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Catetere Vescicale: il posizionamento. Tra manovre infermieristiche e apporto dell’OSS.

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Inserire un Catetere Vescicale non è una manovra facile e occorre garantire sempre e comunque il massimo della sterilità. Procedura Infermieristica, presidi da utilizzare e apporto dell’OSS.

L’inserimento del Catetere Vescicale (CV) è ad appannaggio quasi esclusivo dell’Infermiere (e dell’Infermiere Pediatrico), fatta eccezione per casi particolari durante cui è necessario l’apporto del Medico o del Medico Urologo. L’apporto dell’Operatore Socio Sanitario nella preparazione e nello smaltimento del materiale utilizzato è molto utile. Scopriamo di più.

La definizione di cateterismo vescicale.

Per definizione si parla di cateterismo quando si deve introdurre un Catetere Vescicale (CV) lungo l’uretra allo scopo di raggiungere la vescica per svuotarla o monitorare la diuresi (qualità, quantità, ecc.).

Sono 4 le finalità legate all’inserimento del CV:

  1. il drenaggio dell’urina presente in vescica e quantificare la diuresi, l’eventuale presenza di ematuria, piuria, frustoli di varia natura;
  2. la prevenzione della ritenzione urinaria (prevenire globo vescicale);
  3. la raccolta di campioni non contaminati della mucosa interna all’uretra e della vescica a fini diagnostici;
  4. l’irrigazione vescicale o la somministrazione di farmaci/disinfettanti.

La Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) da sempre raccomanda: “(…) di ricorrere al catetere urinario solo nei casi in cui ogni altra alternativa non sia praticabile. In ogni caso inoltre l’indicazione del catetere vescicale deve essere giustificata da una richiesta medica e la necessità di mantenere in situ il catetere deve essere rivalutata periodicamente”.

Quale Catetere Vescicale scegliere.

In base al diametro.

I CV si misurano in Charrier (1 Ch = 0,33 mm); ogni Paziente ha il suo calibro. Non esistono regole standard e ci si deve adattare alle caratteristiche fisiche e cliniche dell’Assistito. L’esperienza degli Infermieri può fare la differenza. Normalmente si utlizzano CV di 14-15 Ch per gli uomini, e di 12-14 Ch per le donne. Nel bambino si scende fino a 10 Ch o a diametri più piccoli.

La regola base è quella di scegliere sempre il minor calibro.

Scelta del CV in base al materiale di costruzione.

Il CV può essere realizzato con diversi materiali, che l’Infermiere e l’Infermiere Pediatrico devono ben conoscere. Dal materiale si capisce se il CV può essere a breve, a media o a lunga permanenza.

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Quali materiali scegliere?

  • PVC: utile per cateterismo a intermittenza;
  • Lattice: utile per cateterismo a permanenza a breve termine (solitamente 15 giorni);
  • Silicone: utile per cateterismo a permanenza per medio e lungo termine (solitamente fino a 28-30 giorni).

Quale punta scegliere?

In base alle caratteristiche dell’estremità prossimale del CV si possono distinguere le seguenti tipologie di presidi:

  • Catetere Nelaton: utilizzato soprattutto nella donna, ha l’estremità prossimale arrotondata e rettilinea, con uno o due fori di drenaggio tra loro contrapposti;
  • Catetere Mercier: semirigido, presenta la punta arrotondata dotata di uno o due fori di drenaggio e una curvatura di circa 30°-45° per facilitare l’inserimento del catetere nell’uomo con uretra membranosa o prostatica;
  • Catetere Couvelaire: semirigido con estremità a becco di flauto e dotata di due fori laterali, si utilizza in caso di emorragia vescicale o dopo prostatectomia radicale;
  • Catetere Tiemann: semirigido, con estremità di forma conica e dall’angolatura di 30°, indicato nei casi di restringimento dell’uretra maschile;
  • Catetere Dufour: semirigido e dotato di palloncino di ancoraggio, ha l’estremità prossimale a becco di flauto, con curvatura di 30° e due fori laterali contrapposti; indicato in caso di tamponamento vescicale e relativa ematuria.
  • Catetere Foley: è una tipologia di catetere molto usata, è molle e confortevole per il paziente, ha l’estremità dotata di un palloncino gonfiabile (per mezzo di soluzione fisiologica sterile) che ne permette l’ancoraggio e due fori contrapposti e simmetrici tra loro.
Immagine catturata da Medicina Online.
Immagine catturata da Medicina Online.

