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Come trovare una vena: le 5 tipologie di Infermieri all’opera.

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Un Catetere Venoso Periferico non è per sempre: ecco alcune regole da seguire per la corretta procedura. Quello che nessun libro vi dirà mai.

Nessun libro potrà mai aiutarvi nell’esperienza quotidiana quando inserite un catetere venoso periferico, oppure per mantenerlo o per far sì che funzioni correttamente. Infatti queste sono tutte tecniche che potete imparare solo con il tempo e con la pratica. Avevamo già parlato di questo argomento in modo scherzoso in un pezzo del vice-direttore di AssoCareNews.it Marco Tapinassi sul tema “Infermieri: 7 trucchi per non sbagliare una vena!“, ora siamo all’approfondimento.

E anche se sei un infermiere della “vecchia guardia” hai comunque qualcosa da imparare su come si incanulano vene difficili come quelle fragili e precarie.

Questo capita in particolare quando i pazienti sono disidratti e per tanto più esposti al rischio infettivo e di complicanze. Come infermiere devi conoscere esattamente come comportarti in questi casi.

Prima di tutto esponiamo le cause e fattori che modificano la struttura dei vasi:

  1. età;
  2. esposizione ai raggi ultravioletti;
  3. consumo di sostanze stupefacenti;
  4. malnutrizione;
  5. uso cronico di farmaci come per esempio anticoagulanti o corticosteroidi;
  6. fattori ereditari;
  7. utilizzo di prodotti che disidratano.

Consci di questi fattori quando ci troveremo dinnanzi ad un paziente con le precedenti caratteristiche cercheremo di concentrarci su alcune semplici regole.

Prima cosa non strizzare il braccio con il laccio emostatico!

Posizionarlo il più allentato possibile, facendo in modo che supplisca comunque alla propria funzione. Molte volte è possibile effettuare il prelievo o incanulare la vena anche senza posizionare il laccio: infatti negli anziani le vene sono spesso così dilatate che usando il laccio non facciamo altro che tirare la pelle in maniera non utile alla manovra. Qualora invece l’utilizzo del laccio sia strettamente necessario è preferibile –se abbiamo scelta- utilizzarne uno dai materiali meno abrasivi, applicandolo allentato in modo da slacciarlo appena possibile (ovvero appena vediamo comparire il sangue all’interno della canula). Inoltre non va dimenticato che in vari pazienti posizionare il laccio emostatico male o troppo stretto può creare: abrasioni, ematomi, fetite lacero contuse.

Usare sempre il catetere dal calibro minore

Il Gauge che tecnicamente misura il diametro del catetere deve essere scelto in base alle specifiche terapie del paziente e alla quantità di liquidi da erogare nel tempo. In ogni caso davanti ad un paziente le cui vene ci sembrano da subito fragili e il patrimonio venoso scarso dobbiamo indirizzarci verso la scelta di un catetere venoso più piccolo possibile, in modo tale da ridurre al minimo i potenziali danni. Lo standard consigliato in questi casi è 22GH o 24GH per la terapia endovenosa. Questo perché quando il catetere è troppo largo rispetto al lume del vaso è più facile favorire l’irritazione del sito e quindi favorirne l’infezione, causando spesso flebiti o la formazione di trombi.

Assicurare il catetere con un cerotto di carta.

Spesso quando la pelle è secca è più facile che a danneggiarla siano gli stessi cerotti in poliuretano che gli applichiamo sopra. Anche se il cerotto di carta non permette la visione dell’exit-site è preferibile in questa tipologia di pazienti perché è più facile rovinare la pelle qualora il cerotto vada cambiato. Un trucco che può servire sempre è quello di bagnare il cerotto con antisettico o soluzione alcolica per staccarlo senza brusche trazioni che magari rischierebbero di togliere oltre al cerotto pure la pelle.

Dott.ssa Maria Carla Suzzi
Dott.ssa Maria Carla Suzzi
Redattrice Assocarenews.it. Ex-Infermiera, attualmente si occupa di marketing e sindacato. Ama la scrittura e conosce 5 lingue, tra cui l'arabo.
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