Nel breve racconto di Luigi Iannacone, infermiere e blogger, tutta la reale crudeltà della comunicazione ad un Assistito di una tremenda diagnosi.
Lavorare in ospedale significa anche assistere un giovane venuto per un malessere generale e scoprire che in realtà è sieropositivo. Come dirgli di aver contratto il virus HIV quando non conosce nemmeno cosa sia il virus dell’HIV.
Alla notizia ci ha guardato, dicendoci «Ma io non sono un drogato e nemmeno gay».
Due degli stereotipi più comuni a cui la gente pensa quando si parla di sieropositività.
Lui non solo non conosceva la reale pericolosità del virus, ma soprattutto non aveva la benché minima idea di come si contraesse. In molti pensano che l’HIV non esista più, e in altri che sanno che esiste, pensano sia qualcosa non degna di nota, qualcosa che una volta contratto può andar via con una normale medicina.
18 anni compiuti da poco, eppure era all’oscuro di tutto. Questo fa capire quanto nelle scuole l’educazione sessuale sia di fondamentale importanza. Ma parlare di sesso tra i banchi, nella nostra società bigotta, sembra essere un sacrilegio.
«Se solo avessi usato il preservativo» ci ha detto sottovoce.
Eppure i ragazzi devono sapere a cosa vanno incontro, ai rischi che si corrono facendo sesso.
È necessario capire che bisogna stare attenti quando si ha un rapporto con qualcuno, è che l’unica raccomandazione, oltre che unica difesa che si ha oggi giorno, è fare sempre sesso protetto.
Luigi Iannaccone, Infermiere e blogger