Esistono diversi tipi di catetere di Foley:

  • Coudé (che in francese significa a gomito). Questo tipo di catetere ha in punta una curva a 45° per consentire un passaggio più facile attraverso una ipertrofia prostatica.
  • A punta. Questi cateteri hanno un piccolo foro in corrispondenza della punta che permette il passaggio di un filo.
  • A tre vie. Un catetere dotato di tre condotti. Il terzo condotto viene utilizzato per infondere soluzione salina sterile o altre soluzione a scopo di irrigazione. Questo tipo di cateteri è utilizzato principalmente dopo l’intervento chirurgico sulla vescica o sulla prostata, per lavare via il sangue e i coaguli.

Cateterismo vescicale: ecco la procedura.

Materiale occorrente.

Essenzialmente, se non dotati di un kit già preconfezionato, occorre munirsi di:

  • grembiule monouso e altri DPI;
  • carrello d’appoggio a due piani con cestino dei rifiuti nel piano inferiore o comunque organizzato in modo da ben suddividere parte sterile da parte non sterile;
  • catetere vescicale scelto (meglio dotarsi di un altro di riserva);
  • pinza sterile;
  • due siringhe di almeno 10 cc (una riempita di Acqua Distillata Sterile, che è preferita alla Soluzione Fisiologica); verificare quantità da inserire nel “palloncino” di ancoraggio;
  • lubrificante a base di Lidocaina inerte in dose monouso e sterile;
  • una reniforme e un contenitore sterile per l’antisettico;
  • sacca di raccolte urine;
  • cerotto anallergico;
  • materiale per igiene perineale e per la disinfezione;
  • contenitori per lo smaltimento del materiale utilizzato.

L’apporto dell’OSS.

Ben istruire l’Operatore Socio Sanitario sulla preparazione del materiale occorrente per il posizionamento del CV e lo smaltimento dello stesso può essere utile per ridurre al minimo i tempi dedicati all’assistenza diretta. L’OSS opportunamente formato è in grado di adiuvare il personale infermieristico nella preparazione dei presidi, nell’esecuzione di manovre sterili e nello smaltimento opportuno del materiale utilizzato.

Per ulteriori approfondimenti riportiamo qui in basso uno studio del 2018 pubblicato sul sito internet dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Vicenza, firmato dal collega Augusto Da Rin.

Il catetere vescicale e la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie.

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Il catetere vescicale è il fattore di rischio più importante di infezione delle vie urinarie in ospedale, ma almeno la metà delle infezioni potrebbe essere prevenuta ricorrendo al cateterismo solo quando strettamente necessario, limitandone al massimo la durata e adottando rigorose misure igieniche nell’assistenza del paziente cateterizzato.

Secondo quanto riportato dai CDC di Atlanta, circa il 75% delle infezioni delle vie urinarie diagnosticate in ospedale è associato a cateterismo vescicale e tra il 15 e il 25% dei pazienti ricoverati in ospedale è sottoposto a cateterismo durante il ricovero.

