Disturbi non cognitivi e demenza: la NPI è la più diffusa scala di valutazione dei disturbi non cognitivi associati alla demenza ed una delle più usate in neurologia.
Nata nel 1988 da Raskin e Terry, inizialmente basata sui criteri del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).
In seguito, nel 1994, Cummings schematizzò la scala NPI basandola sui seguenti 12 criteri:
- Deliri;
- Allucinazioni;
- Agitazione / Aggressività;
- Depressione / Disforia;
- Ansia;
- Esaltazione / Euforia;
- Apatia / Indifferenza;
- Disinibizione;
- Irritabilità / Labilità;
- Comportamento motorio aberrante;
- Disturbi del sonno;
- Disturbi dell’appetito e dell’alimentazione.
Tale scala di valutazione viene impiegata sia a fini clinici, per valutare i disturbi psico-comportamentali associati al deterioramento cognitivo, sia per valutare il carico di stress a cui il malato sottopone familiari, caregiver e il personale professionale.
I 12 criteri vengono valutati per la loro frequenza, gravità e stress emotivo o psicologico arrecatosi a terzi, attribuendo a ciascun indice un valore numerico secondo lo schema sottostante:
Frequenza:
0=mai;
1=raramente (meno di 1 volta alla settimana);
2=talvolta ( almeno 1 volta alla settimana);
3=frequentemente (parecchie volte ma meno di 1 volta al giorno);
4=quasi costantemente (1 o più volte al giorno);
Gravità:
1=lieve (non producono disturbo al paziente);
2=moderata (comportano disturbo per il paziente);
3=severa (richiedono la somministrazione di farmaci; sono molto disturbanti per il paziente).
Stress emotivo o psicologico arrecatosi a terzi:
0= Nessuno;
1= Minimo;
2= Lieve;
3= Moderato;
4= Severo;
5= Grave;
Il punteggio finale attribuibile a ogni criterio viene dato dalla moltiplicazione tra frequenza e gravità, avendo così come risultato un valore che varia da 0 a 12; maggiore è il valore numerico dell’indice, maggiormente è presente l’entità del disturbo.