Lo shock ipovolemico interessa infermieri e medici attivi nell’emergenza-urgenza. Ci sono varie classi di shock.
La perdita ematica crea uno squilibrio all’interno del nostro corpo, che l’organismo cerca di supplire. Alcune volte la perdita è tale che bisogna ricorre a trasfusione o all’introduzione di liquidi.
Le tipologie di shock sono varie, quello che definiamo come shock ipovolemico è una particolare tipologia di shock che vede la perdita ematica come fattore caratterizzante. Individuare l’esatto grado di shock serve ai soccorritori per valutare i trattamenti da attuare.
Lo shock ipovolemico si caratterizza per ipotensione arteriosa, tachicardia, tachipnea e perdita di coscienza. La diminuzione della pressione a livello ematico comporta dunque un riadattamento del nostro organismo alla situazione di urgenza: quando il torrente ematico perde afflusso il cuore cercherà di pompare di più per consentire il rifornimento di sangue.
Le classi di shock ipovolemico sono le seguenti:
- classe I: perdita fino al 20%
- classe II: perdita tra il 15 e il 30%
- classe III: perdita tra 30 e 40 %
- classe IV: perdita oltre il 40%
Alle volte le risposte fisiologiche del nostro organismo non bastano per sopperire all’urgenza, così sarà compito dei soccorritori individuare le cause di quello squilibrio (emorragie, ustioni, ecc.). Va sempre ricordato che ormai gli studi dimostrano che non serve reintrodurre la quantità di sangue persa, attuando una trasfusione o infondendo soluzioni colloidali, se dall’altro capo abbiamo “un rubinetto che perde”. Bisogna fermare i foci dell’emorragia prima di qualsiasi manovra di reintroduzione di liquidi, altrimenti andremo solo ad alimentare l’emorragia stessa.