I CDC raccomandano quindi di ricorrere al cateterismo vescicale solo in presenza di una precisa indicazione clinica e di rimuoverlo non appena l’indicazione all’uso cessi di esistere. Sempre per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie la Società italiana di geriatria e gerontologia raccomanda di:

  • far assistere i pazienti con catetere vescicale solo da personale qualificato, adeguatamente formato e aggiornato periodicamente;
  • rispettare tutte le procedure di igiene per l’inserimento e la gestione del catetere, in particolare effettuare un corretto lavaggio delle mani, prima e dopo l’inserimento, e inserire i cateteri con tecniche asettiche e attrezzatura sterile;
  • evitare ostruzioni del flusso urinario, controllando che il catetere sia in posizione corretta.

Si consiglia inoltre di preferire i cateteri a circuito chiuso invece di quelli a circuito aperto, ma si raccomanda, nei soggetti allettati, di effettuare lo svuotamento periodico della sacca e la chiusura della clamp qualora la sacca venga mobilizzata. Nei soggetti autonomi è preferibile l’uso del catetere con valvola unidirezionale.

La durata del cateterismo è il più importante fattore associato alla batteriuria. Il rischio di sviluppare batteriuria aumenta infatti dal 3 al 7% per ogni giorno di cateterismo e il rischio è maggiore nelle donne e nelle persone anziane. I cateteri possono rimanere in situ:

  • 20-30 giorni se a media permanenza;
  • 30-60 giorni se a lunga permanenza.

Il catetere urinario a permanenza di lunga durata dovrebbe essere sostituito periodicamente in accordo con le indicazioni delle ditte fornitrici. In caso di pazienti a rischio di frequenti ostruzioni del catetere, l’intervallo di sostituzione deve essere personalizzato e deve essere comunque più breve di quanto indicato dalle aziende.

Si raccomanda di evitare la profilassi antibiotica in caso di batteriuria non sintomatica in quanto inutile. Tra il 60 e l’80% delle persone con catetere vescicale assume una antibiotico profilassi anche se non ha una infezione vera e propria. Tale utilizzo della profilassi antibiotica ha contribuito in modo significato all’espansione di ceppi batterici resistenti e attualmente la gestione delle infezioni delle vie urinarie è complicata da problemi correlati alla farmacoresistenza. Se in passato la farmacoresistenza era un problema solo della realtà nosocomiale, sempre più oggi si assiste a un incremento del fenomeno anche nella medicina di comunità.

In caso di infezione delle vie urinarie con segni e sintomi in un soggetto portatore di catetere vescicale le linee guida raccomandano di raccogliere le urine per l’urinocoltura e di rimuovere il catetere se è in sede da più di 7 giorni. Se i sintomi sono locali si possono aspettare i risultati dell’urinocoltura prima di iniziare una terapia antibiotica; se invece i sintomi sono sistemici si raccomanda di eseguire due emocolture e di iniziare subito una terapia antibiotica. La durata della terapia antibiotica dipende dal quadro clinico, in genere se i sintomi sono esclusivamente locali la terapia antibiotica dovrebbe protrarsi per 5-7 giorni, se i sintomi sono sistemici si consiglia un regime di 7-14 giorni.

E’ importante che il medico e/o l’infermiere informino con professionalità e precisione il paziente e i familiari su:

  1. i motivi per cui si ricorre al catetere;
  2. la modalità di esecuzione della tecnica di inserimento;
  3. i rischi di infezione e le accorgimenti che occorre avere per ridurre tali rischi (evitare di manipolare il catetere e il sistema di drenaggio).

L’operatore per prepararsi all’inserimento deve:

  1. effettuare un accurato lavaggio antisettico delle mani;
  2. preparare il paziente (posizione, rimozione di indumenti ingombranti) e il materiale necessario;
  3. indossare guanti sterili;
  4. delimitare l’area interessata all’inserimento del catetere con telini sterili.

