dell’emogasanalisi
  • Monitoraggio sanguinamento e scoagulazione
  • Gestione linee di infusione e somministrazione farmacologica
  • Gestione linee monitoraggio della PA cruente
  • Corretto posizionamento e mobilizzazione
  • Controllo perfusione periferica
  • Controllo infezioni
  • Igiene personale
  • Gestione apparecchiature

Non esistono delle vere e proprie controindicazioni all’utilizzo dell ECMO, bensì si possono attuare delle considerazioni, quali la presenza di immunosoppressione farmacologica importante, ventilazione meccanica ad elevate prestazioni per un lungo periodo e/o recente emorragia cerebrale.

In considerazioni vengono prese anche età, peso e co-morbilità.

Dott.ssa Lorisa Katra
Dott.ssa Lorisa Katra
Infermiera AOU Careggi, Social Media Manager di AssoCareNews.it. Forte sostenitrice della relazione e della comunicazione. Curiosità, gentilezza e passione per il cambiamento sono miei punti cardine. Quando svesto la casacca non esiste dolce che non possa preparare.
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