Per l’inserimento del catetere nella donna occorre farle assumere la posizione ginecologica e per la disinfezione della zona genitale si deve procedere con tamponi imbibiti di soluzione disinfettante, ricordando che ogni garza va usata una volta sola con movimento dall’alto verso il basso; con una mano si disinfetta, mentre con l’altra si tengono divaricate le labbra vulvari:

  1. con 1° e 2° tampone disinfettare le grandi labbra dx e sx;
  2. con 3° e 4° tampone disinfettare le piccole labbra dx e sx;
  3. con 1° garza disinfettare l’orifizio uretrale;
  4. con 2° garza metterla sull’orifizio vaginale.

Per l’inserimento del catetere nell’uomo occorre far assumere la posizione supina con gambe leggermente divaricate, per effettuare la disinfezione dei genitali occorre ritirare il prepuzio e disinfettare con i tamponi imbibiti di soluzione disinfettante per almeno tre volte il glande e l’orifizio ureterale. La disinfezione avviene muovendo il tampone, trattenuto dalla pinza ad anelli, dall’orifizio ureterale verso la radice del pene, infine si appoggia il pene sopra una garza sterile.

La tecnica di inserimento consiste nel:

  • lubrificare il catetere;
  • evidenziare la zona dell’inserzione, ripetendo la disinfezione e applicando una sostanza lubrificante (al meato uretrale nella donna, nell’uretra nell’uomo);
  • inserire il catetere sterile delicatamente, cercando di ridurre al minimo il rischio di traumi e lesioni dell’uretra;
  • fissare la parte esterna del catetere per ridurne la mobilità all’interno dell’uretra ed evitare quindi possibili traumi;
  • raccordare il catetere al sistema di drenaggio chiuso;
  • porre la sacca di drenaggio sempre al di sotto del livello della vescica, ma sollevata dal pavimento per non favorire contaminazioni dovute all’ambiente esterno.

Sitografia

  • SIGG – Sul sito della Società italiana di geriatria e gerontologia è possibile scaricare il protocollo di gestione del catetere vescicale. Il documento è molto pratico e fornisce indicazioni utili riguardo alla tecnica di inserimento e alle raccomandazioni per la gestione del paziente cateterizzato.
  • MSD – E’ il link a una scheda del manuale MSD di geriatria centrato sulla batteriuria da catetere. Il documento fornisce indicazioni su eziologia, esami, diagnosi e terapia.
  • Linee guida – E’ il link alla linea guida sulle infezioni delle vie urinarie nell’adulto pubblicate nel 2010 dalla Regione Toscana. Queste linee guida affrontano il tema delle infezioni delle vie urinarie nel loro complesso ma va segnalato in particolare il capitolo sulle infezioni da catetere.
  • ISS – Si segnala il protocollo pubblicato dall’Istituto Superiore della Sanità per la prevenzione, la diagnosi e la terapia delle infezioni delle vie urinarie associate ai cateteri vescicali. Il documento è approfondito e completo, prende in esame il rischio infettivo e i microrganismi che possono essere implicati oltre a fornire indicazioni pratiche sulla gestione del paziente con catetere.
  • CDC – Le linee guida dei CDC, pubblicate nel 2009, sono ancora oggi il documento di riferimento per l’esecuzione della corretta tecnica di inserimento e per la gestione quotidiana del catetere. Il documento è in lingua inglese.
  • Agenzia sanitaria e sociale regionale Emilia-Romagna – Nel sito dell’Agenzia sanitaria e sociale regionale Emilia-Romagna è disponibile la linea guida regionale sulle Infezioni delle vie urinarie dell’adulto, pubblicata nel 2010, nella quale vengono affrontati anche gli aspetti legati al catetere urinario
Dott. Angelo Riky Del Vecchio
Dott. Angelo Riky Del Vecchiohttp://www.angelorikydelvecchio.com
Nato in Puglia, vive e lavora in Puglia, Giornalista, Infermiere e Scrittore. Già direttore responsabile di Nurse24.it, attuale direttore responsabile del quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it. Ha al suo attivo oltre 15.000 articoli pubblicati su varie testate e 18 volumi editi in cartaceo e in digitale.
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